Archivio della Categoria: ‘Notizie’

La liberazione dell’uomo – Opera pittorica di Mirco Gaggetta



Scriveva Cechov, all’inizio del secolo XX’, in un racconto ambientato in un’ospizio psichiatrico, che un giorno non ci saranno più le inferriate, non ci saranno più le porte chiuse, non ci saranno più le strutture che limitano la libertà dell’uomo. Gli uomini vivranno veramente, inizieranno a vivere secondo tutte le loro capacità”


Foto: Massimo Golfieri

 


“Coloro che vogliono un mondo di sottomessi cercano di costruire anche un mondo di ignoranti chi vuole invece le premesse della libertà cerca di sviluppare la cultura e nella cultura la più grande espressione di libertà che è l’Arte.”

Buona visione. YouTube http://youtu.be/d52GJNO0nhM?list=UU_Ru4DUpawMY6nkUkzbUcgA

Pubblicato il 20 September, 2014
Categoria: Notizie

Piero Colacicchi – Eugen Galasso



Piero Colacicchi, scultore e docente d’arte in Accademia,  è stato anche un collaboratore attivo del più coerente e radicale negatore della psichiatria in Italia, il dott-.Giorgio Antonucci; decisamente efficace nella messa in discussione dei pregiudizi nei confronti di presunti “pazzi” e degli immigrati (in particolare, ma non solo, dei”rom”),  Colacicchi ha spiegato come i pregiudizi, di origine positivistica (in particolare lombrosiana) verso queste “categorie” di persone siano poi pretesti per riaffermare il quietismo sociale, ossia, per esempio la staticità verso il dinamismo e la mobilità , la sedentarietà verso movimenti e flussi, verso le novità sociali, come la protesta e l’insoddisfazione sarebbero segni e segnali di un’incapacità (sic!) a adeguarsi all’Esistente, per abominevole che esso sia… In definitiva esiste, ci dice Colacicchi, un fil rouge tra la repressione dei rom e quella dei “matti”, in definitiva tra ogni forma di repressione e le altre.  Colacicchi, peraltro, non si è mai limitato alla sola teoria, collaborando invece a un’accoglienza non pietistica (quella si può e deve lasciarla alle associazioni “religiose”, in specie cattoliche e in genere cristiane, quelle che con un po’ di aiuto, spesso “peloso” cercano e credono di guadagnarsi il “Paradiso”) e non retorica con chi soffre e viene represso. La sua presenza e la sua attività costante, anche nei momenti più difficili, manca e mancherà al Centro di relazioni umane, ma anche in genere al mondo che si batte contro la repressione, ma dalla sua assenza (paradossalmente, ma l’assenza può divenire, dialetticamente, presenza) e dal suo esempio potranno, si spera, germogliare realtà nuove e capaci di dar luogo a feconde innovazioni.    Eugen Galasso

Pubblicato il 11 August, 2014
Categoria: Notizie

Mostro, folle, matto – di Eugen Galasso

Come ci ricorda Pierre Magnard, filosofo, nel suo bel dialogo-conversazione con Eric Fiat “La couleur du matin profond” (Paris, Les dialogues des petits Platons, 2013, p.112) , un tempo, precisamente nel 1500, era “la prigione a far funzione (le veci, se si vuole) dell’ospedale psichiatrico”: lo ricorda a proposito di Michel Montaigne che volle andare a trovare Torquato Tasso quando “era uscito di senno”, ma aggiunge, giustamente, che, per es. il grande chirurgo di quell’epoca, Ambroise Paré, parlava del “Mostro” (quale era considerato e viene tuttora considerato il “folle” o il “matto”, nelle differenti versioni e gradazioni…) non certo come inumano, come “su-umano”, ma come “prodigio” (uno dei significati di “monstrum” in latino…), come “manifestazione dell’onnipotenza divina” (op.cit., ibidem), un essere che ha, in quanto tale, diritto a tutte le cure possibili da parte degli altri esseri umani.  Se si pensa a questa considerazione, peraltro presente anche precedentemente (nell’antichità il “folle” era spesso il vaticinante, il “paragnosta”, nel Medioevo si parlava del “folle di Dio”, in molte culture non occidentali il “folle”, ma anche il “matto”, più popolarmente inteso è apparentato e apparentabile allo sciamano), ne constatiamo l’abissale distanza con la concezione della psichiatria attuale, che lo considera elemento da “sorvegliare e punire” (Foucault), da escludere e rinchiudere.  Ecco allora ancora una volta sconfermate le famose “magnifiche sorti e progressive” (espressione usata in chiave apologetica da Terenzio Mamiani e virata al negativo dal più intelligente cugino Giacomo Leopardi).

