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Mass-media e diffusione geometrica della psichiatria – Eugen Galasso






Se nelle ultime settimane l’OMS (Organizzazione Mondiale Sanità) insiste, forse su sollecitazione delle case farmaceutiche (honnit soit qui mal y pense, ma….), sulla diffusione “geometrica” della depressione, gli organi di stampa, italiani e mondiali, parlano di “follia” per i casi di cronaca nera. Ora, se l’OMS notoriamente non è molto attendibile (vedasi la polemica sui danni della carne, mai chiarita e i dati, mai comunicati, su altro, come sui danni del caffè e delle bevande calde in genere), il “battage” sui “matti” da parte dei mass-media rispondono ad altrettante sollecitazioni di avvocati (“penalisti”), ma anche di psichiatri, case farmaceutiche. Ma il tutto è anche un’immensa forma di controllo sociale da parte della borghesia e dell’imperante, anzi sempre più potente neoliberismo.     Eugen Galasso

Pubblicato il 3 July, 2016
Categoria: Notizie

Maldicenza e stereotipo : Autobiografia – Eugen Galasso

 

 

Finora sono sempre partito da definizioni, teorie, linee interpretative etc. , per es.sul concetto di norma e normalità: ora, invece, vorrei parlare della mia esperienza: da sempre timido (introverso, direbbe C.G.Jung) e malaticcio sono stato etichettato come “strano”: grande lettore da sempre, poco aduso a riunioni, feste etc., scarsamente “virile” (le mie esperienze con l’altro sesso sono state timide, riservate, da “imbranato”), non asociale ma poco amante delle “masse”, ascoltatore quasi solipsistico di musica (il sabato pomeriggio lo passavo spesso con un compagno di scuola ad ascoltare Vivaldi, Handel, Bach & Co….quando gli altri sbevazzavano, “rimorchiavano” e ascoltavano rock e havy metal, generi musicali che peraltro frequento anch’io più di quanto molte persone credano…). Non essere macho né virile al 100% induce in sospetto nelle società clerico-machiste, in specie dopo l’annientamento “soft” di ogni speranza di un progetto di società “altra”, che per me è solo il socialismo. Sospetti, pregiudizi, malignità: so di che cosa si parla…dirò così, avendo subito tutto questo (e in parte, un po’ meno, subendolo ancora). Suonavo (da dilettante, beninteso) il piano, leggevo e studiavo: “Ma che animale  strano è-chi sarà?” dicevano (e dicono, ritengo), con scherzi d’ogni genere, ritorsioni, tutto un campionario. Il “fisico” è quello che è, con malattie dalla nascita (“tare genetiche”, recitava il positivismo d’antan, passato in scrittori come Ibsen…), debolezza complessiva, dunque…Ho voluto tracciare un po’ un profilo più che autobiografico (lo è anche, certo) emblematico dello stigma che colpisce chi non è “nei ranghi” dell’efficientismo capitalistico-consumistico, di chi si muove “al di fuori”, che rischia sempre di divenire un “drop-out”, condizione cui molte persone vorrebbero ridurre chi, appunto, non “marcia” nella direzione tracciata…dalle “magnifiche sorti e progressive” come giustamente lamentava, più di due secoli fa, il più grande dei “non marcianti”, Giacomo Leopardi…Epoca solo apparentemente “complessa”, la nostra, in cui invece chi “non marcia al passo” viene schiacciato-eliminato-escluso, dunque più che mai, anche se non con un TSO o lo stigma “altro” si esclude chi non risponde a precisi “parametri”, chi non rientra nella “norma” /nelle “norme” (anche il pluralismo è da sempre un fantasma, come noto), deve subire condanne sommarie, magari anche solo (se va bene, però…) quell’arma subdola che è la maldicenza, più difficile (per ragioni di grandezza e dunque di dispersione) nelle città, più facile nei paesi, ma sostanzialmente diffusa dappertutto…       Eugen Galasso

