Intervista di Daniele Ruta a Giorgio Antonucci



D. Lei sostiene che la pschiatria, a differenza degli altri rami specialistici della medicina, non ha nessuna base scientifica. In pratica e’ una falsa scienza.

R. E non solo. Dico anche che nessuno e’ ancora riuscito a provare il contrario. Le faccio un esempio distinguendo tra neurologia, vera scienza, e pschiatria, falsa scienza. La neurologia si applica su basi scientifiche, dati epidemiologici, statistiche sanitarie. Una Tac puo’ dimostrare una degenerazione neurologica. Lo pschiatra dice invece che sei schizofrenico, dice questo e basta. Dice una cosa che non ha senso, sostiene una sciocchezza. Tutti allora possiamo essere o non essere schizofrenici. Dipende solo dallo pschiatra che si ha davanti. Uno dice che lo sei, un’altro sostiene l’opposto. Ma nessuno dei due puo’ dimostrare su basi scientifiche la sua posizione.

D. Questo assurdo lo possiamo spiegare meglio con le contraddizioni della pschiatria forense.

R. Altro punto interessante. In un processo penale contro un accusato di omicidio si confrontano due posizioni opposte. La difesa tende a far passare l’accusato come un pazzo, l’accusa cerca di dimostrare che l’omicida e’ sano di mente. Su questo si gioca tutto. La galera a vita o qualche anno di trattamento pschiatrico. Si scontrano, con tesi differenti, due pschiatri che sono periti e a cui gli avvocati hanno affidato l’analisi del soggetto. Uno dice che e’ pazzo, l’altro dice di no.

D. Allora trasferiamo questa immagine pensando che l’omicida e’ un diabetico o un cardiopatico.

R. Appunto, si torna all’assurdo. Due medici dicono due cose opposte ma per la medicina o sei diabetico o non lo sei, o sei cardiopatico o non lo sei. Diverso e’ il caso della medicina sperimentale che cerca di indagare, per esempio, il virus dell’aids. Ma siamo alla sperimentazione che e’ una cosa diversa dal dire che la pschiatria e’ una scienza.

D. Mi dice una cosa semplice su questo passaggio cosi’ importante?

R. Se si prova a fare una Tac o un’analisi qualsiasi ad un cosiddetto “normale” e ad un cosiddetto “schizofrenico” e si confrontano i risultati allora vediamo che, in assenza di vere patologie, i dati clinici sono praticamente gli stessi.

D. Ma allora tutti questi articoli scientifici che parlano di schizofrenia? Con tutti i disegni e le immagini dei cervelli che hanno le zone rosse o gialle o verdi piu’ marcate a seconda se sei piu’ o meno schizzofrenico?

R. Sono le case farmaceutiche che finanziano articoli e riviste del genere.

danielerutagiornalista

In continuazione l’intervista con il professor Giorgio Antonucci
Il caso Subirous

D. Centocinquanta anni fa’ una ragazza francese, la Subirous, disse di vedere la madonna a Lourdes. La Francia positivista invio’ a Lourdes, allora sconosciuto paesino francese, dei funzionari che intendevano mettere la ragazza in manicomio. La storia ci dice che la chiesa inizialmente fu’ scettica ma poi difese la ragazza con tutte le sue forze. La Subirous non fu’ internata, anzi divenne suora. Una cosa e’ chiara. Senza il potere della chiesa la ragazza avrebbe passato il resto dei suoi giorni in manicomio. Ma proviamo adesso a disconnettere questo rapporto tra i due poteri. Immaginiamo che la ragazza avesse detto di aver visto dell’altro.

Immaginiamo che avesse visto sì la madonna ma che questa gli avesse detto che il cristianesimo sarebbe dovuto tornare alle sue origini e che la chiesa, fino ad allora, aveva sbagliato tutto. Oppure immaginiamo che avesse visto gesu’ cristo, immaginiamo che gesu’ gli parla e gli dice che la chiesa non doveva esistere. Ecco, possiamo anche fermarci con l’immaginazione. Ora, in questo contesto, prima dei laicisti francesi sarebbe subito intervenuta la chiesa. Sarebbe stata la chiesa a portare la Subirous in manicomio o comunque a delegittimarla come squilibrata. Questo significa che la pschiatria oltre ad essere potere e rapporto di potere e’ soprattutto un potere capace di amalgamarsi, a seconda dei giochi, con i poteri dominanti?