Eugen Galasso

Pubblicato il 26 May, 2014
Categoria: Notizie

Conferenza-dibattito a Lecce



Domenica 9 marzo 2014 a Lecce



Pubblicato il 4 March, 2014
Categoria: Notizie

Azioni cinematofrafiche di critica psichiatrica

Il 25 febbraio 2014 Giorgio Antonucci e Maria D’Oronzo sono stati intervistati da una troupe cinematografica di Los Angeles, sulla questione psichiatrica, teoria e prassi, farmaci e elettroshock. La troupe cinematofrafica sta girando in tutto il mondo con i protagonisti mondiali di critica alla psichiatria.

Pubblicato il 4 March, 2014
Categoria: Notizie

Un romantico contro la psichiatria – Eugen Galasso

Spesso un discorso, anche involontariamente-inconsciamente, “anti-psichiatrico” si nasconde “nelle pieghe”: è il caso, oltre che di affermazioni varie nell’antichità e nel Medioevo (pensiamo a quella sofoclea per cui “il più grande enigma è l’uomo”, che tuttavia è probabilmente ancora troppo “generica”, in vari sensi) a un’affermazione radicale e precisa di Théophile Gautier (1811-1872), grande scrittore romantico e teorico del Romanticismo, che in “Avatar” scrive, tra l’altro (tralascio il contesto, qui “inessenziale”): “Non si è ancora sezionata un’anima in un amfiteatro anatomico” (Avatar in “Avatar, la mort amoureuse et autres récits fantastiques, Paris, Gallimard,   p.213). Considerando che il romanzo in questione è del 1857, quindi della metà (poco più) del 1800, la “psichiatria” dell’epoca era in piena fase meccanicistica, la Salpetrière in piena funzione (molti decenni prima aveva “accolto” il “Divino” Marquis de Sade), dunque, anche se appunto “involontariamente”, magari riprendendo la dicotomia cartesia tra res cogitans (pensiero, mente ma anche “anima”, dato che il concetto di “psiche” è posteriore) e res extensa (corpi e natura), segna una netta cesura tra “dilemmi della mente e dell’anima” (mi esprimo volutamente in maniera generica) e corpo, dove è solo sul corpo-sui corpi che anatomia e chirurgia possono agire…  Una precisazione importante che, pur se in maniera “accidentale” (non risultano trattati del saggista Gautier su questi temi) chiarisce molto bene la questione in gioco. Che poi il dilemma (dirò così, ma potrei dire “sofferenza”) del protagonista di “Avatar” (nulla a che vedere con il “cult-movie” di qualche anno fa, ma è quasi pletorico metterlo in chiaro), Octave sia “un chagrin d’amour” (una sofferenza d’amore) è questione che attiene strettamente al Romanticismo, ma al tempo stesso, se vogliamo estendere la cosa e farne un problema anche ai giorni nostri, vuol dire quasi “Giù le mani dall’amore, psichiatri eventuali!”. E non è questione peregrina: se si pensa ai suicidi per amore, tuttora, ma anche a persone che per lo stesso motivo finisconmo in “clinica psichiatrica” etc… Qui l’esperienza lunga e profonda di Giorgio Antonucci  docet. Sarebbe, ovviamente, una pura sciocchezza voler leggere le frase, quasi “intervallata” (ricorro a una similitudine musicale credo non peregrina, dato che anche sintatticamente la frase che ho tradotto è un inciso, una proposizione incidentale) di Gautier quasi fosse un predecessore di Szasz, Antonucci, Laing, Cooper etc., ma sicuramente una riflessione a riguardo credo sia opportuna, dato che la parola o meglio l’espressione intera “è gettata”.  Certo gli “psichiatri” non leggono Gautier, però…
Eugen Galasso

