Festival Psy 2019 – Paris 16-17 novembre





Saremo presenti con la proiezione del docufilm, progetto di Laura Mileto regista Alberto Cavallini, “Se mi ascolti e mi credi. Giorgio Antonucci un medico senza camice“. Anteprima in francese. Presentazione della dott Maria D’Oronzo

Pubblicato il 9 November, 2019
Categoria: Eventi, Immagini, Notizie, Presentazione, Video

La psichiatria rinuncia alla depressione, ma non alla cura – Eugen Galasso






Non pochi psichiatri, ormai, hanno l’ardire di prescrivere, quasi come obbligo morale, se non etico (e chissà, un domani, giuridico…) ai “depressi” di curarsi. Ora, a parte il fatto che di “depressione” si parla da poco tempo, visto che nella storia della psichiatria un tempo, neppure remotissimo, le definizioni erano ben diverse, ancora oggi (vedasi il DSM5, dunque l’edizione più recente) si distinguono varie forme di “disturbi depressivi”, rinunciando a parlare di “depressione” intesa unitariamente, parlando di “disturbo depressivo maggiore”, “persistente” (distimia), “indotto da farmaci o da sostanze”, “con altra specificazione” (dove siamo decisamente nel “vago” e nell”indistinto”), “disturbo da disregolazione dell’umore dirompente” (e qui, ad essere precisi, saremmo altrove, rispetto alla “depressione” propriamente intesa…come lo siamo se lo definiamo “indotto da un’altra condizione medica” o “dovuto ad un’altra condizione medica”, il “disturbo disforico premestruale”, poi, è ovviamente altra cosa, impossibile riferirlo alla “depressione”), dunque una depressione tout court , a voler essere precisi, non esiste neppure per la tassonomia psichiatrica vigente o meglio esiste “per approssimazione”.   
Ma dal punto di vista operativo è ben chiaro che cosa vogliono gli psichiatri: temendo che le loro strutture vengano, se non disertate, messe “tra parentesi”, impongono , per quanto possono imporre, che i/le “pazienti” (magari autoconvintisi di essere “depressi/e) vi si rechino e si sorbiscano le cure proposte/imposte… Torna in mente, fatalmente, la lezione di Giorgio  Antonucci, che, negando la patologia depressiva”, richiamava, semmai, quel “mal d’e^tre moi” che caratterizza l’epoca romantica ma anche poi il Novecento esistenzialista o  variamente autodefinito/si…  Altro chiaramente, dalla “depressione” (ma cfr.sopra, a proposito di una definizione univoca quanto perentoria) psichiatricamente etichettabile e da curare. Certo, la saggezza e la prudenza che mettono in dubbio categorie “sacralizzate” non sono di casa, quando si parla di un “pronto intervento” anch’esso sacralizzato-imposto… Ma il trend dominante favorisce il potere psichiatrico e farmacologico, ovviamente…  Eugen Galasso

Pubblicato il 13 October, 2019
Categoria: Testi

Al Lavoro di Giorgio Antonucci – Libretto



Attenzione!


Da oggi è più facile leggere e/o scaricare l’opuscolo “Al Lavoro di Giorgio Antonucci” seguendo questo link:


https://flipbookpdf.net/web/site/fbe6af90a74c6b418ed297c7ce6ceeae5b03f456201910.pdf.html




Pubblicato il 9 October, 2019
Categoria: Testi

GdL – XXIV Convegno nazionale – Diritti Umani, Educazione e Cura



Diritto ad Esserci come si è.


