Il complesso di Cleopatra – Giorgio Antonucci
per Senza Confine
Gustav Klimt
Volano le idee
come stormi
di uccelli
nel tramonto.
Secondo alcuni studi recenti approfonditi sembra davvero che Shakespeare fosse un poeta, e non solo un attore giramondo in compagnia di allegri pellegrini, e pare che scrivesse lavori discreti con personaggi fantasiosi e divertenti.
Alcuni dicono che era di talento eccellente e aggiungono perfino che non era un bigotto e un baciapile.
Aveva scritto sonetti d’amore con mano sicura.
Tutti dicevano – che bellezza -.
Ma non erano dedicati a una donna.
I vittoriani non sapevano come prenderla, e cercavano di nasconderlo.
Sulla sua opera famosa ‘Amleto’ molti ingegni si erano misurati, con alterne fortune e sorprendenti trovate.
Gli attori di teatro ci giocavano la carriera.
Ma il bello doveva ancora venire. Mancava il cinema di qualità, o il cinema d’arte.
Il regista fiorentino, che dalle meditazioni su san Francesco ha ricavato l’idea brillante di proporre la pena capitale per le donne violentate che scelgono di non partorire un figlio indesiderato, ha anche scoperto, a scapito di Shakespeare, che non si esprimeva bene, che la vera storia di Amleto è la storia di un incesto, come dice Freud nei suoi commentari, confermato da psicologi autorevoli.
Uno Shakeaspeare confuso, che non leggeva libri di psicologia, viene finalmente riscattato da uno Zaffirelli attento, sempre al corrente e sempre creativo, lucido e sicuro di sè.
Così ora finalmente si capisce chi diavolo era Amleto, e perchè la mamma era preoccupata, e perchè il babbo lo odiava, e perchè tutti nel dramma si tormentano furiosamente a vicenda.
E perchè Ofelia si è suicidata.
Meno male che Ofelia non era incinta altrimenti avrebbe dovuto interrompere la gravidanza per evitare il figlio di un padre incestuoso.
Ma i nostri grandi registi sono il succo della cultura.
Giustamente la folla li ammira.
Il fiorentino Franco Zeffirelli approfitta di tutte le occasioni per chiedere vivacemente il ritorno della pena di morte, proprio a Firenze e in Toscana, dove fu abolita per la prima volta nel mondo nel lontano 1786, tre anni prima della rivoluzione francese, che invece con la ghigliottina aveva scoperto l’esecuzione democratica, uguale per i signori e per i pezzenti.
Da cui abbiamo imparato che quando c’è qualche bruttura basta saperla fare da democratici.
Il romagnolo Federico Fellini sogna il ritorno dei casini di Stato con le donne schedate e controllate per la salute dei clienti, oltre a rimpiangere i manicomi, proprio nella terra libertaria di Andrea Costa e del Passatore.
Lui da giovane in casino ci mangiava le uova al tegame.
Generazione beata.
Le strade della cultura, dobbiamo dire, sono più difficili e misteriose di quelle della provvidenza, e questi nostri registi sono di sicuro dei chiaccheroni maledetti, sempre pronti ad aprir bocca senza pensare.
Ora aspettiamo delucidazioni sul complesso di castrazione di Don Chisciotte o su quello di Don Giovanni.
O su l’invidia del pene di Cleopatra.
Noi che a volte siamo preoccupati del complesso degli schiavi.
Ma ci rallegriamo perchè gli artisti, nella gara di conformismo, arrivano sempre troppo tardi, subito dopo gli scienziati.
Sportivamente, nel più completo disinteresse.
Firenze 3 maggio 1993
Pubblicato il 21 July, 2015
Categoria: Testi