Cenni culturali a la critica alla psichiatria – Giuliano Krenmerz – Eugen Galasso
Giuliano Krenmerz (pseudonimo di Ciro Formisano, 1861-1930) è stato un esoterista e “alchimista” italiano, a cavallo tra Ottocento e Novecento. Esponente della Napoli esoterica, non è certo qui il caso di esaminarne la dottrina: converrà, piuttosto, esaminarne quel “pezzo di dottrina” che si riferisce ai temi che generalmente trattiamo in questo sito. Ora, con la sua proposta di “terapia magica”, Klenmerz si pone in una dimensione difficilmente situabile oggi (ma dobbiamo “situare” ad ogni costo?), certo si serve di metodi analitici e di una riflessione “enumerativa” (lo dico in termini cartesiani: vuol dire semplicemente, di una sintesi che sappia ri-esaminarsi, rileggere criticamente i propri risultati. Ecco quanto scrive, in “Dialoghi ermetici” (ritrovo un’edizione del 1948, Milano, editore Spartaco Giovene, dove l’indicazione è di una seconda edizione, essendo quella precedente, ovviamente, anche perché nel 1930 Krenmerz muore): “Nessun principio vero e realizzante una terapeutica degli spiriti infermi. La psicoanalisi è l’inizio della presa in considerazione scietifica di elementi dell’anima vivente che la scienza ostinata avversaria di tutto ciò che non è fisico e fisicamente controllabile non ha mai voluto accettare. Anzi direi un secondo passo, perché il primo passo fu fatto da Charcot e da Baraduc alla Sorbona e a Nancy. La vetusta scienza della biochimica della vita, come esponente di verità della creatura umana, è un castello fortificato in cui una scienza dell’uomo-spirito vivente non può entrarvi senza lunga ed ostinata perseveranza. Questo perché prima della scuola sperimentale, dal divino Paracelso a noi, medici e medicastri abusarono di chiacchiere filosofiche campate in aria, e resta il ricordo incosciente di Aristotele e compagni come uno spaventapasseri dei saggi dottissimi delle università. Diremo quasi che questi propositi avanzati dai (sic: era l’ortografia dell’epoca, e.g.) psicoanalisti stanno facendo le loro tappe per assurgere alla categoria delle possibilità accolte dalla scienza ufficiale, come ai tempi del magnetismo animale si passò all’ipnotismo che è sembrato più probante del primo, screditato fin dai tempi del Mesmer e del Du Potet” (op.cit., p.37). Brevemente, senza entrare in merito alle concezioni dell’autore, francamente legate ai suoi tempi: A)Krenmerz risponde (inizio della citaz.) a un discepolo sulla “Psicoanalisi del Freud e seguaci” e la critica, in quanto “non realizzante” (cioè non in grado di realizzare) “una terapeutica degli spiriti infermi”. Attenzione ai termini: non “psiche inferma”, “anima inferma” (lo direbbero i vari preti ed esponenti religiosi, ossessionati dall’idea di peccato), ma “spiriti infermi”, quindi una dimensione minacciata della “spiritualità”, dove chiaramente non bisogna agire sui corpi, con elettroshock, lobotomia, contenzione, TSO (all’epoca non c’era, ma diciamo semplicemente “reclusione manicomiale”) perché tra corpi e spiriti, anche nella concezione esoterica, c’è una differenza molto netta; ma ogni intervento volto al controllo e alla punizione (“sorvegliare e punire”, foucaultianamente) è chiaramente nefasto, anche nell’ottica krenmerziana. Ancora: netta è la condanna di ogni ottica positivistica, in quanto è mera scienza di ciò che è “fisico e fisicamente controllabile” (cfr.sopra). Quella scienza che non capisce né emozioni, né sentimenti, ma che mira alla mera operatività, quindi…al controllo personale e sociale. Ancora: “il divino Parcelso”, dove bisogna ricordare che l’homo universalis Theoprastus Bombastus Paracelsus, alchimista e iatrochimico rinascimentale, vero apolide pur se Svizzero, aveva sviluppato una concezione per cui non si dava il “Pazzo” né la “Strega” e neppure lo “Stregone”. Ancora, dopo aver lodato (testo di poco anteriore, nello stesso testo, alla citazione) i progressi degli “studi psicologici” (ibidem) e quelli della psichiatria, che “fanno delle conquiste che sbalordiscono” (ibidem), afferma che “praticamente non siamo neanche al principio di una scienza dello spirito umano e della relativa terapeutica” (ibidem). Se da un lato, quindi, le critiche alla psichiatria venivano e vengono anche dai settori più “impensabili” della cultura, anche italiana, l’affermazione citata alla fine appare più che mai vera: ecco perché stupisce (no, “per contrappasso” non dovrebbe stupire per nulla) che i sostenitori della “Psichiatria quale vera scienza” ne cantino le lodi sempre e comunque.
Eugen Galasso
Pubblicato il 10 August, 2013
Categoria: Notizie
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A Georges: Stilettate da sempre/Percorsi non rettilinei/Re^ver un autre vrai re^ve/La norma? Quella di Bellini, forse/Coraggio, non quello dei guerrieri.
(Eugen Galasso, 08.08.2013)
Pubblicato il 8 August, 2013
Categoria: Testi