Dibattito tenutosi a Saronno con Maria D’Oronzo e Carmen Beatrice

fonte: ecoinformazioni.it

Dibattito: Malati di niente, tenutosi a Saronno nella sala civica Aldo Moro

Si è parlato dell’ascientificità della psichiatria e della violenza che questo approccio alla salute mentale ha quando usa violenza e chiude a chiave i pazienti sedandoli invece di guarirli, nel dibattito Malati di niente, tenutosi ieri sera a Saronno nella sala civica Aldo Moro.

È stato un incontro a dir poco movimentato quello che si è tenuto ieri sera, giovedì 26 febbraio, a Saronno presso la sala civica Aldo Moro: intitolato Malati di niente, l’ha organizzato il collettivo saronnese La Fenice per indagare il vero volto della psichiatria; l’idea è venuta perchè tutti i suoi componenti hanno un parente, un amico che ha avuto o ha a che fare con questo mondo.

Erano invitati Maria Rosaria D’Oronzo, psicologa, del Centro Relazioni Umane di Bologna (http://www.antipsichi…) e Carmen Beatrice del Gruppo d’iniziativa non psichiatrica di Tradate.

Ancor prima che l’ospite bolognese terminasse di parlare, il pubblico l’ha interrotta ripetutamente per portare la propria esperienza con i reparti psichiatrici, nel caso di un paio di ex internati (tra cui una donna che ha mostrato sui polsi i segni di quando è stata legata), o per porle domande provocatorie, nel caso dei presenti (pochi) fautori della psichiatria. La dottoressa D’Oronzo denunciava come la psichiatria non cura, ma semplicemente seda, avvalendosi di sostanze psicotrope, gli psicofarmaci, che interagiscono con il nostro cervello esattamente come le droghe o l’alcol. Secondo la sua scuola, che si rifà per esempio a Giorgio Antonucci, la stessa definizione di un individuo come malato è arbitraria. Per esempio, la depressione non è una malattia, ma uno stato d’animo che rappresenta un passaggio fondamentale nella vita di una persona, che viene così messa di fronte ai propri limiti e possibilità (Aldo Carotenuto). Le malattie e le loro definizioni sono puramente arbitrarie: basti pensare che anche l’omosessualità era considerata una malattia mentale e che solo le proteste delle femministe americane hanno impedito che lo fosse anche la sindrome premestruale.

La psichiatria è una pseudoscienza, cioè una disciplina umanistica che si spaccia per scienza, che parla di “cause” fisiche dove invece, trattandosi dell’uomo e dei suoi sentimenti, paure, comportamenti, bisogna indagare “motivazioni”. La psichiatria prende qualcuno per «cambiargli la testa, non ci riesce, si accanisce e lo seda», e quando necessario lo costringe con la forza, con il Tso (Trattamento sanitario obbligatorio) e con i letti di costrizione. La psichiatria «non parla mai di guarigione, parla di cura»: si limita a «trovare la molecola giusta perché la persona non dia fastidio».

Con queste premesse sulla ascientificità della psichiatria, assume un preoccupante rilievo l’intervento dell’esponente del Gruppo d’iniziativa non psichiatrica di Tradate che, essendo un’insegnante delle elementari, si è soffermata sull’utilizzo di psicofarmaci sui bambini, portando qualche dato: il 9 per cento dei minori italiani soffre di disagi o turbe mentali e al 2 per cento (340 mila) è stata diagnosticata l’Adhd, la sindrome da iperattività e deficit di attenzione; sono 30-40 mila i bambini che assumono giornalmente antidepressivi.

Cosa volevano comunicare gli oratori? Non proporre una nuova ricetta contro la “pazzia”, ma invitare il pubblico a riflettere e soprattutto mettere in dubbio la bontà e l’utilità delle terapie psichiatriche e, a giudicare dalle risposte della platea, ci sono riusciti appieno.


[Cinzia Storiale, per ecoinformazioni]

Pubblicato il: 11 March, 2009
Categoria: Notizie

Centro di Relazioni Umane (Bologna) — Maria Rosaria d’Oronzo