Letteratura fantastica = pazzia? – Eugen Galasso
A parte qualche “escapismo”, per cui, magari, anche Omero o Dante “sniffavano” (isola dei Feaci o le “allucinazioni dantesche”), secondo qualcuno, c’è anche il tentativo di psichiatrizzare la letteratura “non allineata” o nelle cui pieghe si nasconde qualcosa di inquietante (il “perturbante” freudiano? Mah…): motivo per cui il suicida Empedocle o i tanti suicidi a Roma, intendendo la Roma antica (stoici e non solo) sarebbe stati dei “de-realizzati”, un Tasso “pazzo” fa comodo (perché non voler capire invece che il poeta, in epoca di Controriforma e di “poteri feroci” voleva avere la sua “santa pace” in cui creare?), idem per tanti suoi successori e predecessori. Ma, a parte il cinema fantastico, in cui il gioco stroboscopico induce immagini “allucinate” e “allucinatorie”, com’è la situazione in letteratura, intendo in quella fantastica, che conosco meglio e che frequento di più? Secondo chi “psichiatrizza” i grandi della letteratura fantastica (da Hoffmann, notoriamente alcolizzato a Poe, consumatore, forte, di oppio), ma anche Lovecraft (notoriamente astemio e non consumatore di alcuna “droga”) sarebbero/potrebbero essere affetti da “schizofrenia catatonica” (ICD 10, F.20.2) in cui si manifesta lo “stupor” (quello di Poe davanti al dilemma di William Wilson o al ritratto ovale o a Morella, quello di Lovecraft di fronte ai Grandi Antichi, di Hoffmann quando “visita” le segrete del castello, di Walpole quando…) oppure il loro “negativismo” (chi non crede ai “sacri valori”, per es.Lovecraft, che quando invece teorizzava era un bieco positivista-evoluzionista- motivo di più per un bel “Crucifige”, secondo lorsignori…).
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Pubblicato il 12 September, 2010
Categoria: Notizie