“Ausmerzen” (di Marco Paolini): un ottimo spettacolo e un pessimo dibattito – Articolo – Giorgio Antonucci
Onli/L’nformaione s-confinata
“Ausmerzen” è uno spettacolo efficace, Marco Paolini è stato molto bravo, non solo dal punto di vista artistico. Ha detto bene delle cose giuste, ha testimoniato avvenimenti importanti e tragici, ma ho avuto l’impressione che Paolini abbia compreso la questione dello sterminio dei degenti degli ospedali psichiatrici nazisti molto meglio di quelli che hanno partecipato al dibattito successivo. Anzi ha sicuramente capito di più, perchè si è immedesimato nelle vittime.
Purtroppo, il dibattito non ha tirato le conclusioni di quanto raccontato da Paolini, anzi è caduto per l’ennesima volta nel tranello del “c’era una volta”, del racconto di un mondo che non esisterebbe più. Invece non è così, gli esempi sono sotto i nostri occhi, basta guardarli. Le persone muoiono ancora stretti alle camicie di forza. Lo spettacolo era in diretta dall’ex ospedale psichiatrico Paolo Pini e il Niguarda, dove si muore ancora legati ad un letto di contenzione, non era lontano.
Nel corso del dibattito ho sentito dire che l’Italia è un paese all’avanguardia grazie alla Legge Basaglia, ma la realtà è molto diversa. I manicomi esistono ancora, anche se vengono chiamati in altro modo, ed esistono ancora perchè la legge Basaglia non ha cambiato le cose come si sperava, perchè si è lasciato il diritto agli psichiatri di prendere una persona contro la sua volontà e di imporre la camicia di forza o altri mezzi di contenzione. Si è lasciata in vita la sottocultura e la pseudoscienza che sta dietro ai manicomi.
C’è un legame non solo storico tra psichiatria e razzismo, perchè entrambi qualificano alcune persone come incapaci di scegliere e incapaci di pensare. Entrambi, quindi, creano i “sottouomini” che il nazismo ha poi voluto eliminare. Il dibattito avrebbe potuto approfondire questo tema, lo spettacolo di Paolini ne aveva fornito la possibilità, ma non è stato fatto. La mentalità che sta dietro ai manicomi è la stessa che sta dietro ai campi di concentramento, ma si è preferito parlare di tutto al passato come se il problema non ci riguardasse più. Ancora una volta non è stato valutato uno dei problemi centrali, quello del potere.
Per fare un esempio, l’avvocato di ufficio di Gaetano Bresci, l’anarchico che ha ucciso il Re d’Italia Umberto I, sostenne che il suo cliente era folle. Fu smentito dallo stesso imputato che rivendicò politicamente il suo gesto. Nessuno, però, sollevò la questione della salute mentale del generale Bava Beccaris che sparò con i cannoni sulla folla di manifestanti uccidendo 80 persone. Anzi, il re Umberto I gratificò Bava Beccaris della Gran Croce dell’Ordine Militare di Savoia. E fu proprio per vendicare le vittime della manifestazione che Gaetano Bresci decise di uccidere il Re d’Italia. Chiedo, perchè si poteva pensare che Bresci fosse folle ma non Bava Beccaris?
Non esistono persone che non sono in grado di scegliere, persone che non si possono capire. Io ho incontrato i degenti degli ospedali psichiatrici per trent’anni e li ho sempre capiti. Comprendere l’altro può essere facile o difficile. Per esempio, se si parla con una persona che proviene dal Bangladesh e parla la sua lingua non lo si capisce, ma non è lui che non è capace di comunicare, non è lui che non sa cosa sta dicendo, sono io che non capisco. Si può sempre capire l’altro, esiste sempre un punto di riferimento pratico su cui mettersi d’accordo e instaurare una relazione. Se non si capisce l’interlocutore occorre cercare un traduttore, non lo si interna.
Giorgio Antonucci
Pubblicato il: 27 January, 2011
Categoria: Testi