Psichiatria e politica. Una notizia da Imola – Piero Colacicchi
Estratto dal <IL PONTE>
N. 11 – Novembre 1973
Ho cercato la mia libertà
nella libertà di tutti ( Bartolomeo Vanzetti)
Il primo maggio il prof. Edelweiss Cotti diviene direttore incaricato dell’Istituto psichiatrico di Imola dove vengono ricoverati cittadini delle province di Ravenna e Forlì. I ricoverati sono più di 1200. L’istituzione ha tutti i caratteri tipici della violenza psichiatrica e manicomiale.
Cotti uno dei protagonisti della lotta di Cividale del Friuli (1) inizia una decisa ed efficace politica di dimissioni. In agosto viene assunto Giorgio Antonucci, un altro dei medici di Cividale e l’organizzatore delle visite popolari al Manicomio S. Lazzaro di Reggio Emilia (2).
Antonucci, d’accordo con Cotti, decide di iniziare il suo lavoro nel reparto 14 donne “delle agitate”: è ritenuto dai medici dell’istituto il reparto più difficile e più pericoloso, con persone “irrecuperabili”. Il reparto si può definire senza esitazione un modello di ferocia psichiatrica. Le 41 detenute sono paralizzate da quantità grandissime di psicofarmaci di ogni tipo. Sono in gran numero legate ai letti con cinture di contenzione. Le porte sono tutte chiuse. Il personale passa il suo tempo esclusivamente in opera di sorveglianza. Comunque si vogliano considerare queste persone, ci sembra di poter dire che neanche i leoni sono mai stati trattati in questo modo.
Dopo venti giorni dall’arrivo di Antonucci gli psicofarmaci sono stati eliminati quasi del tutto, le donne legate ai letti sono state liberate e i mezzi di contenzione tolti dal reparto. Aperte finalmente le porte, oggi le pazienti sono libere di muoversi nel parco dell’ospedale che non ha mura di recinzione. Il medico e gli infermieri del corrispondente reparto uomini detto “degli agitati” decidono di seguire l’esempio di Antonucci.
L’Istituto psichiatrico , dal momento che sono stati aperti i reparti ritenuti finora i peggiori, sotto la nuova direzione di Cotti è in piena trasformazione.
1) Cfr. Roberto Vigevani, Assalto a Cividale, <Il Ponte> n.9 , settembre 1968.
2) Cfr. G. Antonucci e P. Colacicchi, in <Il Ponte>, n.11, novembre 1970; Comitato popolare di Ramiseto, ib., n. 5-6, 1971: P. Colacicchi e A. Rosselli, ib., n.10, ottobre 1971
Foto: Massimo Golfieri
Pubblicato il 30 January, 2016
Categoria: Testi
Theodor Reik: sono i poeti l’avanguardia della psicologia – Eugen Galasso
Secondo Theodor Reik (1888-1969), psicoanalista austriaco-americano di ovvie origini ebraiche, di formazione freudiana, ma “dissidente” rispetto a Freud o meglio rispetto a varie sue tesi, in “Of love and Lust” (1957), sostiene che “Sono i poeti, non gli psichiatri né i medici l’avanguardia della psicologia del profondo. I poeti possiedono bacchette da rabdomante che mostrano loro dove son nascosti i più preziosi segreti dell’umana natura” (dalla trad. italiana, con il titolo scioccamente moralistico, “Amore e lussuria”, Milano, Longanesi, 1968, p. 177) Cita il “Faust” goethiano, Shakespeare, Delaleddin Rumi, grande poeta persiano, molti altri poeti (e idem nelle sue opere sul rito e la ritualità), lui, non di formazione medica, ma filosofico-letteraria (intervenne Freud per difenderlo da accuse “corporative” in merito) oltre naturalmente all’esperienza analitica. Credo sia, al di là delle tesi reikiane spesso criticabili (come lo è ogni teoria; a proposito di Reik mi permetto un’aggiunta: nulla a che vedere con Wilhelm Reich, le cui tesi riguardo a amore e sessualità sono, diremmo, antitetiche rispetto a quelle di Reich ), un’affermazione di indubbio coraggio e di modestia non da poco: contro chi crede di avere la verità in tasca, estendendola a ogni ambito dello scibile e soprattutto della vita, Reik parte dall’esperienza, che però è quella detta “clinica” ma anche quella di chi, genialmente e spesso con il linguaggio in genere contratto, sintetico, paratattico, della poesia, ci dice sui sentimenti e sul “sentire” umano più di quanto non ci dicano (spesso) magari lunghissimi trattati di psicologia, per non dire di quell’ambito che si presume e anzi pretende “scientifico” che è la psichiatria, che pretende di giudicare e sanzionare, ossia punire, ogni comportamento umano giudicato non conforme a una presunta “norma”: i poeti, da Omero a Saffo, da Virgilio (sì, persino, il “pacato” Virgilio ci parla senza problema della naturale bisessualità umana) a Baudelaire, da Ariosto a Rimbaud a Campana, da Rumi ad Artaud come a Bigongiari, da Villon a Ginsberg a Pasolini, da Hoelderlin a Brecht, da Calderon de la Barca a Arrabal ci parlano di ogni esperienza umana, senza mai permettersi di “sanzionarla”. Come non fanno per nulla neppure, come noto, Szasz e Antonucci, per fare solo due nomi cruciali… Eugen Galasso
Pubblicato il 23 January, 2016
Categoria: Testi