Pubblicato il 26 May, 2016
Categoria: Notizie

La mia storia personale – Maria Amato

Desidero incominciare a raccontarvi la mia storia personale, che potete rendere pubblica nei vostri siti del CCDU, e diffonderla ovunque vogliate. Sento il dovere morale di rendere testimonianza per tutte le vittime di questo crimine contro l’umanità di stato che si chiama psichiatria e che non hanno voce. Vittime indifesi che non avranno mai giustizia da parte di nessuno per la distruzione della loro vita. Venti anni fa non volevano farmi uscire dalla psichiatria perché, come mi è stato detto in faccia da un operatore, ero “pericolosa per il sistema” quindi, da eliminare. Come? Con diagnosi psichiatriche. Inserendomi in un sistema di distruzione della mia esistenza. Non dovevo essere più credibile. Dovevo essere malata mentale grave. Avevo capito chi erano, cosa facevano ed i miei studi ed i miei titoli acquisiti, mi avrebbero portata a posizioni di potere e di credibilità, quindi ero pericolosa per il loro sistema. Dovevo essere “curata”. La mia gravissima patologia psichiatrica, di cui non avevo ovviamente per loro: “coscienza di malattia”, oltre ai danni esistenziali che tutte le vittime di violenza familiare come me abbiamo addosso per tutta la vita e che non sono malattie, era ed è la : patologia del dissenso dalla psichiatra. Ossia, quando ho detto che non condividevo i loro metodi e le loro spiegazione e volevo salutare civilmente ed andarmene, consapevole, ormai laureata e praticante procuratore legale (il dramma per gli operatori inizia quando porto la bomboniera di laurea in giurisprudenza) degli effetti dannosi del mio vissuto di violenza ed intendendo risolvere le mie problematiche fuori da qualsiasi ambito medico, non dovevo usciere dal loro sistema di distruzione. Me ne sono accorta ed ho esercitato il diritto di accesso con denuncia penale, poi archiviata. La Magistratura dell’epoca mi ha risposto che non c’era la prova che io ero vittima di violenza, quindi, come si poteva provare il reato di falso ideologico in atto pubblico? Questi assassini criminali di stato sono stati protetti dal sistema per anni. Ed altre argomentazioni, che non ho potuto contrastare perché non avevo soldi, e neppure esperienza per fare opposizione in Cassazione all’Ordinanza di Archiviazione, come tutti i soggetti deboli senza mezzi economici di cui si abusano. Però, mi sono liberata per sempre di questo crimine contro umanità di stato, che crea malati sui soldi pubblici, come con le vittime di violenza, quale sono io, creando degli invalidi a vita e legalizzando la truffa all’I.N.P.S. Togliendo la libertà ed i diritti civili a degli innocenti indifesi, (finché la Magistratura Inquirente non cambia orientamento e persegue gli psichiatri per i reati di falso in atto pubblico. Quando li commettono. Sarebbe una svolta storica. Epocale.) medicalizzando le questioni esistenziali e deresponsabilizzando la società civile. Nei tempi giusti desidero pubblicare quello che mi hanno fatto. A testimonianza di cosa è la psichiatria, un sistema di potere senza fondatezza ne scientifica ne reale ne razionale nell’attuale formulazione, fuori controllo della legalità. Per questo crimine contro l’umanità di stato io avevo “non coscienza di malattia” perché ho rifiutato la psicoterapia, ossia le corbellerie che mi venivano propinate, e dopo il mio “dissenso”, mi hanno dato dei farmaci che mi stavano portando alla morte. Sono viva per miracolo. Venti anni fa esatti. Ho tutto documentato. Mi volevano fare entrare in un circuito dove avrei perso il futuro dei miei studi, credibilità e diritti civili. La mia “non coscienza di malattia” si chiama dissenso dalla psichiatria. Perché come chiaramente scrissi all’epoca e riconfermo “consapevole del mio profondo disagio interiore di vittima di violenza familiare, ho scelto un’altra strada per risolvere le mie problematiche esistenziali.” Ora vengo giudicata persona onesta che manda gli atti alla Procura, un Giudice che ha fatto la rivoluzione, ossia il proprio dovere che tutti i Magistrati dovrebbero fare, ossia quello di segnalare i possibili reati penali da accertare per fare perseguire questi criminali assassini di stato quando li commettono. Ovviamente, la mia nomina a Magistrato Onorario del Consiglio Superiore della Magistratura, e le successive nomine a giudice titolare del ruolo dei miei Presidenti e le mie Sentenze di civile emesse e confermate dalla Corte D’Appello di Messina, hanno “sanato” la mia gravissima patologia mentale quella del dissenso dalla psichiatria, che è diventata espressione della mia libertà di pensiero, tutelata dalla Costituzione della Repubblica Italiana e dovere giuridico di un giudice del lavoro titolare del ruolo, di segnalazioni alla Magistratura Inquirente delle “anomalie” psichiatriche. Ho fatto il mio dovere, sia da privato cittadino che da Giudice. Mi auguro di essere ascoltata e che la Magistratura Italiana muti i suoi orientamenti giurisprudenziali. Sarebbe un segno di grande civiltà giuridica. Una svolta epocale. Ricondurre nella legalità un crimine di stato. Applicando finalmente a questi, fino ad ora, criminali legalizzati, il codice penale ed i reati di falso in atto pubblico. Cosa dovrei dire? “Titolo sanate CSM” patologia mentale quella del dissenso dalla psichiatria. Che genera all’erario un danno di notevoli dimensioni.
Maria Amato, Avvocato, Magistrato Onorario, in funzione di giudice del lavoro titolare del ruolo dall’ottobre 2010.