Pubblicato il 12 February, 2014
Categoria: Notizie

Convegno: Si può fare in maniera diversa – con Maria D’Oronzo

25 febbraio 2014, Rimini

Cinema Teatro Tiberio, Chiostro Chiesa di San Giuliano Martire, via San Giuliano 16 Rimini

ore 13: Maria D’oronzo

Relatori: Riccardo Sabatelli, Stefania Guerra Lisi, Vincenza Palmieri, Nunzia Maniacardi, Francesco Miraglia, Maria D’Oronzo, Marisa Golinucci, Mariano Loiacono, Roberta Casadio

Pubblicato il 8 February, 2014
Categoria: Notizie

Psichiatria ma spesso anche psicologia – Eugen Galasso

Una psichiatria al servizio dei poteri, del potere (ma al Potere pasolinianamente inteso non credo, se non come efficace metafora) quando i poteri convergono  su una linea, accerchiano chi si colloca al di fuori di certe logiche, ma anche certi orientamenti psicologici e psicoanalitici rischiano di essere o divenire “invasivi”, soprattutto se fraintesi nella loro essenza. Così psicologi e psicoanalisti (ma anche psichiatri tendenzialmente orientati verso la psicoanalisi) di orientamento freudiano curiosi di estorcere ai loro clienti (o “pazienti”, se vanno dallo psichiatra) “confessioni” sul sesso, anche in età infantile, per sapere se abbiano assistito alla “scena primaria”, quando e come…Adleriani intenti a chiedere informazioni sul rapporto con la propria individualità, con l’autoaffermazione etc., junghiani (o presunti tali, ma vale per gli orientamenti precedenti e per altri che qui non enumeriamo per non tediare troppo chi legge) che interrogano le persone sulle opzioni simbolico-religiose etc. Anche nell’ambito che sembrerebbe meno invasivo o dovrebbe essere tale, quello umanistico di Carl Rogers (ma anche altri psicologi della “Terza Ondata”, come spesso si chiama, fanno uso, per es., di LSD, quasi fosse versione più moderna del Pentothal, peraltro ancora in uso…). Studiando, vari anni fa, le opere di Rogers con un professore rogersiano, avevo trovato, nella formulazione, abbastanza oppressiva, delle domande rogersiane, tale rischio, ma avevo trovato poi una sorta di prontuario rogersiano (meglio: di suoi seguaci ed eredi) che si distingueva per essere pedantesco, noioso, mirato comunque sempre a indirizzare la persona, a guidarla a dire anche ciò che non vorrebbe dire. Ho ritrovato da poco un romanzo non di grande momento, “Marnie”di WInston Graham, che considero di gran lunga inferiore al film omonimo che ne aveva ricavato Alfred Hitchock (il romanzo è del 1961, il film del 1964). Non mi soffermo sulle differenze tra romanzo e film(molte e molto significative, peraltro), non entro nel merito delle questioni estetiche e poetiche relative, ma vado al nocciolo della cosa, ossia a un elemento chiave del libro, che nel film non c’è, perché là sarebbe inutile: il dottor Roman, che vuol curare, per indicazione del marito Mark la moglie, giovane cleptomane (cito qui la definizione desunta dalla vulgata psichiatrica) terrorizzata dal sesso (anche qui definizione semplificata, per intenderci). Ebbene, Roman, che Graham definisce”psichiatra” (cfr. quanto detto sopra; ma c’è anche da dire che un romanziere, per di più anglosassone, non è obbligato a distinguere troppo tra questi ruoli, e comunque l’autore non lo fa…), ad un certo punto chiede alla protagonista se lei non voglia(generare ma poi avere, educare, curare etc.) bambini. Una violenza inaccettabile, orientata ad un paradigma teleologico, ossia di finalismo procreativo imposto alle persone.  D’accordo, non c’era il femminismo, si potrebbe obiettare, ma anche dei maschi potrebbero rivendicare (chi scrive spera lo facciano sempre di più, ma questo è altra cosa) la loro intenzione di non generare. Discorsi culturali a parte, però, rimane la violenza fatta al pensiero e alle intenzioni di una persona, specie se donna (nella fattispecie) indotta se non obbligata, comunque “persuasa occultamente” (l’espressione è di Vance Packard) a generare anche se non vuole farlo. Si dirà: ma è un romanzo. Invece no: a parte il fatto che molto spesso, se non sempre, i romanzi riflettono la cultura del proprio tempo, nel caso specifico si sa di medici (anche per nulla psichiatri), psichiatri, psicologi, psicoanalisti insistono, che,   anche se non sono cattolici integralisti, su questo tipo di argomentazione insistono, sulla necessità di “sorvegliare e punire”, di controllare, in particolare chi si ritiene (meglio: il potere machista ritiene) sfugga alla cultura, collocandosi più sul versante della natura. Ma, se il discorso vale a fortiori per la donna, sempre repressa (Giorgio Antonucci, “non psichiatra” che ha il merito di aver chiuso i reparti femminili dei manicomi, ma anche di aver teorizzato la sua prassi, docet), esso vale anche per l’uomo, o meglio per quegli uomini che non rientrano negli stereotipi logocentrici della “sola cultura”.
Eugen Galasso

