Archivio della Categoria: ‘Testi’

Il pensiero di Giorgio Antonucci – 24° convegno GDL – Maria D’Oronzo

Diritto ad Esserci così come si è – 24° convegno Globalità dei linguaggi di Stefania Guerra Lisi





Fin dai primi tempi della storia conosciuta si definisce follia il comportamento di coloro che non corrispondono alle direttive dei costumi di qella società, cosi varia il concetto di follia a seconda del giudizio che si dà sui costumi che devono essere imposti.
La storia della psichiatria è più recente cioè la storia del Mito della Medicina sulla variazione del costume.
Nel ‘600 con il capitalismo, con la nascita delle grandi metropoli, tutte le persoe che non si sa dove mettere, vengono rinchuse negli Ospedali Generali e la psichiatria diventa sempre più necessaria. Quello che è grave no è solo che ci sono questi ghetti, ma che questi ghetti si configurano come luoghi di cura.
Quando un pensiero non torna è considerato non saggio,per lo psichiatra è un difetto del cervello. Ad esempio Lombroso dice che gli anarchici hanno un difetto fisico per cui il loro modo di ragionare politico dipende da questo difetto fisico e devono essere eliminati in qualche modo e molti anarchici sono finiti in manicomio. Così succede agli artisti per il loro carattere creativo, per la loro essenza creativa, esprimono cose che non corrispondono al moralismo corrente e rischiano di essere internati.
Ad esempio quello che è ritenuto saggio in una cultura è ritenuto assolutamente impraticabile in un’altra.
Se uno vive insieme con i Buddhisti e poi viene i Italia, in Europa, si trova i difficoltà perchè deve cambiare un sacco di modi di pensare. Questo discorso importante fa vedere che il mondo è fatto di tante culture, di tante pratiche diverse di tante morali diverse perciò di tante filosofie diverse.
Le teorie correnti sono due. Una è quella degli psichiatri cosidetti organicisti, che dice che quando una persona non torna negli schemi che loro stessi creano, allora ha un difetto organico, biochimico del cervello. L’altra teoria dice che il difetto non è organico o biologico ma è un difetto nella storia della persona.
Giorgio Antonucci non ritiene di dover andare a trovare i difetti nelle persone. Con una persona che viene da noi dobbiamo cercare, insieme, qual’è il suo rapporto con la realtà e vedere qual’è, senza che questo implichi che ci sia un rapporto normale, sano, dei sani di mente, e un rapporto anormale, malato, dei malati di mente.
Per lo psichiatra c’è un difetto fisico, per lo psicanalista c’è un difetto psicologico. Questo rigurada anche Freud. Dopo la sua esperienza negli spedali di Parigi, ha detto: ho smesso di fare il medico, e ho iniziato a fare il biografo. Ma il problema è che le sue biografie sono pensate in cerca del difetto.
Giorgio Antonucci rifiuta quest’idea del difetto. Ci sono tanti modi di essere e di pensare e tante storie.
E’ chiaro che quando si discute con una persona creativa non si può smettere di tener conto del mondo che c’è intorno, altrimenti non serve a niente; però non si può escludere nemmeno tutta l’altra parte dell’interlocutore.
Quando ci sono le iniziative che possono facilmente avere per risultato l’esclusione dalla società, allora non si cerca il torto o lo sbaglio, l’errore, ma si avvisa la persona, la si mette in guardia, in modo che la sua creatività non lo porti i conflitto con la società: essendo l’individuo più debole della struttura sociale, ne sarebbe travolto.
Si discute su queste basi: io ho la mia creatività, i miei pensieri, le mie scelte, il mondo è quello che è, allora adesso cosa facciamo?
Non sulla base di un difetto, ma sulla base realistica, bisogna confrontarsi con quelli che ci stanno intorno, se no si rischia di essere travolti.
La storia del lavoro di Giorgio Antonucci si caratterizza da subito in un’attività ben precisa: evitare gli internamenti e di non aver mai fatto eccezione in questo.
Giorgio Antonucci comincia a evitare gli internamenti perchè il suo pensiero è che ogni persona ha la sua ricchezza creativa e questa ricchezza creativa va risettata.
La creatività non è un difetto e le persone che si trovano in determinati conflitti sociali e sotto il pregiudizio sociale non devono essere internnate ma devono continuare ad esercitare la loro creatività.
Bertal Russel si esprimeva con ironia sulla distinzione tra fantasia e realtà. In pratica – comentava – la fantasia è ciò che dice il paziente; la realtà è ciò che dice l’analista.
Le contraddizioni psicologiche non sono effetto di una disgregazione della personalità, come ritiene la psichatria, ma al contrario sono la rivelazione e l’espressione di un conflitto strettamente legato con l’intelligenza.
In questo modo la ricerca comincia a diventare biografia.
Il pensiero antonucciano comprende in primo luogo il collegamento di tutte le tensioni interiori con le possibili motivazioni, in secondo luogo la possibilità di acquisire metodicamente un sempre più attento controllo di sé stessi per divenire il più possibile autonomi verso la libertà.
Si cerca insieme di chiarire il pensiero. Si cerca intensamente una nuova chiarezza di linguaggio per rinnovare la propria comprensione della realtà e per ritrovare sé stessi.
Si cerca insieme un nuovo linguaggio per chiarire il pensiero, e da qui la collaborazione di Giorgio Antonucci con il professore del D.A.M.S., Gino Stefani.
La questione psicologca è innanzitutto un roblema di linguaggio e charezza di pensiero non è un problema di medicina.
La condotta di un individuo come la condotta delle faccende di una società. può venire paragonata ad un gioco.
Più semplice e meno numerosi sono i giiochi, più facile è il giocarli. Le relazioni, leggi, costumi della società costituiscono le regole secondo le quali le persone devono giocare. Gli individui trovano logorante e difficile condurre contemporaneamente due o più giochi così le società trovano logorante e difficile tollerare contemporaneamente l’esistenza di una pluralità di giochi per accaparrarsi l’attenzione e adesione dei cittadini. Da qui nasce la costruzione del malato in giurisprudenza. Viviamo in una società in cui un numero maggiore di individui perde la sua libertà mediante le cure psichiatriche.
Maria D’Oronzo


