Apologia dello Stato – di Giorgio Antonucci
Articolo per “Tempi Supplementari”
In un’ alba livida
Tra i fiumi del whisky
Dio venne a Mahagonny.
Bertolt Brecht.
Io credo che dovremmo intitolare le università i licei e le scuole elementari ai vari nomi illustri della fedeltà allo Stato e ai campioni autentici dell’amore di Patria. Come ad esempio Adolf Eichmann e Martin Bormann, visto che si insegna ai discepoli la sottomissione all’ordine costituito e il rispetto delle direttive che vengono dall’alto.
Si dovrebbero distribuire ai ragazzi le biografie degli imputati del processo di Norimberga. Vittime innocenti dell’incomprensione dei vincitori, che peraltro partivano dalle stesse convinzioni.
E’ ridicolo intitolare una scuola ad Albert Einstein, che era un anarchico un po’ pazzoide e svitato che andava dicendo che per fare il militare non è necessario un cervello, ma basterebbe il midollo spinale, e considerava altre umiliazioni meno gravi che quella di indossare una divisa e marciare inquadrato per la guerra.
Ed è naturalmente sbagliato dedicarla a Dante Alighieri che, a parte che era un eretico, era pure un individualista ribelle, condannato a morte per ben due volte dal potere legittimo della città.
Le facoltà di medicina dovrebbero esser dedicate al Dottor Mengele, che seguiva i principi del giuramento di Ippocrate, e operava per il bene della specie, secondo i teoremi di Darwin.
Hanno ragione le donne di iscriversi ai militari per diventare omicide alla pari degli uomini, uscendo da secoli di oscura inferiorità e di degradante apatia.
Anche le femmine hanno diritto alla pari dei maschi di proporsi generosamente e in modo altruistico e coraggioso come attivo strumento di morte statale, rivendicando di non essere emarginate, e facendosi eredi del vecchio detto filosofico che la guerra è la madre di tutte le cose e la molla di tutti i progressi.
Dev’essere una delizia per le femministe vedere finalmente le donne vestite da vigile urbano, poliziotto, soldato e magari prete anglicano: secoli di lotte e rivendicazioni sono finalmente arrivate a buon porto.
Anche la donna è un numero, proprio come l’uomo.
Pure le fanciulle possono diventare funzionari scrupolosi.
Perfino la donna può essere a tutti gli effetti un fedele e cieco servitore dello Stato, e può contribuire in prima persona al riarmo per la pace, e ai bombardamenti chirurgici.
Per quel che riguarda i bambini e gli adolescenti non abbiamo nulla da inventare e possiamo imitare con tranquillità i nostri maestri più qualificati militarizzando tutti fino dal giorno della nascita.
I precedenti sono gloriosi.
I musicisti ci forniranno le marce e le ninna nanne.
Gli stilisti e i pittori le divise.
Gli scrittori e i poeti le parole d’ordine.
Gli architetti le aule squadrate.
Così potremo dire alla fine, dopo secoli di barbarie anarchica:”Ora non c’è più l’uomo, ma esiste finalmente la società, come per troppo tempo avevamo desiderato”.
Saremo l’invidia delle formiche.
Di qui in avanti le esecuzioni sommarie e i genocidi non saranno più guerra, ma saranno più precisamente operazioni di polizia, per garantire la legalità e la sicurezza degli onesti e dei tranquilli, tessuto formativo della cultura, e basi stabili del buon governo universale.
Gli psicologi ci diranno che la famiglia stabile, costi quel che costi, è l’unico valore sociale, e il divorzio e gli amori extra coniugali sono un segno di difetto genetico, e una nevrosi, e un sintomo di malattia della mente, e le assistenti sociali provvederanno a sorvegliarci in continuazione per il bene nostro e dei figli.
La pena capitale e i manicomi taglieranno il marcio.
Gli spot promozionali terranno viva la verità.
I portatori di handicap, come Beethoven e Leopardi, verranno castrati perché non figlino, e non riempiano il mondo di aborti.
Non sarà più necessaria la storia, come diceva quel sognatore di Pascal, ma sarà abbastanza l’ordine del giorno per regolarsi di conseguenza, con coscienza e rigore, e senza inutili divagazioni.
Ci terremo sotto gli occhi “Il buon governo” di Ambrogio Lorenzetti, e ameremo la pace dei sottomessi e la gioia degli schiavi felici.
E il mondo politico, superata la superstizione democratica, sarà guidato dai superdotati.
Tutti gli altri penseranno a riprodursi e obbedire, senza grilli per la testa e inutili discussioni.
Firenze dicembre 1992.
Pubblicato il 23 September, 2015
Categoria: Testi