Articolo su Giorgio Antonucci in intervista a”La Nazione” sul significato della depressione – Eugen Galasso



Giorgio Antonucci, che da decenni nella pratica e nella teoria (libri, conferenze, saggi etc.) si batte contro il pregiudizio psichiatrico, ribadisce giustamente tali posizioni in un’ intervista/conversazione a “La Nazione” del 7 febbraio 2012, con Ilaria Ulivelli,  dove smonta l’illusione-mito fabbricato ad arte (dei produttori di psico-farmaci, soprattutto) della depressione, ricordandoci, invece, che esistono  problemi di  felicità o tristezza, voglia di vivere più o meno intensa, in quella che (credo Giorgio sarebbe d’accordo, nell’uso di quest’espressione come nel concetto che sottende) è una società “tanatofera”, che cioè “porta la morte”, che scoraggia la felicità. Se pensiamo all’imprenditore come all’operaio che si uccidono (non è interclassismo, è scelta diversa, ma motivata da problemi economici oltre che esistenziali), a chi non ha più voglia di vivere, magari senza volerne trarre fino in fondo le conseguenze, credo sia chiarissimo quanto Antonucci vuol dire. Così anche: il no al TSO (internamento, in realtà, in strutture psichiatriche, che solo nominalmente sostituiscono manicomi), alle terapie psichiatriche incluse i famosi psicofarmaci nuovi, di cui molti (psichiatri e fabbricanti-commercianti di queste “droghe legalizzate”) decantano “magnifiche sorti e progressive” (così ironicamente o meglio con amara ironia Giacomo Leopardi, non a caso, contro, tra l’altro il parente acquisito Terenzio Mamiani…). Il problema sarà quindi ancora una volta il dialogo e l’ascolto per problemi che sono esistenziali, filosofici, appunto, non medici. Se Antonucci non viene accettato dalla medicina ufficiale (una lode a un giornale altrimenti “conservatore” come il QN -“La Nazione” per avere ospitato comunque questo articolo-conversazione) è perché smonta il potere e gli interessi della psichiatria e di quanto è peritestuale e periferico ma afferente alla stessa.

Eugen Galasso

Pubblicato il 15 February, 2012
Categoria: Testi

Centro di Relazioni Umane (Bologna) — Maria Rosaria d’Oronzo