Giorgio Antonucci wikipedia

Pubblicato il 14 September, 2020
Categoria: Testi

Su Maupassant – Eugen Galasso



I testi di Guy de Maupassant, grande scrittore dell’Ottocento sulla “follia” non sono pochi, trattandosi soprattutto di novelle e racconti.  Sono testi , in genere, che spiegano come il “pazzo” o venga preso per tale perché non lo si capisce/non lo si vuole capire, oppure perché si comporta in modo considerato “eccentrico”, ossia, praticamente, quasi la stessa cosa.  Il “paradosso”, se vogliamo, è che lo stesso Maupassant sia morto in una condizione considerata (da quasi tutti, purtroppo) di “alterazione mentale” (altri parlando tout court di “paranoia”) e che si sia suicidato, in preda a una “crisi”. Forse, anche a questo “proposito”, converrebbe proprio rileggere i “Pensieri sul suicidio” di Giorgio Antonucci.  Il discorso si potrebbe, certo, estendere ad altri personaggi, ma credo che questo sia un caso “esemplare” che non può lasciare “indenni” da una riflessione che vada oltre a stereotipi e “idee ricevute” o pregiudizi di vario tipo…    Eugen Galasso

Pubblicato il 10 June, 2020
Categoria: Testi

Esorcisti e psichiatri – Eugen Galasso





Che tecniche come l’elettroshock e la lobotomia siano “naturali prosecuzioni” delle tecniche usate dalla “Sancta Inquisitio” cattolica è fuori di dubbio. IL protestantesimo, in particolare la tradizione che si rifà a Lutero, non può vantare pretese di “democraticità” e di tolleranza, in quanto la persecuzione di presunte streghe, di “stregoni”, di “eretici”, di Ebrei non manca neppure nel “campionario” evangelico, ma la “Sancta Inquisitio”, tra l’altro protetta da ogni sorta di poteri costituiti, non c’è, nel campionario indicato. Certo, l’intolleranza e la persecuzione di chi pensa e agisce diversamente da quella “massa critica” individuata come “normale” non manca mai, soprattutto nelle religioni storico-positive, ma la Chiesa Cattolica, al netto di qualche timida “apertura” (cfr.Papa Francesco e in genere la tradizione post-conciliare), appare la più intollerante. Per rimanere in ambito psichiatrico, perché non ricordare l’esistenza, ancora fortemente radicata e mai messa in discussione neppure da questo papa, degli esorcisti? Una straordinaria forma di potere esercitata indiscriminatamente da chi detiene quello che un tempo si definiva e veniva definito “potere spirituale”… Pur usando con ogni riserva l’espressione, credo si tratti dell’unica forma ancora in voga, in un ambito extra-poliziesco, di “lavaggio del cervello”…    Eugen Galasso 

