Follia come chiave inglese, come passe-partout? – Eugen Galasso



Quando non si sa spiegare un fatto, un avvenimento o non lo si vuole spiegare (motivazioni politiche, religiose, altre), quando non si vogliono toccare interessi, poteri forti o anche – forse – meno forti, si suole parlare di “follia”, termine più nobile di “pazzia”, più asettico, aristocratico, che ha a che vedere con il “fou” (fou du roi, il buffone di corte e del re), il “fool”, che è la stessa cosa, il “folle di Dio” (San Francesco, anzi meglio Francesco d’Assisi era così denominato, ma il termine riappare per altri personaggi). Ma allora perché non dire, allora, se proprio si vuole, “inspiegabile” (ma perché non riusciamo a spiegare le cose o perché non vogliamo spiegarle?), “irrazionale” (ma certo, anche in quel caso, “irrazionale” vuol dire fuori da uno schema di razionalità occidentale; ciò che è “irrazionale” in gran parte d’Europa non lo è in Asia, almeno nell’Asia non ancora totalmente “occidentalizzata”, in Africa, magari – vale quanto sopra – in America Latina – idem -etc.). Lasciamo perdere questioni riguardanti la pura “cronaca nera”, vorrei invece riferirmi ai fatti di Tucson, quando una deputata del Democratic Party è stata quasi uccisa da un uomo, “white”, cioè bianco, giovane di 22 anni, dalle lettura disordinate (non uno sciocco, potremmo dire…) ma altre persone in questa contingenza la vita l’hanno persa.

Ora; perché dirlo “folle”, quando invece sembra certa la sua appartenenza al “White Power” o comunque a un gruppo di “suprematisti” bianchi?  Perché non essere chiari e dire, “semplicemente” che tra le letture preferite del nostro c’era il “Mein Kampf” di Adolf Hitler? Magari brucia dirlo expressis verbis, scontenta, in specie coloro che odiano il “negro al potere”, id est Obama, che in realtà è mulatto, tanto per essere precisi. Anche Hitler, lungi dall’essere “folle”, era un burattino in mano a progetti politici che si fecondavano dall’incrocio (di sintesi non parlerei, certo non è quella hegeliana…) di nazionalismo germanico revanchista (la Germania in ginocchio, anche economicamente, dopo la Prima Guerra Mondiale, come l’Austria, ma anche l’Italia, la Spagna dopo la guerra civile, ma in Spagna una vera partecipazione alla Seconda Guerra Mondiale non ci fu), di confuse aspirazioni sociali (disoccupazione in progressione geometrica,  fabbriche chiuse), di razzismo, a lungo studiato e praticato, prima, altrove, poi “reso in modo scientifico” e attuato con il nazismo. Dico “nazismo” e mai “nazionalsocialismo”, perché il socialismo nazionale è altro: è Fichte, con il  suo “Stato commerciale chiuso”,  che al massimo è autarchico, o Lassalle che credeva in un socialismo di stato, diversissimo da quello marxiano, peraltro.  Dopo l’abbandono (diciamo così) di Strasser, di “socialista” al nazismo non rimane proprio nulla, salvo paroloni ad hoc, quando necessari e/o comodi.  Ma tornando all’oggi: negli USA con il “Black President” i razzisti sono (ancora, forse più di qualche anno fa, in chiave reattiva)  tanti, solo che non possono dirsi chiaramente membri del “Ku-Kux-Clan”, allora si mascherano con sigle e gruppi diversi, dai nomi meno noti, con tutta una strategia e una tattica che servono loro ad evitare problemi, a trincerarsi dietro sigle comode, meno “dannose” e “pericolose”…  Quale, la “morale” di queste considerazioni? Che all’informazione, di diverso(?) orientamento fa comodo parlare in termini generici di “follia”, per non andare in fondo alle cose, per non parlare di tensioni sotterranee (e anche più “emergenti”ed”emerse”, però, in altri casi), faccia comodo, non c’è dubbio, ma…  ai lettori il compito ma anche il diritto di  fare considerazioni ulteriori…


Eugen Galasso

Pubblicato il: 14 January, 2011
Categoria: Testi

Centro di Relazioni Umane (Bologna) — Maria Rosaria d’Oronzo