“Crimini di pace” – Festival sociale delle culture antifasciste – Eugen Galasso
Video intervento dott Vito Totire
Nell’ambito della settimana antifascista bolognese, già “Festival delle culture antifasciste” anche il Centro di relazioni umane – Gruppo antipsichiatrico libertario ha dato un contributo notevole. In questo ambito, come Centro di relazioni umane – Gruppo antipsichiatrico libertario mercoledì 29 sono intervenuti, direttamente il dott. Vito Totire, significativo ed emblematico esponente dell’antifascismo del 1977 a Bologna e legato alla componente più aperta di Medicina democratica, la dott. Maria Rosaria D’Oronzo, del Centro di relazioni umane e chi scrive, sempre a nome del Centro, ma in videoconferenza c’era anche il compagno dott. Giorgio Antonucci, storico protagonista dell’antipsichiatria, continua con grande forza e incisivamente a portare avanti la battaglia contro la negazione della libertà, quindi per l’affermazione delle libertà sostanziali. Parlando di OPG (Ospedali psichiatrici giudiziari), il dott.Totire, in un intervento appassionato, dove ha rilevato come l’iniziativa di Marco Pannella per le carceri possa essere utile ma comunque limitata, ha portato esempi degli anni di Imola (un paziente curato con l’immissione di sangue infetto, anzi decisamente contagiato da vaiolo, per creare un shock apparentabile, pur nella diversità, all’elettroshock-sic) ma anche dell’oggi dove un suo collega medico è arrivato alla condizione da TSO (Trattamento sanitario obbligatorio), per non dire della situazione degli agenti di custodia, dove il tasso suicidiario ma in genere la tendenza violenta è fortissima, a dimostrazione di una realtà socio-culturale violenta che tale sistema riproduce. Né ha mancato, Totire, di sottolineare come i CIE (Centri di Identificazione ed Espulsione) rispondano, mutatis mutandis, alla stessa logica degli OPG. Egualmente importante, come ovvio, l’intervento di Giorgio Antonucci, che ha raccontato le sue esperienze con i “manicomi criminali” (ma guai a chiamarli così, non è politically correct!), con la difficoltà di intervenire vedendo e sentendo i detenuti, con una pericolosa confluenza (spesso anche contraddittoria, peraltro) tra potere medico-psichiatrico da un lato e potere giudiziario dall’altro. Da sottolineare che Antonucci parlava in videoconferenza, su una linea decisamente disturbata, per cui il suo intervento, giustamente molto applaudito, ha segnato una performance quasi “stoica”. Maria D’Oronzo ha ricordato il diritto alla libertà di cura (che implica anche quello di rifiutare le cure eventualmente proposte, anzi surrettiziamente imposte: TSO ed elettroshock sono solo gli esempi più emblematicamente rilevanti, la “punta dell’iceberg”, ma non tolgono che ci siano altre procedure, considerate più “soft”, come l’uso/abuso di psicofarmaci e non solo), diritto peraltro sancito dalla Costituzione, quasi mai citata in questa chiave, pur se si tratta della fonte primaria del diritto, chi scrive si è richiamato al fatto che ogni fascismo (nero ma anche rosso, dove naturalmente l’analisi dei fascismi rossi dev’essere più accurata, ma rimane il valore ineliminabile delle ricerche di Wilhelm Reich, Erich Fromm, Bruno Rizzi) “sorveglia e punisce” (per usare i due lemmi – chiave di Foucault) con carcere ma anche manicomio, eventualmente anche OPG, appunto. Dopo gli interventi “canonici”, attivissima la partecipazione dei compagni, con domande, proposte e con la costituzione di un comitato incaricato di organizzare lotte concrete contro gli OPG (proposta Totire). In una situazione politica oggettiva nella quale degli ideali della Resistenza e dell’Antifascismo si sta facendo strame, con una cattiva applicazione della teoria del “caos dei segni”, per cui fascismo e antifascismo si equivarrebbero, destra e sinistra sarebbero sostanzialmente uguali, partire dai problemi concreti, dalle soluzioni possibili, non dalla “nebbia ideologica” appare particolarmente opportuno per rimediare a quanto si sta muovendo nella direzione indicata. Del resto l’intero programma di questa settimana di “Fest Festival Antifa” si è mossa così, parlando di problemi, di questioni che, volenti e/o nolenti, coinvolgono ogni cittadino/a, non di fumisterie ideologiche, estranee se non incomprensibili ai più.
Eugen Galasso