Trento: SPDC “a porte aperte” – Eugen Galasso

Qualcosa di antipsichiatria e antipsichiatrico sembra comunque permanere, nonostante l’andazzo sia quello della reazione psichiatrica: penso all’esempio, recente, delle prossima iniziativa “Porte aperte” al “Servizio psichiatrico diagnosi e cura” dell’ospedale “Santa Chiara” di Trento. In un nobile testo di presentazione, che richiama i collegamenti con le iniziative simili che si svolgono a(e quindi in collaborazione con) e nelle strutture simili di Siena, Arezzo, Mantova, Portogruaro e Merano (a questo proposito menziono l’antipsichiatra dott.Lorenzo Toresini, infaticabile sostenitore di qualcosa d’altro e di alternativo – lo scorso carnevale a Sinigo, frazione di Merano, dove si alloggia Casa Basaglia , su uno dei carri allegorici, quello dedicato alla “pazzia”- Erasmo da Rotterdam, non quella condannata e sanzionata da tutti i poteri – “svettava” appunto Toresini, a conferma del fatto che la “follia”, sempre che esista e sempre indipendentemente da che cosa sia invece-pensiero “altro”, creatività, intuizione – è patrimonio di tutto il genere umano).  Da approfondire e da seguire l’esperienza trentina come quella delle altre città e cittadine coinvolte; significativo e incoraggiante il fatto che due capoluoghi di provincia siano in Toscana, con Siena ed Arezzo – peccato non vi siano anche Pisa – che invece è notoriamente un “feudo cassaniano”, quindi della “reazione psichiatrica” e Firenze – peccato anche che le democratiche e aperte Emilia e Romagna – sia detto senza retorica e senza alcuno spirito umoristico o di sberleffo, anzi con la massima serietà, in quanto ne sono profondamente convinto non aderiscano, peccato infine che il Centro-Sud d’Italia non sia rappresentato, come non lo sono, “trasversalmente” (uso a malincuore l’avverbio in quest’accezione e in questo contesto) molte città del Nord e Centro-Nord, delle isole etc.  Tentativi “riformisti”, per carità, quelli qui positivamente evocati, non “rivoluzionari”, ma sono profondamente convinto della necessità di essere “trasparenti”, “aperti”, perché invece chi pratica l’elettroshock e la contenzione ha tutto l’interesse a se cacher, ossia a nascondersi, occultarsi, magari “infiltrarsi”. Contro la contenzione, ricorda la nota informativa che è acclusa alla segnalazione, si era già battuto, caso più unico che raro, John Connely nel 1800. Un’impresa ciclopica, pare, quella di abolirla dappertutto, quando la psichiatria quella “bella dura”, hard, tamugna, reazionaria, fatta di psicofarmaci, ma non disdegnando neppure elettroshock e lobotomai, riprende vigore e “legittimità”…
Eugen Galasso

Pubblicato il 19 January, 2011
Categoria: Testi

Centro di Relazioni Umane (Bologna) — Maria Rosaria d’Oronzo