Noi due: vivere con le voci
Corso di formazione rivolto solo agli operatori della salute mentale (psichiatra, psicologo, educatore professionale ecc ecc)
Sant’Egidio alla Vibrata (Te)
lunedì 11 dicembre 2017
Hotel Concorde
Asl Teramo
L’ntervento della dott Maria D’Oronzo è previsto per le ore 10.
Pubblicato il 30 November, 2017
Categoria: Notizie
Poesie su i muri del reparto neurologico del dott. Edelweiss Cotti e Giorgio Antonucci – 1968 – Foto
– Giorgio Antonucci e una persona del reparto –
Approfondimenti e altre foto del “Centro di Relazioni Umane” – reparto neurologico, Cividale del Friuli 1968: qui
Pubblicato il 30 November, 2017
Categoria: Notizie
In morte di Giorgio Antonucci
“Vi sono molte aurore che debbono ancora brillare“ 24 febbraio 1933 – 18 novembre 2017
Intervista a Giorgio Antonucci – Radio Televisione Svizzera
https://www.youtube.com/watch?v=tHXLH-fdcJ4
Giorgio Antonucci – Università di Padova, 1992 – Intervento per il lavoro di Maria D’Oronzo, svolto al reparto “Autogestito” di Imola – L’Approccio no-psichiatrico
https://www.youtube.com/watch?v=JIo9dy4ag14
Docufilm “Se mi ascolti e mi credi. La storia di Giorgio Antonucci un medico senza camice”
http://www.raistoria.rai.it/articoli/se-mi-ascolti-mi-credi/38025/default.aspx
Giorgio Antonucci – La nave del paradiso – Poesie – Presentazione
https://www.youtube.com/watch?v=RE4vMMGWWTQ
La pagina di Giorgio Antonucci, creata il 20 ottobre 2007
Wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Giorgio_Antonucci
Pubblicato il 29 November, 2017
Categoria: Notizie
Scomparsa del dottor Giorgio Antonucci (Lucca 24 febbraio 1933 – Firenze 18 novembre 2017) – Eugen Galasso
Del dottor Giorgio Antonucci e della sua scomparsa ci sarebbe da parlare per decenni (ora non solo le mie condizioni di salute ma anche la tristezza, legata anche al fatto di non aver potuto partecipare alle esequie, mi impediscono di farlo), volendo essere in qualche modo obiettivi rispetto alla sua opera e al suo agire: non c’è nessuno in Italia e neppure in Europa (neppure Basaglia, pur con tutti i suoi indubbi meriti), credo nessuno al mondo che abbia fatto tanto per abbattere il pregiudizio psichiatrico (su ciò un suo libro, assolutamente fondamentale) che nella nostra cultura è invece sempre vivace per colpa del modello economico-sociale dominante (chi non lavora non mangia, S.Paolo ma poi anche Karl Marx, peraltro entrambi fraintesi) e di pregiudizi che le religioni storico-positive, di per sé (se non esaminate criticamente) latrici di ignoranza hanno alimentato, favorito, in certi casi semplicemente consolidato. Antonucci partiva da una constatazione che è semplice solo in apparenza, che in realtà cozza contro una congerie di pregiudizi: nessuna persona può essere giudicata e tanto meno “repressa” nel suo pensiero e nel suo agire a causa delle proprie opinioni, idee, concezioni della vita e del mondo, ma neppure in nome della propria “condotta”, espressione che comunque sa ancora molto di pregiudizi e di un modo di “sorvegliare e punire”, citando un autore (Foucault) che Antonucci amava e di cui riconosceva la grandezza, pur pensando in modo autonomo anche rispetto a un suo (in parte, almeno) “maestro”. Non è qui il luogo adatto per parlare delle opere di Giorgio(lo chiamerò così, per nome, riferendomi a un amico, la cui presenza sento ancora viva, comunque), ma dirò semplicemente che la gentilezza, la disponibilità, l’apertura mentale di Giorgio rimangono uniche e in qualche modo assolutamente irripetibili. Mi sovviene il valore di ogni sua parola, teorica come anche legata alla produzione poetica, dove la teoria si fonde con la “prassi immaginativa” (sono conscio del limite di questa definizione, ma al momento non me sovviene un’altra, anche considerando anche proprio quanto è specifico dell’opera di Antonucci, dove per me “opus”-“opera” include anche la dimensione dell’agire). Dispiace che nessun movimento politico o culturale, nessuna organizzazione umanitaria (non meramente assistenziale, dove queste associazioni hanno in genere ispirazioni e intenti di ordine moralistico ben più che “morale”) abbia fatto suo il pensiero e l’azione di Giorgio, salvo qualche appropriazione: che dunque si rimproveri di tutto a chi organizza da anni il “Premio Antonucci” appare segno di viltà e comunque di scarsa coerenza. Eugen Galasso
Pubblicato il 28 November, 2017
Categoria: Notizie
Un ricordo di Giorgio Antonucci – RadioOndaRossa – Maria D’Oronzo e Massimo Paolini
AUDIO
