Storie di elettrochoc – Eugen Galasso
Finalmente, nel telefilm “La bambina che non voleva cantare” ispirato all’autobiografia di Nada Malanima, cantante ancor attivissima anche ricercatrice etnomusicale, riemerge la questione della violenza psichiatrica, perpetrata sulla madre, “curata” all’epoca (fine anni 1960 -inizio anni 1970) con massicce sedute di terapie elettroconvulsvivante, senza praticamente la possibilità di opporsi. Che il film sia passato in prima serata su RAI 1, canale notoriamente conservatore e legato a ogni forma di tradizione, è un segnale, pur se piccolo, di una certa autonomia, che si crea (o viene creato, quasi in “autonomia”) da qualche autore-autrice, che cerca di muoversi contro e comunque al di fuori di un “pensiero unico” che sembra tornare anche in campo medico e psichiatrico (come ricordava sempre Giorgio Antonucci, la psichiatria non ha seri fondamenti medico-scientifici) e’ in qualche modo una “pseudoscienza”.
C’è da augurarsi che si parta magari anche da questo film per ritrovare la possibilità di un serio e articolato dibattito in merito. Eugen Galasso
Pubblicato il 6 June, 2024
Categoria: Testi
Al lavoro di Giorgio Antonucci – Incontro con Maria D’Oronzo
La “Casa del popolo” di Lecce e il Centro di relazioni umane di Lecce organizzano un incontro con Maria D’Oronzo, sul lavoro di Giorgio Antonucci, medico, filosofo poeta. Il solo al mondo ad aver abolito, nei suoi reparti di ospedale psichiatrici, l’elettrochoc e trattamenti sanitari obbligatori (T.S.O.).
Nel corso della serata ci sarà la proiezione del docu-film “SE MI ASCOLTI e MI CREDI, un dottore senza camicie” di Mileto e Cavallini.
9 Luglio ore 19.30
Via Tempesta 17, Lecce
Pubblicato il 3 July, 2019
Categoria: Eventi
Centro di Relazioni Umane. Al lavoro di Giorgio Antonucci – Maria D’Oronzo
Ripercorrere le vicende, che si sono succedute negli anni di lavoro del dottor Giorgio Antonucci per una nuova linfa e nuovi stimoli alla lotta al Pregiudizio Psichiatrico. Giorgio Antonucci non solo dovette curarsi della liberazione di centinaia di donne e uomini internati, ma si occupò di restituire loro alla pienezza della vita.
Abbiamo realizzato un VIDEO dell’opuscolo https://www.youtube.com/watch?v=BYwQdRz0Xe8
Qui la versione A3 per stampa
Giorgio Antonucci A3
E’ disponibile anche la versione A2 se richiesta.
Pubblicato il 20 June, 2019
Categoria: Notizie, Presentazione, Testi, Video
Cancrini: no elettrochoc – Eugen Galasso
In un volume di 22 anni fa, concepito in forma di “libro-intervista” dal titolo “Date parole al dolore”, edito da Frassinelli, curato da Stefania Rossini nel 1996, Luigi Cancrini, psichiatra e psicanalista, un’autorità nella lotta contro le dipendenze, in specie da droga, un esponente – a suo tempo – della cultura di sinistra, segnatamente del PCI (Partito Comunista Italiano), quando questo esisteva. Incentrato sul tema della depressione, pur se non in modo esclusivo, Cancrini ne parla come di “quel gran mare di situazioni che oggi molti vogliono chiamare “depressione” (op.cit, pp.110-111), dove comunque Cancrini, a differenza della prospettiva “rivoluzionaria” (purché si intenda bene il termine) di Giorgio Antonucci, riconosce l’esistenza della “malattie psichiche” (non diremo, comunque, “mentali”) ma ne relativizza la porta, riconducendole, senza orientarsi dogmaticamente verso un indirizzo psicanalitico o psicoterapeutico (non potremmo classificarlo come “freudiano”, “adleriano”, “junghiano”, seguace del cognitivismo, della teorie sistemica o altro) determinato. Molto interessante la parte nella quale (capitolo sesto del volume) nega validità all’elettrochoc (o shock, all’inglese), “per ragione terapeutiche, non per ragioni di principio” (ibidem, p.92): “L’elettrochoc , come l’eroina, è uno