Enrico Gianini, un esempio di repressione del dissenso – Eugen Galasso





Il caso di Enrico Gianini, ex operatore aeroportuale di Malpensa, sottoposto a pesanti restrizioni della libertà personale per aver espresso opinioni divergenti da quelle dominanti in materia di bio-ingegneria,  attualmente ricoverato (potremmo dire “detenuto” ) presso una REMS: struttura che è “erede” del manicomio giudiziario, affermando di volerlo superare, ha dato adito a un importane incontro  dell’Associazione radicale “Diritto alla follia”, che ora è diventata anche giuridicamente associazione di prevenzione sociale, con specialisti (psicologi, avvocati, medici e altre figure) che hanno evidenziato come lil caso di Gianini sia emblematico di una realtà nel quale si celebra l’abbraccio mortale tra psichiatria e giustizia, seguendo il paradigma lombrosiano, per cui ogni persona “psichicamente infera” (ossia in realtà chi non la pensa come la maggioranza dominante, “silenziosa” o meno che essa sia….) sia anche, almeno potenzialmente, un delinquente. In tal senso la dottoressa Maria Rosaria D’Oronzo, psicologa del Centro di relazioni umane, già collaboratrice del dottor Giorgio Antonucci  e continuatrice del suo pensiero, ha rilevato come a suo tempo fossero considerati “semiinfermi di mente”  Charles Baudelaire e Fjodor Dostoevsky, ossia due personalità che hanno profondamente cambiato la cultura moderna e poi contemporanea, ma che all’epoca erano ritenute “pericolose”, in quel caso da parte dello stesso nucleo familiare. In altri termini, la questione non sono solo i diritti (assolutamente legittimi) di Enrico Gianini, sottoposto a misure di “contenimento” assurde,  come l’obbligo di assumere medicine (psicofarmaci nello specifico) contro la propria volontà, ma i diritti di tutte le persone, se pensano e dicono qualcosa che si distingue dalla “common opinion”.               Eugen Galasso


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Enrico Gianini: https://www.youtube.com/@metalgoldrush

Pubblicato il 31 July, 2025
Categoria: Notizie, Testi

Carcere e psichiatria: la storia di Enrico Gianini – Eugen Galasso



Il pensiero (ma anche l’attività’ scientifica  a monte, quella divulgativa, e dunque di formazione) di Thomas Szasz, Giorgio  Antonucci e Michel Foucault torna sempre prepotentemente di attualità, quando si vedono casi come quello di Enrico Gianini, geoingegnere addetto alla rilevazione di quanto avviene all’aeroporto di Malpensa, dove, facendo eseguire analisi, ha scoperto che le scie prodotte dagli aerei contengono sostanze pericolose. Un tema tabù, evidentemente,   in quanto tocca problemi che riguardano tematiche “top secret” e inerenti alle dinamiche di potere. Gianini ha subito TSO, dove gli è stata diagnosticata “querelomania”, sindrome paranoide e, avendo in seguito rifiutato di sottoporsi nuovamente a trattamenti psichiatrici,  anche il carcere.  Non tutto  appare chiaro, anche perché, al di la’ di informazioni disponibili via social (media sempre opinabili, come noto), molto appare ancora confuso, coperto da un velo di segretezza incomprensibile. 
Certo è che inquieta quanto si muove tra potere giudiziario e psichiatria, nel senso di un legame che appare sempre molto stretto, forse anche più stretto negli ultimi tempi. Quanto il magistrato non sa che cosa fare, insomma, tende a delegare a qualcun altro (ritenuto “onnisciente”) una valutazione e un’azione (spesso pericolosa, in quanto potenzialmente inibente la capacità di pensare agire liberamente) che tende a negare la libertà della persona, nel caso che questa si intrometta in questioni che non “devono riguardarla”.  Tra l’altro quella di Gianini è una vicenda che dura dal 2019, dunque non possiamo derubricarla come “nuovissima”.      Eugen Galasso


Pubblicato il 19 March, 2025
Categoria: Notizie

Centro di Relazioni Umane (Bologna) — Maria Rosaria d’Oronzo