Relazione a cura della Prof.ssa M.R. D’Oronzo, psicologa,fondatrice e coordinatrice del Centro di Relazioni Umane


La rivoluzione in campo terapeutico svolta dal dott. Giorgio Antonucci è riassunta in 5 punti chiave:
1. il TSO non può essere considerato un approccio scientifico alla sofferenza umana perchè è basato sulla forza ed è contro la volontà del paziente.
2. L’etica del dialogo è sostituita all’ “etica della coercizione”. Il dialogo non può avvenire se non tra due individui che si relazionano nel confronto alla pari.
3. La diagnosi viene negata in quanto pregiudizio psichiatrico che impedisce il vero processo relazionale sul piano della sofferenza degli uomini per le contraddizioni della natura e della coscienza e per le contraddizioni della società e i conflitti della convivenza.
4. Gli psicofarmaci servono per sedare la persona al fine di migliorare le condizioni di vita di chi se ne occupa.Vengono negati tutti gli altri strumenti che danneggiano la persona dalla lobotomia, alla castrazione (proposta da alcuni anche in Italia in rapporto ai reati sessuali), e tutti i tipi di shock.
5. Per criticare le istituzioni bisogna mettere in discussione anche il pensiero che le ha create.
L’invito ad abbattere pregiudizi, considerare la Persona nel suo bisogno primario di appartenenza al mondo e nell’attitudine creativa che affiora nella sapiente processo di resilienza dinanzi al dolore. La Carta dei Diritti dell’Uomo rimane la guida di riferimento per difenderci da certi soprusi delle Istituzioni.
M.R. D’Oronzo

Ufficio Stampa XXIV Convegno Nazionale Globalità dei Linguaggi per la Nonviolenza a cura di Mauro Colella

Collaboratori: Guido Boddaa Tyna Maria, Alessandro Cherubini, Alessandra Forte
Archivio Foto-Video Maurizio Di Gennaro








Foto Maria Grazia Deana Ciracì






Sessione pomeridiana, dedicata ai Diritti Umani nel Sociale


XXIV Convegno Nazionale Globalità dei Linguaggi per la Nonviolenza

Sala Teatro – Santa Maria della Pietà – ROMA


Relazione a cura della Prof.ssa Stefania Guerra Lisi, ideatrice della Globalità dei Linguaggi


“L’essere umano, a differenza degli altri animali, è capace di distruttività verso se stessi e verso gli altri. Gli altri animali uccidono per soddisfare i bisogni fondamentali. Ma nessun animale tortura come l’uomo, anche per piacere. Inoltre l’essere umano soffre di più, perché ha l’immaginazione. Questo compiacimento sadico della morte che ha l’essere umano ci costringe ad interrogarci, in sintonia Ad esempio Erich Fromm, dice che la distruttività non è innata ma è legata alla induzione. Emerge una responsabilità sociale.
Ma al tempo stesso dobbiamo essere consapevoli che ognuno di noi ha in sé le risorse per superare il dolore.
Veniamo tutti da 9 mesi in cui abbiamo imparato sulla pelle l’alfabeto delle emozioni, in sincronia, sinfonia e sintonia con la madre.
Non può esserci un uomo che non sia musicale e che non conosca il contenimento.
Nella GdL c’è un forte interesse per la ricerca del senso dei comportamenti apparentemente insensate,
nonostante tutto. Questa ricerca si basa sulla consapevolezza che la Sinestesia non è un patrimonio di pochi, ma un fiume sotterraneo sempre esistente, grazie al quale ogni senso rimanda a tutti gli altri.
L’essere umano può venire cancellato se c’è perdita di senso, se non si fa lo sforzo di decodificare il senso.
Se non si crede che ogni essere umano ha sempre un senso. Ciascun essere umano tende a vivere ed ha risorse creative anche dal punto di vista neuro-fisiologico.
E quindi W la vita, con tutto il nostro entusiasmo!
Prof. Stefania Guerra Lisi


Ufficio Stampa XXIV Convegno Nazionale
Globalità dei Linguaggi per la Non Violenza a cura di Mauro Colella
Collaboratori: Guido Bodda, Tyna Maria,
Alessandro Cherubini, Alessandra Forte
Archivio Foto-Video Maurizio Di Gennaro

Pubblicato il 5 October, 2019
Categoria: Eventi, Immagini

Globalità dei Linguaggi – 24° Convegno Nazionale – Diritti Umani, Educazione e Cura






In memoria di Gino Stefani


Presentazione e invito al XXIV convegno di MusicArTerapia di Stefania Guerra Lis, caposcuola e ideatrice del metodo Globalità dei Linguaggi: Facebook https://www.facebook.com/214140508599493/videos/2835602576453260/UzpfSTE4MjU1NjM0NzE6MTAyMTE2ODQ3NTA5OTQwNTA/


Il nostro intervento è previsto venerdi 4 ottobre 2019.

