Un’ipotesi di “normalità” di Herbert Read – Eugen Galasso



C’è un libro che consiglio a tutti/e, “Education trough Art” (Educazione attraverso l’arte) di Herbert Read, degli anni Quaranta dello scorso secolo, ma preparato già prima, come rileva l’autore stesso. Un testo tuttora importante, ma certamente prigioniero dello spirito del suo tempo: riferendosi a Freud, a Kretschmer, alla Gestalt ma anche al meccanicismo behaviorista(Pavlov, per es.), il grande psicologo dell’arte, sociologo e “filosofo” nonché creativo (scrisse anche romanzi e testi poetici importanti) Read scrive: “Altri psicologi (Trigant Burrow, per es., in The Social Basis of Consciousness), hanno dimostrato la natura ipotetica della normalità, ma un’ipotesi di normalità e senz’altro utile e Kretschmer ha adottato il termine”sintonico”, introdotto per la prima volta da Bleuler (era stato un collaboratore di Freud, e.g.) per indicare la persona puramente ipotetica i cui stati  d’animo si siano armoniosamente equilibrati e sviluppati liberamente rispetto alle oscillazioni e reazioni tipiche dei tipi insani” (cito dalla traduz. spagnola, “Educaciòn por el arte”, Barcelona, Paidòs Educador, pp.94-95). Ecco un “corno” del problema: accettare l’idea di normalità e di normotipo è comodo, per gli psichiatri e per il volgo, ma anche per persone intelligenti e colte (ricordo il compianto Orazio  Costa, geniale drammaturgo e regista, che però in questo senso poteva discriminare tale…Carmelo Bene). Ma fosse solo un vezzo intellettuale, passi. Il problema è che tutto va a finire nella clinica del manicomio (pardons, clinica psichiatrico, reparto di psichiatria), TSO, psicofarmaci e (non solo talora) elettroshock.  Certo Read non era colpevole di tutto questo, ma anche epistemologicamente avrebbe potuto essere più chiaro; la cultura del tempo, però, lo condizionava troppo, dirò così per brevità; e l’ipotesi di lavoro diveniva cogente per nosografare e distinguere.

Eugen Galasso

Pubblicato il: 3 June, 2011
Categoria: Testi

Centro di Relazioni Umane (Bologna) — Maria Rosaria d’Oronzo