QUANDO L’OSPEDALE E’ A PORTE APERTE- IMOLA

A colloquio con Giorgio Antonucci direttore degli ultimi due reparti psichiatrici rimasti al “Lolli”. Così i pazienti sono diventati “utenti”.


il Resto del Carlino, 26 ottobre 1994

“Il cannibalismo? E’ una variante della specie. Si trova nella storia a livello rituale. Il suicidio? Fa parte della opzione. Per Dante che non mise Catone all’Inferno, bensì alle porte del Purgatorio, era una scelta di dignità. Sarà anche moralmente discutibile, ma non c’entra con la psichiatria”.

Giorgio Antonucci, fiorentino, stretto collaboratore di Franco Basaglia negli ultimi anni della contestazione, sorride soavemente mentre scarica raffiche di affermazioni un attimino sconcertanti. “Non ci sono matti e sani – assicura – sono classificazioni psichiatriche, non scientifiche. Nessuno è più portato all’aggressività di un altro, tutti possiamo uccidere. I miei pazienti, una volta messi fuori, non hanno mai fatto violenze, semmai le hanno subite, come C. O., l’ex-internato che è stato investito da una macchina. Siccome io l’avevo lasciato uscire mi si voleva addossare la responsabilità della sua morte, sostenendo che si trattava di un incapace. Ma C. O. camminava sul ciglio della strada come prescrive il codice, ed io sono stato regolarmente assolto”. Leggi l’articolo completo »

Pubblicato il 12 February, 2009
Categoria: Testi

Centro di Relazioni Umane (Bologna) — Maria Rosaria d’Oronzo