Pubblicato il 1 October, 2019
Categoria: Notizie, Presentazione

LSD e psichiatria – Eugen Galasso





Su “A”, numero 436,  estate 2019, un breve saggio di Piero Cipriano, quasi (ma parecchio “quasi”) antipsichiatra, stavolta sulle sostanze psicoattive, come LSD, peytol etc.  Avendo letto quasi tutto Timothy Leary (lo psicologo -“profeta” dell’LSD),  Albert Hoffman (colui che, da chimico, aveva isolato la sostanza , che è dietilamide-23 dell’acido lisergico), Stanislaf Grof,  Carlos Castaneda, occupandomi, nei ritagli di tempo, di curanderos e sciamanesimo,  intervengo e complessivamente, a differenza che in altre occasioni, mi sento parzialmente d’accordo (preciso che non ho mai provato l’LSD).  Alla fine del testo, anche in polemica con lo zelante-irruente neodestrista Matteo Salvini, leader de facto anche se non de jure, Cipriano dà un consiglio, anzi rivolge un appello ai politici “mettete psichedelici nei vostri cervelli”. Chissà, potrebbe funzionare? Non si sa, né il consiglio/appello sarà messo in pratica, dunque… un’ipotesi che rimane tale, senza venire verificata o falsificata è almeno da mettere tra parentesi…bypassandola, per ora.  Ora, comunque, Cipriano, che certo si muove in una prospettiva di riconoscimento della “malattia psichica”, ritiene, appoggiandosi a ricerche recenti di David Nutt (2010), di Robin Carbart-Harris,  dello stesso anno, per cui l’LSD, oltre ad essere meno pericoloso di droghe ammesse , anzi “incoraggiate” come l’alcol.  Ora, oltre al fatto che le ricerche citate sono state condotte in condizioni “protette” e con quantità esigue, la “mistica” dell’LSD à la Tim Leary,  strutturalmente e anche stilisticamente affascinante, è estremamente problematica (e non è solo una questione di dosi, direi, ma anche di atteggiamento della persona – dove non si può dimenticare che molti “sperimentatori selvaggi”, dopo l’assunzione di LSD, sono incorsi in “incidenti” e danni fisici vari, il che vale per ogni droga),  né, dal punto di vista anti-e/o non psichiatrico non abbiamo fatto grandi passi avanti, anche se siamo d’accordo (lo sono, ma con riserva, anzi con molte riserve, per quel che vale…), anzi quasi nessuno.  O si accetta l’uso di ogni sostanza nell’ambito di una libertà di pensiero e di comportamento totale (che però uno Stato o anche una Società comunque “organizzata” è difficile che possa concedere…) oppure qualche controllo e qualche “verifica” verrà comunque effettuata.  Oltre al fatto che questo testo, per qualche verso “un passo avanti” nella riflessione di Cipriano, sembra comunque essere tangente rispetto al problema della non psichiatrizzazione.  Credo che il compianto Maestro Giorgio Antonucci, con qualche sfumatura diversa, sarebbe quasi della mia opinione…   Eugen Galasso