Pubblicato il 17 February, 2020
Categoria: Testi

Paolo Lorenzini e lo psichiatra di “Sussi e Biribissi” – Eugen Galasso





Talora, scoprendo qualche testo anche teatrale, succede che si incappi in qualche sorpresa interessante: il romanzo fiorentino “Sussi e Biribissi”(1902) di Paolo Lorenzini, nipote di Carlo Collodi alias Lorenzini, l’autore del “Pinocchio”, presenta due ragazzi tredicenni, che hanno preso un “trip” per Jules Verne e il suo “Viaggio al centro della terra” cercano il luogo in questione disperatamente e in modo improprio, finendo quasi nelle fogne.  Una guardia regia (allora c’era il re…) li manda in manicomio, dove lo psichiatra “sragiona” e fa discorsi che porterebbero ogni comune morale dritto in psichiatria con TSO accelerato… Giorgio Antonucci e Thomas Szasz godranno dal grande nulla o dal “Paradiso per spiriti magni” in cui si trovano (???) dato che un testo insospettabile, ora recuperato in bella versione teatrale (anche teatro di figura, oltre che di attori), ci riporta una protesta inusitata contro un mondo “crazy” che ricovera obbligatoriamente chi ha anche solo un sano spirito d’avventura…  Se lo zio Carlo Collodi (in realtà Lorenzini) nelle “Avventure di Pinocchio” parlava di ospedale e carcere come destinazioni possibili per i “ribelli”, il nipote demolisce, pur se non a picconate, un’altra istituzione totale funzionale alla dittatura della borghesia, il manicomio…    Eugen Galasso

Pubblicato il 12 January, 2020
Categoria: Testi

Poesia di Giorgio Antonucci – “Se mi ascolti e mi credi”


Lettura di Maria D’Oronzo





https://www.youtube.com/watch?v=wvxVeKZumHw&t=76s


Le poesie del dottor Giorgio Antonucci nascono dalle conversazioni del dottore con le internate nei reparti degli ospedali psichiatrici in cui il dottore ha lavorato.
Il dottore rifiuta la diagnosi: “La diagnosi viene negata in quanto pregiudizio psichiatrico che impedisce di intraprendere il vero lavoro psicologico con la sofferenza degli uomini per le contraddizioni della natura e della coscienza e per le contraddizioni della società e i conflitti della convivenza.” wikipedia https://it.wikipedia.org/wiki/Giorgio_Antonucci.


Testo




Se mi ascolti
e mi credi
posso raccontarti
in che modo
sono finita
qui dentro


in che modo
sono finita
qui dentro



posso raccontarti
cos’è accaduto
quando avevo
sedici anni


La mia storia
è molto
semplice


La mia storia
è semplice
e chiara


La ricordo assai bene
e posso parlarne
con serenità
nonostante tutto


Nonostante il ricovero a tradimento
Nonostante gli interrogatori dei primi tempi
Nonostante
gli insulti


Sei agitata!
(io mi ribellavo)


Sei incomprensibile!
(io cercavo di spiegarmi
e di sapere)


Sei pericolosa!
(io mi difendevo)


Nonostante la camerata e il cortile
dove il sole e la luna
concedono poco
per mancanza di spazio


Nonostante i miei anni
senza nulla


La mia storia
è semplice
e chiara


e la ricordo assai bene
e posso parlarne
con serenità


se mi ascolti


se mi ascolti
e se hai il coraggio di credermi


e se hai
il coraggio
di credermi


perché vedi
non mi ha
mai
creduta
nessuno


perché
non mi ha
mai
creduta
nessuno


Ho perduto le gambe sotto il treno


Per loro fu un tentativo di suicidio


Io potrei dirti


forse è successo
per disgrazia


forse volevo uccidermi


Ma che t’importa perché è successo?