R. Possiamo considerare la pschiatria un ibrido. Non e’ ne rossa ne nera. Ma diventa rossa o nera secondo le scelte che decide di fare.  E la scelta e’ sempre con il piu’ forte.

D. Non crede sia piu’ interessante studiare la pschiatria e la sua evoluzione nei cosiddetti paesi a regime democratico?

R. Certo, e’ evidente che in una democrazia, dove ci sono piu’ opinioni,la pschiatria cerca di adeguarsi.
Forma le correnti, organizza simposi, dibatte diversi modelli di trattamento sanitario. Incredibilmente pero’ rimane inalterata la pratica malefica.

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D. Professor Antonucci, vorrei ricominciare con lei da uno degli eventi forse piu’ importanti della sua vita. Lei, come medico, comincia a  lavorare nel reparto pschiatrico di Imola e anche cosi’ capisce che i manicomi andavano aboliti. E pero’ lei non si ferma, gli altri suoi colleghi accettano l’abolizione dei manicomi ma non l’abolizione della pschiatria. La sua esperienza, tutta la sua esperienza invece produce un giudizio perentorio e senza appello: “La pschiatria non puo’ mai essere riformata, bisogna che sia abolita”.

R. Il problema e’ che finche’ esiste la pschiatria, esisteranno le istituzioni ad essa collegati. Pertanto non basta riformare queste istituzioni se ci sara’ la pschiatria che ne fara’ di nuovi.

D. Mi parli di Imola, forse una delle esperienze piu’ importanti della sua vita.

R. Ad Imola tutti gli internati avevano storie diverse e tutti possono essere stati condannati all’internamento per ragioni diverse. Ma tutto questo e’ stato possibile perche’ esiste la pschiatria. E’ facile dire che un familiare si e’ voluto liberare di un parente incomodo e per questo lo ha fatto internare . E’ facile dire che tutta la colpa ricada semmai solo sul parente.
E’ stata la pschiatria che gli ha dato gli strumenti.

D. Lei ha scritto tantissimi libri, una ricca bibliografia che raccoglie argomenti convincenti.  Ma e’ stata la sua esperienza sul campo che le ha dato gli elementi e il modo per dimostrarli.

R. La mia esperienza ad Imola si realizza in un momento storico molto particolare per le speranze sociali, culturali e politiche che attraversavano il nostro paese. La gente voleva conoscere, sapere, capire. La risposta dei reazionari spesso era durissima ma avevi con te le persone. Un popolo che ti incoraggiava e ti faceva sentire meno solo. Era importante sapere di avere con te l’umanita’.

D. Lei slegava le persone dai letti, li liberava dalla prigionia e dimostrava la stupidita’ del male.

R. Dimostravo la violenza e il delitto. Era questo che dava piu’ fastidio perche’ facevo capire che sarebbe bastato un approccio diverso.. Una cosa semplice contro la mostruosita’ del male.

D. Raccontiamo due storie nel modo piu’ semplice e rendiamo cosi’ piu’ semplice l’immagine.

R. Una persona era stata internata a vita dalla famiglia perche’ non riusciva a lavorare  e mostrava una chiusura nei confronti del mondo. Io, indagando le storie degli uomini e delle donne, ho scoperto che quest’uomo era stato costretto dai nazisti durante la guerra a sotterrare vivo un suo compagno. Con l’approccio, con il dialogo, a poco a poco, con il tempo, ho dimostrato che questa persona doveva e poteva tornare alla vita civile.

D. Lei si opponeva a qualsiasi richiesta di ricovero obbligatorio. Scioglieva da questa costrizione quelli che lo avevano subito e non permetteva che si potesse entrare nei reparti con la forza.

