Pandemonium – Gilbert Keith Chesterton – Eugen Galasso



Alla letteratura (soprattutto alla grande letteratura) va da un lato il merito di aver cercato di confrontarsi con il tema dell’ “altro”, inspiegabile e spesso relegato nella “pazzia”, dall’altro essa ha attinto a piene mani stimoli e idee dalla psichiatria. Troppo, diremmo, ma qualche volta il risultato è tale da mettere in crisi totalmente i parametri diagnostici della psichiatria stessa. Ho letto di recente (non conoscevo l’opera) “The Ball and the Cross” (La sfera e la croce, trad.italiana, Treviso, Morganti, 2010, ma l’originale è del 1909)  di Gilbert Keith Chesterton, inglese, vissuto dal 1874-1936. Romanziere, saggista-polemista, autore di biografie importanti quanto “particolari” per lo stile, Chesterton è autore “anomalo”, “eccentrico”, se consideriamo uno standard sia commerciale sia di scrittura. Anche giornalista come pure brillantissimo giornalista, Chesterton è autore dei racconti e romanzi ispirati alla figura di Padre Brown, prete-investigatore e sorta di Holmes in abito talare.

Naturalmente alla “massa” piacciono di più (forse giustamente) le storia di Padre Brown che un lungo e non semplicissimo romanzo come “La sfera e la croce”. Eppure, questo libro, in specie nella sua parte finale, pur se in forma metaforica, attacca furiosamente l’istituzione totale – manicomio – e pur nel quadro di un’allegoria ben congegnata, anzi geniale, mostra come gli psichiatri condannino i due protagonisti, che inizialmente vogliono sfidarsi a duello, sia l’iper-religioso Mac Jan sia l’ateo militante Turnbull (“giro di bolla”, se vogliamo  tradurre il nome-cognome), entrambi malati, per la psichiatria ufficiale, uno perché affetto da “mania religiosa”, l’altro “eleutoromane”, affetto cioè da “mania della libertà” (sic!). Lasciamo perdere il fatto che il manicomio sia metafora del mondo, che cioè Chesterton ci parli di un mondo reale assurdo, ormai sfuggito ad ogni controllo, “impazzito”, come direbbe qualcuno, che il happy end finale, che happy end invero non è per nulla, preluda ad altro; fatto sta che la rappresentazione dell’assurdità della violenza psichiatrica e segnatamente da parte degli psichiatri qui è terribile, come se il super-manicomio cosmico fosse l’Inferno o una sua prefigurazione terrena: Chesterton, scrittore religioso (dapprima anglicano, poi cattolico) sa che la psichiatria è un arbitrio, gli psichiatri sono una manica di repressori incompetenti, che inventano diagnosi che non sanno fare ma sono”utili idioti” funzionali a un Potere, anzi a poteri diversificati ma convergenti nella repressione di chi non è gradito perché non porta le catene del “bravo uomo comune”, disposto da sempre e per sempre a portare qualunque catena gli venga appioppata…   
Eugen Galasso

Pubblicato il: 18 January, 2011
Categoria: Testi

Centro di Relazioni Umane (Bologna) — Maria Rosaria d’Oronzo