Per loro non fu disgrazia
Per loro non fu disperazione


Per loro fu pazzia


loro spiegano
tutto
con la pazzia


e sono venuta qui dentro
e ci resto


e debbo ringraziare l’infermiera
se la mia seggiola a rotelle
viene spinta


dalla cella
al cortile


e dal cortile
alla cella


perché così la mia vita
anche se squallida
non è monotona del tutto


perché così la mia vita
anche se squallida
non è monotona del tutto


Se mi ascolti
e se hai il coraggio di credermi
la mia storia
come vedi
è molto semplice.


di Giorgio Antonucci

Pubblicato il 30 December, 2019
Categoria: Audio, Testi, Video

La psichiatria rinuncia alla depressione, ma non alla cura – Eugen Galasso






Non pochi psichiatri, ormai, hanno l’ardire di prescrivere, quasi come obbligo morale, se non etico (e chissà, un domani, giuridico…) ai “depressi” di curarsi. Ora, a parte il fatto che di “depressione” si parla da poco tempo, visto che nella storia della psichiatria un tempo, neppure remotissimo, le definizioni erano ben diverse, ancora oggi (vedasi il DSM5, dunque l’edizione più recente) si distinguono varie forme di “disturbi depressivi”, rinunciando a parlare di “depressione” intesa unitariamente, parlando di “disturbo depressivo maggiore”, “persistente” (distimia), “indotto da farmaci o da sostanze”, “con altra specificazione” (dove siamo decisamente nel “vago” e nell”indistinto”), “disturbo da disregolazione dell’umore dirompente” (e qui, ad essere precisi, saremmo altrove, rispetto alla “depressione” propriamente intesa…come lo siamo se lo definiamo “indotto da un’altra condizione medica” o “dovuto ad un’altra condizione medica”, il “disturbo disforico premestruale”, poi, è ovviamente altra cosa, impossibile riferirlo alla “depressione”), dunque una depressione tout court , a voler essere precisi, non esiste neppure per la tassonomia psichiatrica vigente o meglio esiste “per approssimazione”.   
Ma dal punto di vista operativo è ben chiaro che cosa vogliono gli psichiatri: temendo che le loro strutture vengano, se non disertate, messe “tra parentesi”, impongono , per quanto possono imporre, che i/le “pazienti” (magari autoconvintisi di essere “depressi/e) vi si rechino e si sorbiscano le cure proposte/imposte… Torna in mente, fatalmente, la lezione di Giorgio  Antonucci, che, negando la patologia depressiva”, richiamava, semmai, quel “mal d’e^tre moi” che caratterizza l’epoca romantica ma anche poi il Novecento esistenzialista o  variamente autodefinito/si…  Altro chiaramente, dalla “depressione” (ma cfr.sopra, a proposito di una definizione univoca quanto perentoria) psichiatricamente etichettabile e da curare. Certo, la saggezza e la prudenza che mettono in dubbio categorie “sacralizzate” non sono di casa, quando si parla di un “pronto intervento” anch’esso sacralizzato-imposto… Ma il trend dominante favorisce il potere psichiatrico e farmacologico, ovviamente…  Eugen Galasso

Pubblicato il 13 October, 2019
Categoria: Testi

Al Lavoro di Giorgio Antonucci – Libretto



Attenzione!


Da oggi è più facile leggere e/o scaricare l’opuscolo “Al Lavoro di Giorgio Antonucci” seguendo questo link:


https://flipbookpdf.net/web/site/fbe6af90a74c6b418ed297c7ce6ceeae5b03f456201910.pdf.html