Pubblicato il 23 April, 2016
Categoria: Notizie

Premio 2015 GIORGIO ANTONUCCI

In onore dei Difensori dei Diritti Umani nel campo della salute mentale

Pubblicato il 19 March, 2016
Categoria: Notizie

Premio GIORGIO ANTONUCCI

Edizione 2015

Pubblicato il 1 December, 2015
Categoria: Notizie

Critica al giudizio psichiatrico – Presentazione per l’editore tedesco – di Giorgio Antonucci

 

Questo libro nasce, come gli altri che ho scritto, da concrete esperienze di lavoro, in rapporto con persone implicate in problemi che di regola vengono giudicati di pertinenza psichiatrica.
I primi anni come medico e psicanalista (avevo frequentato la scuola di Roberto Assagioli) ho lavorato a Firenze e nell’hinterland fiorentino con l’intento particolare di evitare in ogni caso l’intervento autoritario e l’internamento in manicomio o in altri istituti specializzati sia pubblici sia privati, tutti luoghi di distruzione.
Ho operato per evitare i ricoveri anche in situazioni di emergenza come l’alluvione del’66 a Firenze e i terremoti in Sicilia nel’68 e in Irpinia nell’80.
Anzi direi che il filo conduttore della mia attività e del mio pensiero si trovano fin dall’inizio nella radicale opposizione a qualunque internamento comunque motivato o giustificato.
Nei tempi fiorentini dal’63 al’67 ho molte storie in cui ho difeso con successo il diritto di vivere libere di molte persone coinvolte in crisi esistenziali con propositi e tentativi di suicidio.
La tesi del libro è che non vi sono uomini saggi e non saggi, ma esistono individui soggetti e protagonisti di scelte con molte diverse possibilità di esperienza.
Così di fatto il giudizio psichiatrico è del tutto convenzionale e arbitrario è privo di autentico significato conoscitivo, però è tragicamente dannoso come svalutazione sociale e demolizione psicologica di chi si trova costretto a subirlo, trovandosi non capito nelle sue esperienze e motivazioni, e inquadrato come un individuo di scarto.
Il libro si divide in due parti essenziali: una riguarda il mio lavoro e il pensiero critico che ne deriva e che lo sostiene, l’altra si riferisce alle iniziative culturali che gli sono sorte dintorno, in Italia in diverse città da Roma a Firenze a Bologna a Imola a Milano.
Il commento fotografico di Massimo Golfieri segue due linee complementari: da una parte si vedono le strutture carcerarie degli istituti psichiatrici; dall’altra si seguono le vicende della vita sociale e le solitudini della vita metropolitana da cui gli psichiatri, al servizio dell’ordine apparente, selezionano e prelevano le vittime.
Piero Colacicchi e Ivano Prandi nel settimo capitolo forniscono la loro testimonianza sul periodo importante di Reggio Emilia, in cui la popolazione intervenne direttamente impostando il discorso politico della difesa dei diritti del cittadino contro gli arbìtri degli psichiatri – anni 1970-71-72.
Questo aspetto – ancora nel settimo capitolo – è testimoniato pure dal documento del Comitato popolare di Ramiseto dal titolo espressivo ‘Ancora sulle visite al San Lazzaro’ che ricorda gli interventi popolari in manicomio.
Il libro è completato anche da esperienze dirette di persone che sono vissute rinchiuse in istituti per gran parte della loro vita come Giorgio Baldi, o fino alla fine come Mino Balducci, morto suicida in manicomio (capitolo ottavo).
Nell’ultima parte vi sono i documenti di iniziative pratiche come ‘Telefono Viola’ di Roma (ora anche a Bologna e in preparazione pare a Milano) che si occupa di informare i cittadini che lo desiderano sui problemi della psichiatria e sui rischi che si corrono in rapporto alla organizzazione sanitaria italiana; e ‘Spartaco’ di Imola e Bologna, comitato di cittadini attivi per la difesa della salute di fronte alle minacce della medicina ufficiale.
Vi si trattano anche le contraddizioni tra alcune iniziative della magistratura e le regole della legge psichiatrica italiana del maggio 1978 comunemente conosciuta come legge 180.
Si racconta il processo da me subito con l’accusa di ‘abbandono di incapace’ per cui è intervenuto in mia difesa con uno specifico memoriale Thomas Szasz, autore della prefazione del libro.
Il mio lavoro, in tempi successivi, come si narra nei primi sette capitoli del libro, si è svolto – sempre contro corrente – in tutti gli ambiti in cui si ritrova l’attività degli psichiatri con ogni tipo di esperienze, istituzionali e territoriali.
Sono intervenuto anche nelle carceri e nei manicomi giudiziari e ho aiutato ex-internati in carcere a evitare i rischi e i danni dei trattamenti e delle classificazioni psichiatriche.
La proposta del libro è una nuova psicologia che si preoccupi dello studio e dela conoscenza delle differenti e molteplici qualità della nostra specie senza la dizione artificiale e arbitraria tra uomini saggi e uomini folli.

