T.S.O. O INTERVENTO REPRESSIVO – Eugen Galasso
Francamente non ricordavo il caso di Andrea Soldi, morto tragicamente (soffocato) nel novembre 2015, in seguito a un TSO e all’intervento repressivo, prodromico al TSO stesso, di alcuni vigili iper-zelanti. Ora la beffa tragica: la promozione dei vigili in questione; non si tratta di un “promoveatur ut amoveatur”, ma invece di una conferma, di una promozione, tra l’altro da parte di una giunta comunale, quella della sindaca Appendino (5 Stelle) che aveva fatto sognare – ben sperare qualcuno – troppo presto, certo. Non sarà colpa della dottoressa Appendino direttamente, certo di decisioni prese nelle alte sfere della Polizia Urbana, a dimostrazione del carattere inamovibile di certe strutture gerarchiche; ma, oltre a ciò, rimane il fatto che la repressione si esercita nel mondo di una società da “irreggimentare”, ove ci sia un (presunto) “scarto rispetto alla norma”: la diagnosi per Soldi era di “schizofrenia”, ovviamente nell’ambito delle più che discutibili tassonomie psichiatriche. Rispetto a un modello di “normalità imposta” chi è “altro”, diverso, è il “cattivo”, il “reprobo” o semplicemente chi “rompe le uova nel paniere”, chi , volens nolens, mette in scacco il quieto vivere, non aderendo allo schema efficientista di ogni “buona” società capitalistica, chi (ancora una volta, consapevolmente o meno) perturba lo schema dominante, lo mette in crisi. Dopo Gilles Deleuze e Félix Guattari (al di là dei comportamenti di quest’ultimo come psichiatra) che esaltavano la schizofrenia, la rivendicavano contro l’esistente, ora il pensiero tende ad essere apologetico della “norma”, corifeo dell’ordine stabilito-imposto nella “democrazia” dell’apparenza, del fantasmatico spacciato per “reale”. Eugen Galasso
Pubblicato il 10 September, 2017
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La riforma del T.S.O. dei Radicali Italiani – di Eugen Galasso
Fa piacere che il TSO, per una proposta radicale (i Radicali sono à la déroute, come affermano molti loro esponenti – dopo la morte di Marco Pannella, scomparso nel maggio 2016, ma comunque…) peraltro molto (troppo) moderata, comunque positiva, venga “relativizzato”, sottoposto a un “terzo”, ossia ad un “ad-vocatus” (chiamato presso, letteralmente), a un legale che faccia appunto da terzo rispetto al sindaco della città (o del paese) e allo psichiatra, per ora unici garanti del TSO stesso. Il clima, però, non è buono: il giudizio complessivo-dominante (e inculcato alla gente, tramite i media) è sulla “pericolosità sociale” dei “matti”, quanto al TSO. I testi di neurofisiologia, poi, di psichiatria, di psicologia generale, affermano (in genere, rare sono le eccezioni) che la “terapia elettroconvulsivante”, alias elettroshock , pur se non se ne conoscono le modalità d’azione (dire “terapeutiche” sarebbe assolutamente grottesco) della stessa sarebbero positive, nel caso della “depressione” (categoria assunta per vera a priori, si noti, come tutte le classificazioni ereditate dall’inizio del 1900, in sostanza da Kraepelin, tassonomie che, per es. Giorgio Antonucci, aveva messo in discussione ben prima di iniziare a liberare i e le pazienti dai manicomi, nonché prima di porre le sue riflessioni in tanti, importanti, libri, conferenze, articoli etc. Il clima “culturale”, dunque, non è per nulla buono, ma questa possibilità (sempre che possa concretizzarsi a livello operativo-legislativo) può essere un “little break in the wall”, per dirla con i Pink Floyd ma non solo… Eugen Galasso
Pubblicato il 7 September, 2017
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Elettroshock oggi – Eugen Galasso
Roger Pycha, primario di psichiatria all’ospedale di Brunico e noto sostenitore dell’elettroshock, in un’intervista alla “Tageszeitung” sudtirolese (quella di Arnold Tribus) sostiene, contro tutti/e, almeno in Italia, la bontà dell’elettroshock, con argomenti “soft”, oltre a tutto: A) minimizzandone gli effetti, dove, a parte la pratica in sé, la narcosi/anestesia locale ha notoriamente effetti anche sul piano strettamente medico (ogni anestesia, anche locale, è comunque un problema, come noto, persino in sede odontoiatrica – ciò vale a fortiori per ogni intervento chirurgico, anche piccolo – di scarsa entità); B) la protesta anti-elettroshock sarebbe, Pycha dicit (ma anche il giornale avalla questa tesi), un fenomeno soprattutto italiano e di sinistra, il che, in un pubblico sudtirolese favorisce la classica associazione Italiani=comunisti, con le conseguenze ben note. Anche se Pycha (diamogli ciò che è suo, pur se, riprendendo e contrario le famose parole, non è né Dio né Cesare, almeno finora…) usa toni “soft”, ammettendo che prima l’elettroshock aveva funzioni punitive-di controllo sociale (come se ora non ne avesse…), anche sul piano psichiatrico estende la terapia elettroconvulsivante a categorie comunque non omologate, in genere, come i “maniaci”. Ora, a parte la giusta contestazione delle tassonomie psichiatriche (qui Szasz e Antonucci docent, non Pycha, ovviamente), neppure la limitazione dell’elettroshock a persone con “depressione grave” (Giovanni Cassano, per es.) al primario dell’ospedale brunicense basta più… Fate voi… Eugen Galasso
Pubblicato il 4 September, 2017
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