Approfondimenti: https://it.wikipedia.org/wiki/LSD


Pubblicato il 2 September, 2019
Categoria: Testi

Gli allievi di Cesare Lombroso: Enrico Ferri – Eugen Galasso





Enrico Ferri (1856-1929) fu un criminologo, un giurista (docente di diritto penale), un avvocato e un autore di vari testi, tra i quali “Socialismo e criminalità”(1883),  “Sociologia criminale”(1884), “Sociologia e scienza positiva”(1894),  del più tardo “I Socialisti nazionali e il governo fascista”(1923), per alcuni (come Anna Kulischioff, moglie di Filippo Turati e esponente del socialismo europeo) “un gran cialtrone” e un “vanesio”, perché non marxista e ben poco interessato a questioni specificatamente economiche, socialista darwinista, poi però fascista (i passaggi politici erano e sono frequenti, spesso con giustificazioni discutibili, in molti autori, ma anche in personaggi politici dell’epoca e dell’oggi…) rimane soprattutto interessante, ritengo, per l’opuscolo “La giustizia nel secolo XX°(Roma, Athenaeum, 1912), conferenza tenuta al circolo giuridico di Roma il 28 gennaio; una perorazione, decisamente ispirata al pensiero del suo Maestro (grande per l’epoca, nonostante tutto) Cesare Lombroso, che, anche studiando le strutture craniche, individuava tratti atavico-ereditari (ma non solo) che portavano, molto spesso, alla formazione di caratteri criminali.  Modernissimo per il suo tempo, quanto a diritto penale e criminologia, in buona sostanza Ferri perora la formazione di manicomi criminali, ritenendo essere, in molti casi, la detenzione in carcere fortemente negativa. Se all’epoca questa tendenza era moderna, oggi si va nella direzione opposta, quella di un superamento anche dei manicomi criminali, divenuti, peraltro, quasi sempre, strutture pessime anche a livello sanitario. anche se (bisogna pur dirlo) non si sa bene come la svolta si concretizzi nel senso di strutture ancora una volta chiuse o di libere comunità, certo in qualche modo controllate… Parla di “scuola positiva criminale”, spiegandone la specificità : “…si potrebbe dire che mentre l’istinto o il pregiudizio popolare nell’autore di un reato, soprattutto di sangue, vede soprattutto il delinquente, e la scuola classica vede anzitutto l’uomo, la scuola positiva dice, da trentanni, che bisogna guardare in esso l’uomo delinquente”(op.cit.. p.19).  Come dire non solo il delinquente, ma anche l’uomo e parimenti non solo l’uomo, ma appunto l’uomo che delinque. Devono dunque darsi giudici specializzati anche in criminologia, secondo Ferri e al tempo stesso strutture che, curando adeguatamente “l’uomo delinquente”, gli permettano di ri-crearsi (certo non nell’accezione banale del termine), di divenire una persona “nuova e diversa”.  Senza particolari utopie (dalle quali l’autore era alieno), una proposta certo radicale, per l’epoca, espressa da una persona il cui stile rimane quello battagliero di un avvocato-oratore (non certo alieno, anzi, dalla retorica), con quella formazione lombrosiano che all’inizio del 1900, era nuovissima, oltremodo polemica nei confronti delle “solite entità giuridiche astratte della colpa e del castigo” (cit., p.81), in nome di un modernismo pragmatista (anche se probabilmente la corrente in questione, a livello psicologico e filosofico, di James,  Dewey e Pierce, non era nota al Ferri, non era alieno da tale prospettiva, essendo quasi un “pragmatista fattuale”) e di un’adesione , anche questa involontaria, a un orientamento fondamentale che, sempre negli States, ma originariamente su spinta di un fisiologo russo, Pavlov, con Watson e poi Skinner, diverrà un riferimento fondamentale per la psicologia, pur se, notoriamente, era già nell’aria un altro approccio, quello “psicanalitico”, fondamentale rivolto non solo ai comportamenti esterni o meglio estrinsecati ma invece alle loro cause più o meno inconsce.   Una “giustizia né più severa né  più pietosa” ma “più veramente umana e socialmente più efficace”(cit., ,p92) auspicava il Ferri. Ebbene, potremmo dire che questo ideale, con ma anche nonostante lui, non si è ancora attuata… Ma soprattutto, nonostante la lezione di  Giorgio  Antonucci e di Thomas Szasz (autori che si sono conosciuti, ma hanno lavorato indipendentemente) rimane fisso e incrollabile il mito della “malattia mentale”.  Smontato il quale, rimane certo il problema di sottoporre il reo di un crimine, in particolare di omicidio (pensiamo al femminicidio) a una pena.  Chi scrive, non essendo “anarchico”, ritiene che essa debba comunque esserci; si possono però, anzi si debbono ripensare completamente le modalità della pena, che non può avere, oggi, una funzione meramente repressiva.    Eugen Galasso