Giorgio Antonucci

Firenze, 23 ottobre 1993

Pubblicato il 28 November, 2015
Categoria: Notizie

LA SCELTA – di Giorgio Antonucci

 

“Vengo dal fiume e porto tutta roba che splende.”
Anacreonte.

La cultura è anche curiosità e spesso, per fortuna, un piacevole divertimento, oltre che uno spasso per oziosi.
Cesare Lombroso trovava che anche le piante carnivore sono un po’ delinquenziali e pazzoidi, tanto che ne trattava accuratamente negli appunti di medicina legale.
Per non parlare degli animali di cui il NOSTRO scrive che il delitto si ritrova “ nelle api, fra le quali vi sono alcune beone e ladre che rubano il miele alle altre e le eccitano a non lavorare; nei cavalli, dei quali alcuni rubano il fieno e non vogliono lavorare; nei cani, prendendo alcuni di essi le abitudini ladre e feroci del lupo”.
Ma gli esempi più importanti sembra che li diano le formiche. Anche loro con problemi di voglia o non voglia di lavorare.
I Greci e i Romani come gli Egizi o i Cinesi per mantenersi gli schiavi sembra avessero bisogno del terrore: per avere persone da sfruttare bisogna usare la frusta e tenere pronta la spada.
Ma la borghesia moderna, di cui i socialisti sovietici sono una variante, ha inventato anche la buona coscienza, quella del brav’uomo laborioso e rispettoso delle autorità, che si sottomette a qualsiasi angheria, pur che venga dall’alto, ed è onesto o assassino a seconda delle direttive di Stato.
Ai tempi di Lombroso l’anarchico era un uomo col cranio deforme, nei prossimi anni avrà un test genetico difettoso, tutto questo per merito della scienza, i cui progressi appaiono senza sosta, per fortuna del genere umano, che è la specie più perfetta.
Come dimostra il principio antropico di cui parlano gli scienziati più di moda.
Ma non è solo il problema di guardarsi dai libertari divenuti ormai più rari degli uccelli del paradiso.
I test genetici serviranno a assicurare i datori di lavoro dalla presenza degli incapaci e degli svogliati.
Il resto deve venire dall’esempio dei migliori, le teste geneticamente ben conformate come Enrico Fermi che è diventato accademico con Mussolini, e che ha costruito la bomba con gli americani, sempre raccomandando ai suoi discepoli di non interessarsi di politica, che è roba da lasciare agli specialisti, perché sanno loro quello che devono fare.
Oppure da Martin Heidegger che appoggiava la politica di Hitler e non ha difeso dalle persecuzioni di Stato il suo maestro Edmund Husserl.
Oppure da Truman la cui coscienza cristiana gli impediva di avere problemi a proposito del doppio genocidio di cui era responsabile.
Andrej Sacharov racconta che in Unione Sovietica nel 1962 fu fucilato un vecchietto per aver fabbricato alcune monete false che aveva seppellito in cortile.
Tutto nel rispetto della legge e nel grembo dello Stato.