https://www.ondarossa.info/newsredazione/2017/11/ricordo-giorgio-antonucci
Pubblicato il 27 November, 2017
Categoria: Notizie
Giorgio Antonucci, un uomo che ha contribuito ad abbattere manicomi e catene di ogni genere – di Vito Totire
Intervista a Giorgio Antonucci – trasmissione Laser RadioTelevisione Svizzera
https://www.youtube.com/watch?v=tHXLH-fdcJ4
Giorgio Antonucci è morto; è una perdita enorme; Giorgio ha instancabilmente lavorato per la libertà e l’uguaglianza; lo ha fatto dal luogo più difficile, dall’interno delle mura dell’ospedale psichiatrico; inizia a lavorare a Gorizia con Franco Basaglia per poi spostarsi a Reggio Emilia dove la sua prassi entra in sinergia con la forza propulsiva del “movimento operaio”, quel movimento che con le sue “calate” invade con intenti e con risultati demolitori la assurdità della segregazione , nelle mura manicomiali, di una sofferenza psichica causata o concausata dal modo di produzione capitalistico ; l’entusiasmo con cui Giorgio citava le “calate” operaie mette in luce con chiarezza il suo approccio non tecnico ma sociale, al problema della sofferenza psichica; Giorgio, di quegli anni, raccontava : ma quale “delirio”? ma quale “follia” leggere nel gesto di una donna che lancia sassi contro una corriera, se non piuttosto la protesta disperata di una persona povera che assalta il mezzo che porta lontano i suoi affetti con l’emigrazione coatta come fuga dalla miseria e dalla morte per fame o malattia? Dopo Reggio Giorgio si sposta a Imola; in forma di sfida l’istituzione gli assegna i reparti “punitivi” : i 17 e il 10; quelli delle persone “ agitate” e costantemente contenute; quelli che “opponevano viva resistenza alle cure” , alle “cure” sadiche del manicomi; in men che non si dica Giorgio con la sua èquipe di infermieri libera tutti; niente mezzi di contenzione fisica, niente psicofarmaci e neurolettici a vita; niente contenzione chimica ma relazioni, affetti, creatività, arte, inclusione e socialità; tutti ingredienti che non arricchiscono le lobbies del farmaco; in uno scenario che anni prima era stato teatro di violenze, se si potesse fare una classifica, persino peggiori delle ultime e più sofisticate : dallo shock insulinico alla malarioterapia (cioè ti procuro la malaria per farti guarire dalla cosiddetta follia) ; in quegli anni-dopo la innovazione di Giorgio–l’Oms conclude che gli psicofarmaci a vita sono controproducenti per la salute e per ogni tentativo o politica di reinserimento; e scopre pure (l’OMS) che il benessere psichico di una popolazione prescinde dalla esistenza o meno di “servizi psichiatrici” (per quello che i servizi psichiatrici nel mondo sono stati in grado di fare); ma la istituzione totale è dura a morire; Giorgio non ottiene riconoscimenti istituzionali e/o accademici; viene piuttosto incriminato (la legge 180/78 era già stata approvata da un pezzo) perché una persona ospite di un reparto da lui diretto viene uccisa sulle strisce pedonali da un automobilista ! Viene assolto ma la Procura di Bologna ricorre in appello; Giorgio viene riassolto; era evidentemente colpevole di non aver rinchiuso a chiave le persone esponendole ai pirati della strada! Colpevole di non aver privato della libertà le persone destinate alla reclusione…
Ma quello che Giorgio ha seminato, con un coraggio ed una ostinazione profetici, oltre ad aver affascinato centinaia di giovani e di puri di cuore di ogni età , comunque cresce nel mondo; per esempio nel modo di farsi carico della sofferenza che è stato definito “Dialogo aperto” (il finlandese Jaakko Seikkula e i suoi colleghi) e che richiama alla memoria le esperienze di Cooper (esperimenti della Villa 21) e le esperienze del filone che da antispichiatrico giunse a definirsi “non psichiatria”; c’è sintonia e assonanza tra Dialogo aperto e le idee e le pratiche messe in campo da Giorgio Antonucci pratiche ancora oggi confinate in Italia nella “sperimentazione” ministeriale , isola unica irraggiungibile in un arcipelago ancora votato alle pratiche custodialistiche (e a volte neppur quelle); devo ricordare una definizione che alcuni psichiatri dettero di Giorgio , lo definirono, con l’intento di sminuirne il grandioso lavoro, un “poeta”; in verità dove i denigratori vedevano un limite , vi era una ricchezza; Giorgio ha portato anche la poesia tra i modi per lenire la sofferenza umana; grande compagno, amico, temerario tagliatore di catene , abbattitore di muri, laceratore di camice di forza, coltivatore di libertà ed uguaglianze.