Pubblicato il 9 October, 2019
Categoria: Testi

LSD e psichiatria – Eugen Galasso





Su “A”, numero 436,  estate 2019, un breve saggio di Piero Cipriano, quasi (ma parecchio “quasi”) antipsichiatra, stavolta sulle sostanze psicoattive, come LSD, peytol etc.  Avendo letto quasi tutto Timothy Leary (lo psicologo -“profeta” dell’LSD),  Albert Hoffman (colui che, da chimico, aveva isolato la sostanza , che è dietilamide-23 dell’acido lisergico), Stanislaf Grof,  Carlos Castaneda, occupandomi, nei ritagli di tempo, di curanderos e sciamanesimo,  intervengo e complessivamente, a differenza che in altre occasioni, mi sento parzialmente d’accordo (preciso che non ho mai provato l’LSD).  Alla fine del testo, anche in polemica con lo zelante-irruente neodestrista Matteo Salvini, leader de facto anche se non de jure, Cipriano dà un consiglio, anzi rivolge un appello ai politici “mettete psichedelici nei vostri cervelli”. Chissà, potrebbe funzionare? Non si sa, né il consiglio/appello sarà messo in pratica, dunque… un’ipotesi che rimane tale, senza venire verificata o falsificata è almeno da mettere tra parentesi…bypassandola, per ora.  Ora, comunque, Cipriano, che certo si muove in una prospettiva di riconoscimento della “malattia psichica”, ritiene, appoggiandosi a ricerche recenti di David Nutt (2010), di Robin Carbart-Harris,  dello stesso anno, per cui l’LSD, oltre ad essere meno pericoloso di droghe ammesse , anzi “incoraggiate” come l’alcol.  Ora, oltre al fatto che le ricerche citate sono state condotte in condizioni “protette” e con quantità esigue, la “mistica” dell’LSD à la Tim Leary,  strutturalmente e anche stilisticamente affascinante, è estremamente problematica (e non è solo una questione di dosi, direi, ma anche di atteggiamento della persona – dove non si può dimenticare che molti “sperimentatori selvaggi”, dopo l’assunzione di LSD, sono incorsi in “incidenti” e danni fisici vari, il che vale per ogni droga),  né, dal punto di vista anti-e/o non psichiatrico non abbiamo fatto grandi passi avanti, anche se siamo d’accordo (lo sono, ma con riserva, anzi con molte riserve, per quel che vale…), anzi quasi nessuno.  O si accetta l’uso di ogni sostanza nell’ambito di una libertà di pensiero e di comportamento totale (che però uno Stato o anche una Società comunque “organizzata” è difficile che possa concedere…) oppure qualche controllo e qualche “verifica” verrà comunque effettuata.  Oltre al fatto che questo testo, per qualche verso “un passo avanti” nella riflessione di Cipriano, sembra comunque essere tangente rispetto al problema della non psichiatrizzazione.  Credo che il compianto Maestro Giorgio Antonucci, con qualche sfumatura diversa, sarebbe quasi della mia opinione…   Eugen Galasso