“Dove c’è ancora popolo – scriveva Nietzsche in Zarathustra – esso non capisce lo Stato e lo odia come malocchio e peccato contro i costumi e diritto.
Questo segno vi do: ogni popolo parla la sua lingua del bene e del male: il vicino non lo capisce. Si inventò la sua lingua in costumi e diritto.
Ma lo Stato mente in tutte le lingue del bene e del male.”

Per questo io mi permetto di dire, con rispetto parlando, che noi, individui da nulla, geneticamente non controllati, abbiamo la malvagia pretesa di ragionare e di scegliere con la nostra testa da poco, senza rispetto alcuno per la politica dei governi, e per la moralità dei potenti.
Fintanto che non arriverà l’ultimo uomo “che saltella sopra la terra come una pulce”.


Firenze, luglio 1992

Pubblicato il 22 November, 2015
Categoria: Notizie

Né psichiatria né anti-psichiatria – di Giorgio Antonucci

 

Articolo per RIVISTA STOP – Milano





La condizione reale degli ex-internati in manicomio è uno dei delitti dell’epoca che viviamo.
Parliamo dunque dell’opera degli esperti o di quelli che tali vengono considerati, ovvero dei responsabili effettivi di questa storia.
Che succede agli ex-ricoverati?
Dopo averli squalificati e arbitrariamente rinchiusi per anni ora li sbattono fuori senza mezzi per vivere, e li buttano allo sbaraglio, con il pretesto ipocrita di superare il manicomio.
Così nelle strade delle metropoli ci sono, tra gli altri, anche questi sbandati.
E li abbandonano a se stessi, salvo riportarli in clinica appena disturbano qualcuno per finire di annientarli, rimettendoli in strada ormai vuoti e indifesi.
Intanto i Centri di Diagnosi e Cura stanno preparando per il futuro altri smarriti isolati dal mondo.
Il nocciolo dell’equivoco è la distinzione arbitraria tra saggezza e follia, che degrada a malattie di mente i problemi pratici e i problemi psicologici delle persone, invece che affrontarli e risolverli per quello che sono.
Vediamo un esempio concreto.
Una persona che tenta il suicidio per problemi affettivi o problemi economici o familiari o di altra natura, non è un malato da curare, magari con difetti genetici, come pensa la scienza ufficiale, ma è un uomo che ha perso fiducia nella vita e nel suo significato, e ha bisogno di aiuto, di solidarietà, e di grande apporto culturale per ridiscutere tutte le questioni fondamentali.
Invece viene preso per matto e rinchiuso e maltrattato.
E nessuno discute con lui i suoi problemi, che sono anche i problemi nostri e della cultura e della società di cui siamo parte.
Così dopo ha un motivo di più per pensare di uccidersi.
La vera scienza è capire i problemi dell’uomo in tutta la loro complessità e comprendere l’individuo nella sua ricchezza creativa e in tutte le sue contraddizioni, e non considerare alienato chi ha esperienze apparentemente diverse.
Ora quelli che per lungo tempo hanno vissuto rinchiusi e maltrattati nei manicomi hanno bisogno di un efficace aiuto sociale per poter vivere tra gli altri con mezzi pratici sufficienti e con pari diritti e dignità, come del resto previsto dalla Costituzione della Repubblica.
Non possono ne debbono vivere di elemosine o di tolleranza.
Dunque la legge 180 deve essere integrata da adeguati aiuti sociali ai reduci del manicomio, che hanno diritto all’attenzione della società, come ne hanno diritto i reduci di guerra.
In concreto hanno bisogno di soldi per vivere indipendenti, di case da abitare, di centri sociali e culturali come punti di riferimento, e da parte dei cittadini hanno bisogno di stima e di rispetto, come ne ha bisogno ognuno di noi, anche senza aver passato guai così grossi.
Si tratta finalmente di mettersi d’impegno per affrontare questa importante emergenza a vantaggio di tutti i cittadini, e a favore di una cultura più profonda.