Ci mancherai, mancherai alla umanità che soffre. Ci impegniamo a ricordati, rileggere e diffondere le tue opere, continuare sul percorso a cui hai dedicato , senza risparmiarti mai, eccedendo in generosità, tutta la tua vita.
Grazie Giorgio.
Vito Totire
Pubblicato il 27 November, 2017
Categoria: Notizie
Film “Se mi ascolti e mi credi” – recensione di Eugen Galasso
LINK al docu-fiction: http://www.raistoria.rai.it/articoli/se-mi-ascolti-mi-credi/38025/default.aspx
A parte la commozione che mi ha suscitato la visione di “Se mi ascolti mi credi”, filmato di RAI Storia (tecnicamente”docufiction”, credo si dica – il lemma non mi piace, però), che non conoscevo, composta da interviste allo stesso Antonucci, a suoi collaboratori e collaboratrici, nonché dalla ricostruzione di momenti salienti della vita del vero negatore della psichiatria, due aspetti mi risaltano all’occhio, anzi un aspetto e una riflessione, maturata però già in precedenza, che non avevo mai esplicitato: a)l’osservazione, desunta dal filmato: non sapevo dell’episodio di Antonucci, studente liceale (liceo scientifico di Firenze) che protesta in modo cortese ma fermo con la professoressa di inglese che aveva trattato male, interrogandolo, un suo collega “difficile”. Testimonianza di una persona coerente con i propri ideali e la propria caratterologia, capace di difendere deboli ed oppressi (di qualunque natura), di provare sentimenti, di indurne riflessioni, con coerenza, anche rischiando e pagando duramente di persona (già allora, Antonucci venne espulso dall’aula, sospeso almeno per un giorno dalla scuola, provvedimenti che, certamente, nella scuola post-fascista dell’epoca – era il 1949 – avevano un peso molto grave), come ha fatto sempre anche dopo; 2)la riflessione: la lotta per la giustizia e la dignità umana del dott Antonucci, che avrebbe potuto costruirsi un comodo e ricco futuro da psicanalista invece di impegnarsi, in zone lontane da Firenze (Emilia, Romagna, ma anche Friuli e altre zone) quale demolitore della psichiatria, è sempre stata sostanziata di un impegno sul terreno esistenziale (rifiuto di ogni violenza fatta alla persona umana, violenza indotta dalla psichiatria in ogni sua espressione) e sul terreno politico (“les plus nombreux et les plus pauvres”, i più numerosi e poveri, diceva già Saint-Simon), dove sono sempre i più poveri ad essere vittime di emarginazione e condanna sociale, dove una terribile condanna sociale sono, ancora oggi, TSO e manicomio (oggi “reparto psichiatrico”, con ipocrita eufemismo). Il rifiuto del capitalismo e del neo-liberismo anti-egualitario e liberticida, in Antonucci, si congiungono con il rifiuto dell’esclusione sul terreno esistenziale. Per questo e per molto altro (poesia, saggi, interviste, impegno usque ad finem) Giorgio ci mancherà per sempre. Eugen Galasso
Ufficio stampa RAI : http://www.ufficiostampa.rai.it/dl/UfficioStampa/Articoli/SE-MI-ASCOLTI-E-MI-CREDI—IN-ATTESA-DI-CONFERMA-2b5f57ed-fa2f-47d3-a092-738d5d06609f.html
Pubblicato il 25 November, 2017
Categoria: Notizie