strumento al servizio dei meccanismi di difesa basati sulla negazione…L’episodio depressivo può anche essere momentaneamente interrotto dalla scossa elettrica, ma (è una prima possibilità) tornerà presto, sarà più grave e sarà vissuto dal paziente come una maledizione , perché sarà diminuita la consapevolezza di sé e delle proprie esperienze. Oppure darà luogo (seconda possibilità) a un deterioramento progressivo della personalità”(cit., p.93). Cancrini ricorda inoltre la morte neuronale indotta da questa barbara pratica, tuttora in vigore soprattutto(ma non solo) nelle cliniche private, da un certo numero di anni anche nelle strutture pubbliche della sanità italiana, ma purtroppo ancora regolarmente praticata in paesi arretrati, su questo piano, quali Gran Bretagna e Austria oltre a i paesi, ovviamente, a struttura politica autoritaria o totalitaria. Un libro forse non attualissimo, da leggere con le avvertenze del caso anticipate in apertura di testo, ma estremamente critico anche verso gli psicofarmaci. Peccato che quanto rimane della “sinistra istituzionale” (PD ma anche “Liberi e Uguali”) si disinteressi del tema e comunque oggi accolga il peggio dell’esistente… Eugen Galasso
Pubblicato il 30 July, 2018
Categoria: Presentazione, Testi
Elettrochoc: vecchi e nuovi sponsor – di Eugen Galasso
Uno dei testi più recenti di “Psicologia clinica, psichiatria, psicofarmacologia”, Milano, Franco Angeli, 2015, di Francesco Rovetto, medico psichiatra e psicologo, per anni docente di psicologia generale, psicologia clinica, psichiatria e farmacologia, che scrive di aver partecipato con grande entusiasmo alla “rivoluzione” di Franco Basaglia, nonostante sia oltremodo critico verso l’abuso degli psicofarmaci, di cui rileva con dovizia le controindicazioni, a proposito dell’ECT (elettroshock) scrive: “Non ho mai prescritto un elettroshock in 40 anni di attività, comunque le evidenze scientifiche ne dimostrano l’efficacia in casi di pazienti particolarmente resistenti al trattamento farmacologico, con alto rischio suicidario; in caso di depressione psicotica; risposta positiva ad elettroshock in passato; in soggetti anziani; in gravidanza, anche se ora si è dimostrato che alcuni farmaci antidepressivi non sono dannosi per il feto. Si pratica in anestesia totale. Di solito sono previste 9/12 sedute in cui vengono praticati elettroshock su uno o su entrambi gli emisferi cerebrali. Le applicazioni avvengono ogni 2/3 giorni, con cicli di richiamo settimanali o mensili” (op.cit., p.128). Esposizione fredda della metodica usata, mera analisi, nessun accenno alle controindicazioni, con una quasi apologia delle possibilità di impiego, dove emerge in modo abbastanza marcato la contraddizione con l’altrettanto apodittica affermazione iniziale, dove afferma di non aver mai prescritto un elettroshock in quattro decenni di attività – verrebbe allora da chiedersi perché non l’ha mai prescritto, dato che in seguito ne enumera praticamente solo vantaggi, pur se solo in certi casi, beninteso… O è falsa (A), viene da dire, ossia l’affermazione iniziale oppure (B) ossia l’enumerazione quasi apologetica dei vantaggi. Tertium non datur, direbbe qui la logica, ma forse quella psichiatrica è altra, prevederebbe comunque sempre una terza possibilità. Saranno forse anche “contraddizioni feconde” nell’ambiente psichiatrico, ma certamente pesano come macigni su una logica che, comunque, vista la sua grande tradizione (da Aristotele se non da Zenone ad oggi), viene ancora accettata fuori dai “chiusi steccati” della psichiatria. E Rovetto non è certo l’unico, in questa schiera di apologeti (veri , forse inconsapevoli) della terapia elettroconvulsivante e non è neppure il peggiore… Eugen Galasso
Pubblicato il 23 May, 2018
Categoria: Notizie