Giorgio Antonucci – Primario del Reparto Autogestito dell’ex-Istituto Psichiatrico “Lolli” di Imola

Firenze, 15 marzo 1993


Video:

Giorgio Antonucci-Nè psichiatria nè antipsichiatria -Iparte

Giorgio Antonucci – Nè psichiatria nè antipsichiatria – IIparte

Pubblicato il 19 November, 2015
Categoria: Notizie

Il computer e il futuro – di Giorgio Antonucci



Rapsodia.
“Vi sono poche idee per cui mi farei uccidere.
Non ce ne sono per cui io ucciderei”.
Montaigne.






Mari
Aperti

Con vele
Nere

Su
L’orizzonte.


Un tempo si diceva, e molti tra di noi l’hanno sentito, che il vero significato è – la specie – e poco importa se, in guerra o in altre aggressioni, spariscono individui a migliaia, piccoli e grandi, giovani e vecchi: la natura si rinnova ed è ricca e procede per abbondanza.
La natura conosce i suoi scopi e li persegue con sicurezza.
Così noi saremo come i virus o gli spermatozoi o le lumache, come i moscerini dell’aria e i microbi dell’acqua.
Provvisori e insignificanti.
Sicuri strumenti per fini superiori.
Con questa scusa si esaltava la guerra e si giustificavano i potenti – ognuno credeva di poter bagnare col sangue le proprie particolari superstizioni: la religione il partito la scienza la patria l’impero la filosofia il popolo il proletariato la storia.
Gli uccisi non contavano – specie quando erano gli altri.
Si parlava di natura come se fosse immortale.
E si parlava di natura come se fosse un concetto definito, invece che una pura astrazione senza contenuto.
Il vuoto delle parole appoggiava il conformismo e preparava la rinuncia e l’inquadramento.
Il parlare a vuoto era spesso virtù politica e serviva da seduzione.
I sofisti lo avevano capito per primi.
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Si diceva cosi una volta, oppure si dice ancora?
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Ma quel che riferiscono adesso dalla Russia potrebbe funzionare da rivoluzione di pensiero, essere di stimolo ai più maliziosi, e cambiare le idee dei più esperti.
Raccontano interessati i giornali che esiste un robot intelligente, (quasi come il cervello d’un uomo), orgoglio degli ingegneri e vanto dei costruttori, che, appena gli esperti americani avranno atomizzato l’oriente, risponderà a puntino con la distruzione completa di quel che rimane, funzionando da solo con rigoroso metodo scientifico, frutto maturo di elaborazioni di genio.
Ed ecco finalmente la terra quietamente pacificata in modo definitivo, nitida e silenziosa come la luna.
Ecco finalmente arrivato il trionfo dello spirito assoluto dopo secoli di ammirevoli tentativi inefficaci.
Avverato il sogno di Hegel.
Non c’era riuscito nemmeno Hitler.
Per riuscire nell’intento occorrevano i mezzi, e solo la scienza sperimentale avrebbe potuto procurarli.
Questi miracoli della tecnologia.
Non potevano bastare né le utopie dei filosofi né le fantasie dei poeti.

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Ora la luna, ancora più silenziosa che ai tempi di Leopardi, si affaccia perplessa su questo deserto.


Giorgio Antonucci – 1993

Pubblicato il 17 November, 2015
Categoria: Notizie

“Janas” di Rocco Lombardi – Storie di donne: intelligenza cultura e conflitti con il potere – di Maria D’Oronzo

Blugallery
Inaugura Sabato 14 Novembre alle ore 18.00
JANAS
mostra personale di
ROCCO LOMBARDI
14 Novembre 2015 – 21 Gennaio 2016
Da Martedì a Sabato ore 16-19

Testo critico di Maria Rosaria D’Oronzo
Serigrafie a cura di Stranedizioni
Inaugurazione convivio e intervento musicale con AKASHA

JANAS
“SONO LA PRIMA E L’ULTIMA.
SONO L’ONORATA E LA DISPREZZATA.
SONO LA PROSTITUTA E LA SANTA.
SONO LA SPOSA E LA VERGINE.
SONO LA MADRE E LA FIGLIA.
SONO SPUDORATA,SONO VERGOGNOSA SONO INSENSATA E SONO
SAGGIA.
SONO SENZA DIO E SONO UNA IL CUI DIO E’ GRANDE.”

