Psichiatria e giustizia – Eugen Galasso
Come rileva molto bene Renato Piccione, allievo di Basaglia cui dedica il suo opus magnum, “Manuale di psichiatria” (Roma, Bulzoni, 1995), è difficile definire il concetto di psichiatria, più difficile ancora definire una nosografia delle presunte, (secondo Giorgio Antonucci, ma timidamente il concetto è già in Piccione e prima ancora in Basaglia, mentre dalle opere di Laing, Cooper, Esterson etc. la negazione della psichiatria come scienza si ricava, ma con qualche “colpo di coda” non “indietro”, ma quasi nel senso di una neppure larvata apologia del disagio psichico – butto là il concetto, che però sarà da riprendere altrove), immaginarsi stabilire una normatività della diagnosi psichiatrica per stabilire la colpevolezza di un imputato in condizione di sedicente “raptus”, per es. Contro la concezione corrente di certa “cultura alternativa” che vorrebbe tout court abolire il carcere, secondo il basagliano Piccione, la colpevolezza di un cosiddetto “malato psichico” non deve essere un tabù, anzi. Riconoscerlo come colpevole, in certo qual senso, può voler dire riconoscerlo come persona, accettarlo nella comunità, mentre relegarlo in un manicomio criminale, anzi (pardon!) “Ospedale psichiatrico giudiziario” (la denominazione ufficiale), significa non “curarlo” (che cura del resto sarebbe quella praticata in un reparto psichiatrico…) ma condannarlo (in genere a vita, usque ad mortem, se si tratta di un reato grave o meglio gravissimo) ad un’istituzione totale. Leggi l’articolo completo »
Pubblicato il 10 February, 2011
Categoria: Testi