Intervento su un’altra “ciprianata” – Eugen Galasso
Spiace, da non anarchico oltre a tutto in pessima condizione di salute attualmente, ma soprattutto da persona convinta, con Foucault, Szasz e Antonucci, dell’assurdità delle “sanzoni” che comporta ogni psichiatrizzazione, doversi ri-confrontare con un testo dello psichiatra soft-dolce-tenero come Cipriano su “A-Rivista anarchica”, ma credo sia opportuno, almeno stavolta. Il testo, che esce come recensione nella rivista “A”, anno 48, n.429, novembre 2018, con il titolo “Basaglia misconosciuto-Psichiatria della miseria o miseria della psichatria?” (parafrasi della “Misère de la philosophie-Philosophie de la misère”di Marx. ben altra cosa…, pubblicato in francese, 1847- contro Proudhon). Ora, sarebbe la recensione di “Sulla povertà della psichiatria ” di Benedetto Saraceno, uscito da Derive Approdi, Roma, 2017, ma in realtà vorrebbe essere un peana per la riscoperta del vero Basaglia, secundum Ciprianum, ovviamente… Basaglia ben diverso, ci dicono i due autori, anzi lontanissimo da ogni tentativo di assimilazione a Laing-Cooper (aggiungerei, allora, se propio vogliamo, Deleuze e Guattari in specie nell’ “Anti-Oedipe”) e dalla loro (presunta) “santificazione del folle”. “Basaglia non fu un ideologo”, si afferma. Ma che cosa vuol dire “ideologo”? Quelli del 1700 erano ideologues e fieri d’esserlo -i grandi illuministi- chi crea idee, specialmente se nuove, va bene, diamine! Non “filantropo indignato per la puzza di manicomio”, aggiunge Cipriano, ma “la sua è pratica di trasformazione della realtà” (qui a p.66 della rivista citata, prima era a p.65, ma il testo arriva a p.47) e qui andrebbe anche bene, persino quando critica che “nella maggior parte del mondo non vi è alcun tentativo di trasformazione nell’assistenza psichiatrica”; Ma, ahinoi, qui inizia qualche problema… trasformazione nell’assistenza psichiatrica? Non sarebbe dunque da buttar via la psichiatrizzazione che si fa “assistenza psichiatrica”? Sono d’accordo, da marxista, sul fatto che ci si ammala di più in povertà, ma, aggiungere, non solo e non sempre…Ma c’è un fantasma dietro le quinte, assente qui, in questo testo ciprianeo (o ciprianesco, chiedo aiuto a un/una linguista…), che forse sarebbe tra coloro che “falsano Basaglia”: è Giorgio Antonucci, che invece ha negato fino alla fine, ab imo, la condizione psichiatrica, non “falsando Basaglia” ma andando oltre… con una critica radicale dell’e all’esistente. Sul resto, l’abitare, il lavoro (ma se liberamente scelto dalla persona) si può essere d’accordo, ovviamente anche sul no all’ergoterapia, strumento coattivo. Ma le “cooperative sociali” sono così affidabili come Cipriano crede o vuol far credere? Credo invece (mi scuso per l’iteratio, ma…) che la questione sia più complessa. Esempi recenti, in vari campi (Mafiacapitale dimostra…ma vi sono anche vari altri esempi…)sembrano avvalorare notevoli sospetti rispetto non al modello cooperativo in generale ma rispetto alla loro attuale gestione, in un sistema non solo capitalistico, ma di ormai “libero e incontrollato mercato”, quello che ormai si definisce molto correttamente, credo, di “neoliberismo”. Eugen Galasso
Pubblicato il 1 December, 2018
Categoria: Luoghi comuni della psichiatria, Notizie
Cipriano versus Antonucci – Eugen Galasso
(Mi riferisco ad “A”, novembre 2016, n.411, pp.29-33)
Due premesse: A) La mia non è difesa d’ufficio del dott. Antonucci, che si difende benissimo da solo. Avendo seguito, però, da anni, le vicende di Giorgio Antonucci e di chi lo attacca, credo di avere diritto di intervenire; B) Da non anarchico, però, credo sia opportuno precisare alcune cose. In primis, delegando alla dott. Mailardi, psicologa, psicoterapeuta a Roma presso la Fondazione Roma Solidale onlus l’intervista al dott. Cipriano, autore di vari libri (tutti editi da “Eleuthera”, significativamente, casa editrice di cui “A” pubblica la pubblicità – scusate il bisticcio di parole…, mentre di Antonucci ne aveva pubblicato solo uno, per così dire con un “no more” implicito), la rivista “A-rivista anarchica” fa una scelta di campo, ben più che instaurare un dialogo a distanza… Premetto, però, che credo nella sincerità assoluta di entrambi(intervistatrice e intervistato) e lo dico in buona fede, senza alcun “retropensiero” da “Ma Bruto è un uomo d’onore…” (uncle Bil l’immortale, alias William Shakespeare, Giulio Cesare, Atto III°, scena seconda). Certo, anche le domande -“obiezioni” della dott. Mailardi sembrano offrire il destro a risposte-chiarimenti non dico “orientati” (questo no) ma in qualche modo appaiono “facilitanti”. Poi, Cipriano prende apertamente le parti di Basaglia versus Antonucci: assolutamente legittimo e anzi scopre subito le carte, ma è scelta a priori, con toni estremamente duri e dogmatici: “Quello di Antonucci è un discorso che trovo demagogico” (sarebbe da chiarire questo termine, ormai, troppo usato-abusato. Chi dava del “populista” e del “demagogo” a Donald Trump l’ha fatto vincere. Mio inciso). Dire che comunque la sofferenza esiste e che “la libertà l’ha già perduta prima che intervenga la psichiatria con le sue armi di precisione e di repressione” è contraddittorio: prima di tutto non sappiamo se sia vero che la persona abbia già perso la sua libertà (l’autore ci dà ciò come assioma, quale “articulus fidei”) e poi Cipriano ammette che quelle della psichiatria sono “armi di precisione e repressione”. Segue poi l’argumentum princeps: “…in certi casi, bisogna assumersi la responsabilità di decidere, per quella persona non più in grado di farlo (sic! Se lo fa il dott. Goebbels, però, o comunque tutta la psichiatria istituzionale, poi, sappiamo come va a finire… e.g.). Per cui, io pure revoco, o non convalido, moltissimi trattamenti sanitari obbligatori. Però non contesto lo strumento del TSO”. Ma se questo esiste, viene usato e come… Cipriano lo sa e però difende (ripeto: credo fermamente che sia in buona fede e quindi non creda di farlo) la casta degli psichiatri e chi ne legittima l’esistenza. A Szasz, poi, contesta di “aver fatto una scelta di campo…dedicandosi solo a gente ricca e poco sofferente”. Mi sembra un riduzionismo totale, quanto meno. Non parliamo dell’attacco ad Antonucci, poi, “la cui impresa più rilevante è stata troppo veloce, pretenziosa e controproducente”. Ne è certo, prima di tutto? Sa come si siano svolti i fatti? Ne dubito, in specifico. Lascio ad altri la possibilità di replicare, concludendo solo con la constatazione che il “gradualismo”, in buona fede, di Cipriano, non cambierà nulla a livello normativo e di prassi clinica.
Eugen Galasso
Nota: Eleuthera ha pubblicato diversi libri importanti del dottor Giorgio Antonucci.
Pubblicato il 28 November, 2016
Categoria: Notizie