Bevilacqua, Hoelderlin, Schizofrenia – Eugen Galasso



Rimango abbastanza atterrito leggendo, su “Belfagor”, anno LXVI, n.4,giugno 2011, la conversazione di Giuseppe Bevilacqua, grande germanista, con Mattia di Taranto, quando il notevolissimo studioso e traduttotre di poesia (peraltro l’ “intervista” verte su ciò, quasi unicamente) ribadire, anche in forza del fatto di avere dietro di sé, prima degli studi letterari, il biennio di medicina:”Qualche anno fa ho pubblicato un libro intitolato “Follia e poesia nel tardo Hoelderlin”, FIrenze, Olschki, 2007) e ho polemizzato con l’establishment germanistico perché nel considerare l’opera di un grande poeta non ha dato il dovuto rilievo alla sua infermità mentale in rapporto ai contenuti e alle modalità della sua vita e della sua opera. Si è parlato quasi esclusivamente di Umnachtung, ottenebramento, quando bisognava parlare di una gravissima schizofrenia” (Belfagor, cit, p.462). Da ex-allievo anche di Bevilacqua, sostenendo con lui l’esame proprio su Hoelderlin (non dirò quante lune fa…) non mi ero mai accorto di quest’insistenza sulla “follia”, un tratto che invero viene sottolineato fin troppo, a differenza di quanto ritenga lo studioso.   Due possibili interpretazioni: A)forse così Bevilacqua polemizza con Pierre Bertaux, forse il più grande studioso di Hoelderlin, che parla di “leggera schizofrenia”,  dove fra l’altro ci sarebbe qualcosa da dire (nella nosografia psichiatrica corrente si direbbe “tendenza schizoide”, piuttosto);  B)forse riscopre così la sua primigenia passione medica, ma…   Sicuramente, invece, il campo della creazione poetica rimane intangibile dall’invasione psichiatrica, ma la psichiatria di incursioni anti-poeitche ne ha fatte comunque tante: Dino Campana, Antonin Artaud,  Ezra Pound, ovviamente  Alda Merini; a Hoelderlin,  1770-1843, le cose erano andate meglio, con la piccola reclusione nella torre, che di fatto reclusione vera e propria non può essere considerata -i poteri, allora, punivano meno intensamente comportamenti “EXTRA-VAGANTI”,  modi di pensare alieni da quell’orrendo “minimo comune denominatore” che chiamiamo norma o normalità.  Spiace per Bevilacqua, rimasto forse preso da un tardivo ri-amore per Hoelderlin, poeta che ha tradotto e commentato-studiato-insegnato per tutta la vita…  Dispiace, ma può accadere, nel nostro piccolo mondo di illusioni psichiatrizzanti…

Eugen Galasso

Pubblicato il 13 September, 2011
Categoria: Testi

Centro di Relazioni Umane (Bologna) — Maria Rosaria d’Oronzo