Pubblicato il 8 August, 2019
Categoria: Testi

Al lavoro di Giorgio Antonucci – Incontro con Maria D’Oronzo






La “Casa del popolo” di Lecce e il Centro di relazioni umane di Lecce organizzano un incontro con Maria D’Oronzo, sul lavoro di Giorgio Antonucci, medico, filosofo poeta. Il solo al mondo ad aver abolito, nei suoi reparti di ospedale psichiatrici, l’elettrochoc e trattamenti sanitari obbligatori (T.S.O.).


Nel corso della serata ci sarà la proiezione del docu-film “SE MI ASCOLTI e MI CREDI, un dottore senza camicie” di Mileto e Cavallini.


9 Luglio ore 19.30
Via Tempesta 17, Lecce

Pubblicato il 3 July, 2019
Categoria: Eventi

Eugen Galasso – Recensione – “Lila” di Robert Pirsing



Una straordinaria demistificazione dell’antipsichiatria è in uno scrittore filosofo-antropologo USA, Robert Pirsig (1928-2017), dove corre l’obbligo di ricordare che Pirsig subì sia ricoveri psichiatrici sia trattamenti a base di elettroshock (quello di Ken Kesey, autore del romanzo e poi del dramma da cui Milos Forman trasse il film “Qualcuno volò sul nido del cuculo” non è un racconto di fantasia, anzi…pur se Kesey era collaboratore della struttura manicomiale, non “paziente”) nel romanzo filosofico-antropologico “Lila” (1991, nell’edizione americana originale). Con uno stile ovviamente diverso, le tesi sono quelle di Giorgio Antonucci: A) la società individua e condanna i “matti”, recludendoli perché non li capisce e ne ha paura;  B ) in culture diverse da quella occidentale-capitalistica, ma in genere dalle società strutturate in modo autoritario, come quelle dette “primitive” il “folle” è invece il portatore di luce, il “profeta”; C) lo shock terapeutico e in particolare l’elettroshock servono solo a rinchiudere -a escludere- a far dimenticare quanto il “folle” aveva già elaborato,  facendolo poi ripiombare in una condizione analoga a quella precedente, con una coazione a ripetere, ossia con la ripetizione degli elettroshock, che già Cerletti (espressamente citato) paragonava a pure “botte in testa”…   Un’avvertenza: a parte la lunghezza dell’opera (più di 500 pagine) il continuo passaggio dalla riflessione teorica alla narrazione può creare qualche problema a un lettore non abituato, pur se il testo non è assolutamente “incomprensibile”.  Decisamente più “fluido” lo stile di Antonucci, come quello di Szasz, di Laing,  di Cooper, a tratti anche di Foucault, non quello di Deleuze e Guattari.   Ma una lettura, per parafrasare una celebre frase, diventata quasi uno slogan, vale bene un po’ di sacrificio…   Eugen Galasso

Pubblicato il 27 June, 2019
Categoria: Libri

Centro di Relazioni Umane. Al lavoro di Giorgio Antonucci – Maria D’Oronzo



Ripercorrere le vicende, che si sono succedute negli anni di lavoro del dottor Giorgio Antonucci per una nuova linfa e nuovi stimoli alla lotta al Pregiudizio Psichiatrico. Giorgio Antonucci non solo dovette curarsi della liberazione di centinaia di donne e uomini internati, ma si occupò di restituire loro alla pienezza della vita.













Abbiamo realizzato un VIDEO dell’opuscolo https://www.youtube.com/watch?v=BYwQdRz0Xe8


Qui la versione A3 per stampa
Giorgio Antonucci A3
E’ disponibile anche la versione A2 se richiesta.

Pubblicato il 20 June, 2019
Categoria: Notizie, Presentazione, Testi, Video

Centro di Relazioni Umane (Bologna) — Maria Rosaria d’Oronzo