Uno sguardo sul femminino tra psiche, mito e storia: sei scintille, sei lavori stampati in serigrafia artigianale su grande formato in tessuto.
Le grandi serigrafie stampate su tessuto a tiratura limitata presenti in mostra, saranno anticipate dall’esposizione delle sei opere originali realizzate con la tecnica dello scratchboard su acetato.
Rocco Lombardi è nato a Formia, nel 1973. Fumettista e illustratore, i
suoi lavori sono comparsi in numerose pubblicazioni in Italia e all’estero, su copertine di dischi e poster per gruppi della scena indipendente. Con Simone Lucciola nel 2002 fonda Lamette Comics, etichetta di fumetto underground con cui pubblica la raccolta di storie brevi L’albero sfregiato (2006) e l’albo illustrato Non senza mano cattiva (2011). Nel 2009 per Nicola Pesce Editore esce Annetta. È tra gli autori della rivista Giuda e
nel 2012 per Giuda Edizioni realizza a quattro mani con Lucciola
Campana. Ancora per Giuda edizioni nel 2013 esce Alberico.
Dal 2014 collabora con la BluGallery di Bologna per cui produce il progetto FieraNera.
Gira l’Italia insieme a Marina Girardi con Nomadisegni: un
progetto in divenire fatto di laboratori itineranti, storie e disegni ispirati al paesaggio.


Protagoniste della cultura

STORIE DI DONNE: INTELLIGENZA CULTURA E CONFLITTI CON IL POTERE
Saffo, nasce a Ereso, Lesbo nel 630 a.C circa muore a Leucade, Lesbo, nel 570 a.C circa.
Poetessa. Nasce nell’isola di Lesbo ma presto si trasferì, con la famiglia, in Sicilia, per le lotte politiche tra i tiranni che c’erano a Lesbo. Tornata a Lesbo, fondò un tiaso, un’associazione di carattere religioso legato al culto di Afrodite, la dea dell’amore, della bellezza, della fertilità. Curò l’educazione di giovani donne all’amore, alla delicatezza, alla poesia, alla grazia, alla danza, al canto, all’eleganza, alla seduzione, alla musica. Nella biblioteca di Alessandria la sua opera comprendeva otto o forse nove libri.
Ipazia, nasce ad Alessandria d’Egitto 355/370 muore ad Alessandria d’Egitto 450 circa.
Matematica, astronoma, filosofa. Venne istruita alla matematica dal padre Teone, e divenne ella stessa maestra di molti scienziati e filosofi. Dal 393 fu a capo della Scuola Alessandrina. Le fonti antiche sottolineano il pubblico insegnamento di Ipazia verso chiunque volesse ascoltarla. Ipazia, fu capo della Scuola Alessandrina quando vennero demoliti i templi per ordine del vescovo Teofilo, fu risparmiato il tempio di Dioniso perché trasformato in chiesa. La scienziata fu uccisa da parte di una folla di cristiani. Il prestigio di Ipazia ha una natura principalmente culturale, ma la sua grande cultura è la condizione di un potere anche politico. La libertà di parola e di azione che venivano dalla sua cultura le permisero di essere ricercata dagli amministratori delle questioni pubbliche. Il vescovo cristiano Cirillo “veduta la grande quantità di persone che frequentava la casa di Ipazia si rose a tal punto nell’anima che tramò la sua uccisione” ( Damascio, filosofo).

Artemisia Gentileschi nasce a Roma 8 luglio 1593 muore a Napoli 1653
Pittrice, scuola caravaggesca. Le sue opere si trovano nei musei in tutto il mondo. Figlia di Orazio Gentileschi e Prudenza Mantone. Artemisia a 16 anni aveva dimostrato il suo talento nel disegno nella bottega del padre dove, insieme ai suoi fratelli, imparò il modo di dare lucentezza ai dipinti e a impastare i colori, a Roma. Venne stuprata nel 1611 dal pittore Agostino Tassi. Al processo, Artemisia accettò di deporre le accuse sotto tortura: lo schiacciamento dei pollici. Ebbe successo a Firenze, presso i medici, a Roma presso il papa Urbano VIII, a Venezia, Bologna, Londra. Napoli fu la città che preferì e dove raggiunse la sua indipendenza come donna, mentre il suo successo di pittrice era solido da decenni.

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Pubblicato il 16 November, 2015
Categoria: Notizie

Centro di Relazioni Umane (Bologna) — Maria Rosaria d’Oronzo