R. Questa e’ stata la posizione professionale che mi ha dato piu’ problemi. Ho dovuto combattere contro le querele per tutta una vita.

D. L’altra storia?

R. Un commerciante di Firenze diceva di essere posseduto dal demonio. I familiari erano preoccupati ma allo stesso tempo non volevano fargli subire un trattamento obbligatorio. Sapevano che io non li praticavo e che quindi potevo aiutarli.
Indago, stabilisco un rapporto umano e vengo a sapere dalla stessa persona che i suoi problemi sono cominciati quando ha perso tutta la sua attivita’ economica con l’alluvione di Firenze. Gli ho fatto capire che il demonio non c’entrava niente con un evento solo accidentale. Fidandosi, ha cominciato ad avere un rapporto diverso anche con i suoi familiari e non vi e’ stato bisogno di ricovero.

D. Dalla sua esperienza di Imola sono passati tanti anni e a cavallo di questi la storia della pschiatria si e’ modificata con la legge 180 che abolisce i manicomi e, quindi, presumibilmente anche l’internamento per tutta la vita.

R. Questo e’ uno dei passaggi piu’ spinosi. La gente crede che non sia piu’ possibile l’abuso del passato. E invece la pschiatria oggi si e’ raffinata, direi modernizzata. Oggi si subisce un altro tipo di internamento.

D. Quale?

R. Una morte civile, un internamento sociale dato dal pregiudizio pschiatrico.

D. Un esempio semplice…

R. Le rispondo con l’esempio piu’ semplice che posso darle. Se a Giorgio Antonucci viene fatto un trattamento sanitario obbligatorio allora automaticamente, in un solo colpo, viene azzerata, cancellata, tutta la mia storia. E quello che io ho fatto, scritto, detto nell’arco di quaranta anni  non vale piu’ niente.

D. In effetti tutte le mie indagini vanno nella direzione da lei indicata. Ho saputo di ingiustizie praticate con il Trattamento sanitario obbligatorio. Ma tutti quei politici, avvocati, giornalisti e magistrati tradizionalmente coraggiosi e abituati a combattere, investiti dei casi segnalati, si tirano solitamente indietro. Come se avessero paura di non saper gestire la situazione o magari temono di essere screditati,  temono una perdita di credibilita’.
Il TSO insomma come un grande tabu’.

Qualcuno potrebbe obiettare e domandarsi: “Ma chi e’ questo Antonucci?”. Non e’ di sicuro una persona qualsiasi. E non e’ nemmeno un medico qualsiasi. E tutte le cose che dice nascono dalla sua trentennale esperienza  di medico a contatto con i soggetti pregiudizialmente condiderati “affetti da turbe pschiatriche”.
Ha combattuto con coraggio contro i benpensanti, contro il pregiudizio della politica, della magistratura, della medicina e di tutta quella gente comune a cui non era data la possibilita’ di capire. Quando c’era Antonucci i reparti pschiatrici diventavano luoghi di umanita’, si aprivano spiragli di luce anche a fronte della gravita’ della situazione che si trovava. Le persone venivano ricondotte alla loro umanita’, alla loro dignita’ dopo un tempo infinito di miseria, emarginazione, violenza.

D. Ad Imola e’ nato il vero professore Antonucci?

R. Non posso dire questo. Sò di essere quello che sono fin dai tempi della mia giovinezza quando ero ancora uno studente in medicina.

D. Un libertario che sente l’ingiustizia umana.

R. Gia’

D. Che cosa trova ad Imola?

R. Un inferno. Uomini e donne privati per decenni della speranza di poter ricominciare e privati anche di un futuro. E io sapevo che la responsabilita’ maggiore era della pschiatria.

Antonucci sostiene da una vita che la critica alla pschiatria deve essere radicale. La pschiatria va’ condannata in tutto e abolita perche’ non basta lavorare contro i metodi pschiatrici,contro i manicomi.

danielerutagiornalista

Pubblicato il: 9 November, 2010
Categoria: Notizie

Centro di Relazioni Umane (Bologna) — Maria Rosaria d’Oronzo