Approfondimenti: https://it.wikipedia.org/wiki/LSD


Pubblicato il 2 September, 2019
Categoria: Testi

Gli allievi di Cesare Lombroso: Enrico Ferri – Eugen Galasso





Enrico Ferri (1856-1929) fu un criminologo, un giurista (docente di diritto penale), un avvocato e un autore di vari testi, tra i quali “Socialismo e criminalità”(1883),  “Sociologia criminale”(1884), “Sociologia e scienza positiva”(1894),  del più tardo “I Socialisti nazionali e il governo fascista”(1923), per alcuni (come Anna Kulischioff, moglie di Filippo Turati e esponente del socialismo europeo) “un gran cialtrone” e un “vanesio”, perché non marxista e ben poco interessato a questioni specificatamente economiche, socialista darwinista, poi però fascista (i passaggi politici erano e sono frequenti, spesso con giustificazioni discutibili, in molti autori, ma anche in personaggi politici dell’epoca e dell’oggi…) rimane soprattutto interessante, ritengo, per l’opuscolo “La giustizia nel secolo XX°(Roma, Athenaeum, 1912), conferenza tenuta al circolo giuridico di Roma il 28 gennaio; una perorazione, decisamente ispirata al pensiero del suo Maestro (grande per l’epoca, nonostante tutto) Cesare Lombroso, che, anche studiando le strutture craniche, individuava tratti atavico-ereditari (ma non solo) che portavano, molto spesso, alla formazione di caratteri criminali.  Modernissimo per il suo tempo, quanto a diritto penale e criminologia, in buona sostanza Ferri perora la formazione di manicomi criminali, ritenendo essere, in molti casi, la detenzione in carcere fortemente negativa. Se all’epoca questa tendenza era moderna, oggi si va nella direzione opposta, quella di un superamento anche dei manicomi criminali, divenuti, peraltro, quasi sempre, strutture pessime anche a livello sanitario. anche se (bisogna pur dirlo) non si sa bene come la svolta si concretizzi nel senso di strutture ancora una volta chiuse o di libere comunità, certo in qualche modo controllate… Parla di “scuola positiva criminale”, spiegandone la specificità : “…si potrebbe dire che mentre l’istinto o il pregiudizio popolare nell’autore di un reato, soprattutto di sangue, vede soprattutto il delinquente, e la scuola classica vede anzitutto l’uomo, la scuola positiva dice, da trentanni, che bisogna guardare in esso l’uomo delinquente”(op.cit.. p.19).  Come dire non solo il delinquente, ma anche l’uomo e parimenti non solo l’uomo, ma appunto l’uomo che delinque. Devono dunque darsi giudici specializzati anche in criminologia, secondo Ferri e al tempo stesso strutture che, curando adeguatamente “l’uomo delinquente”, gli permettano di ri-crearsi (certo non nell’accezione banale del termine), di divenire una persona “nuova e diversa”.  Senza particolari utopie (dalle quali l’autore era alieno), una proposta certo radicale, per l’epoca, espressa da una persona il cui stile rimane quello battagliero di un avvocato-oratore (non certo alieno, anzi, dalla retorica), con quella formazione lombrosiano che all’inizio del 1900, era nuovissima, oltremodo polemica nei confronti delle “solite entità giuridiche astratte della colpa e del castigo” (cit., p.81), in nome di un modernismo pragmatista (anche se probabilmente la corrente in questione, a livello psicologico e filosofico, di James,  Dewey e Pierce, non era nota al Ferri, non era alieno da tale prospettiva, essendo quasi un “pragmatista fattuale”) e di un’adesione , anche questa involontaria, a un orientamento fondamentale che, sempre negli States, ma originariamente su spinta di un fisiologo russo, Pavlov, con Watson e poi Skinner, diverrà un riferimento fondamentale per la psicologia, pur se, notoriamente, era già nell’aria un altro approccio, quello “psicanalitico”, fondamentale rivolto non solo ai comportamenti esterni o meglio estrinsecati ma invece alle loro cause più o meno inconsce.   Una “giustizia né più severa né  più pietosa” ma “più veramente umana e socialmente più efficace”(cit., ,p92) auspicava il Ferri. Ebbene, potremmo dire che questo ideale, con ma anche nonostante lui, non si è ancora attuata… Ma soprattutto, nonostante la lezione di  Giorgio  Antonucci e di Thomas Szasz (autori che si sono conosciuti, ma hanno lavorato indipendentemente) rimane fisso e incrollabile il mito della “malattia mentale”.  Smontato il quale, rimane certo il problema di sottoporre il reo di un crimine, in particolare di omicidio (pensiamo al femminicidio) a una pena.  Chi scrive, non essendo “anarchico”, ritiene che essa debba comunque esserci; si possono però, anzi si debbono ripensare completamente le modalità della pena, che non può avere, oggi, una funzione meramente repressiva.    Eugen Galasso

Pubblicato il 8 August, 2019
Categoria: Testi

Centro di Relazioni Umane. Al lavoro di Giorgio Antonucci – Maria D’Oronzo



Ripercorrere le vicende, che si sono succedute negli anni di lavoro del dottor Giorgio Antonucci per una nuova linfa e nuovi stimoli alla lotta al Pregiudizio Psichiatrico. Giorgio Antonucci non solo dovette curarsi della liberazione di centinaia di donne e uomini internati, ma si occupò di restituire loro alla pienezza della vita.













Abbiamo realizzato un VIDEO dell’opuscolo https://www.youtube.com/watch?v=BYwQdRz0Xe8


Qui la versione A3 per stampa
Giorgio Antonucci A3
E’ disponibile anche la versione A2 se richiesta.

Pubblicato il 20 June, 2019
Categoria: Notizie, Presentazione, Testi, Video

Centro di Relazioni Umane (Bologna) — Maria Rosaria d’Oronzo