Pubblicato il 29 January, 2014
Categoria: Notizie

Giorgio Antonucci – Intervento “Premio Giorgio Antonucci”, 2013-2014 –

 

 

http://www.youtube.com/watch?v=fyAgKEk_R9U

 

 

Youtube:sul  canale del Centro di Relazioni Umane http://www.youtube.com/channel/UChx-KT4kt8mfO5zv4mE602w

 

 

 

Pubblicato il 19 January, 2014
Categoria: Notizie

“Frast’ uomo cromatico: Memorie ancestrali” Stefania Guerra Lisi – di Eugen Galasso

“Frast’ uomo cromatico: Memorie ancestrali”,  di Stefania Guerra Lisi (Pietrasanta, Petrarte edizioni), docente a Roma Tre (Università romana) e nelle scuole Montessori di Roma, ideatrice del corso quadriennale sulla”Globalità dei linguaggi”, esperta di riabilitazione di “diversabili” sensoriali, motori e psichici, spiega qui le opere dell’artista fiamminga, ma residente a Carrara, non è un “semplice” catalogo d’arte, quanto un commento importante e in linea con quanto l’autrice fa e con il campo in cui opera da anni: la diffusione della creatività in ogni ambito, per ogni persona, l’individuazione degli archetipi nei quali si muove ogni cultura umana  e ogni persona che ne sia partecipe.  L’opera di Linda Roels, espressa nel “Bewusstwording” (divenire consapevole) formata a Gent/Gand (Accademia d’Arte), mima, che ha lavorato anche con l'”Arca”, compagnia teatrale del regista De Bels e del grande drammaturgo spagnolo Fernando Arrabal, colui che, con Roland Topor e Alejandro Jodorowski (oggi il “vate” della “psicomagia”), avevano creato il “Mouvement panique”, il movimento teatrale e in genere artistico che aveva rivitalizzato le tematiche surrealiste, senza peraltro inserirsi stabilmente nel surrealismo. E nell’opera di Linda Roels le tematiche “surreali”, ben più che “surrealiste” sono pienamente presenti, non come riproposizione del già conosciuto in forma nuova ma come individuazione di quegli elementi “eterni” che spesso riteniamo persi, ma, in quanto appunto”ancestrali”, ci appartengono, invece, a pieno titolo e che ritroviamo nell’arte, l’espressione più diretta e “materializzata” del nostro vissuto e delle tensioni verso ciò che vorremmo vivere.  Un altro contributo importante per conoscere e conoscersi, in una dimensione di irruzione del'”onirico” nella nostra “realtà quotidiana”, dove virgoletto non a caso le due espressioni, in quanto risultano da una nostra volontà di classificare e di distinguere esperienze e realtà che, per es. in altre culture, sono e si presentano come unite, senza alcuna distinzione.   
  Eugen Galasso    

Pubblicato il 31 December, 2013
Categoria: Notizie

Centro di Relazioni Umane (Bologna) — Maria Rosaria d’Oronzo