LA CONTA – RADIO ONDAROSSA – O.P.G. – 20 aprile 2011 sull’intervista alla dott.ssa Maria D’Oronzo

In carcere non si muore solo di suicidio, ma anche per disservizi medici, soccorsi giunti troppo tardi, stati organici mal curati.
Questa puntata è dedicata agli OPG, i Manicomi criminali, dove vengono rinchiuse persone diagnosticate dalla pseudo scienza psichiatrica. Ad oggi gli internati nei 6 OPG italiani sono oltre 1500, in notevole aumento rispetto agli anni scorsi.
In alcuni grandi carceri inoltre sono state attrezzate delle infermerie psichiatriche, perché il controllo psichiatrico della gente in generale sta diventando sempre più pervasivo e sempre più persone vengono dichiarate inferme di mente.
Gli Opg sono luoghi di sofferenza atroce, dovevano essere aboliti già ai tempi della 180, ma per via dell’aspetto giudiziario, vennero mantenuti.
Anche Ignazio Marino ha fatto sentire la sua denuncia anche nel programma televisivo di Iacona su Rai3 e ciò ha prodotto una campagna nazionale sull’abolizione degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (OPG) organizzata da diverse associazioni, composte anche da psichiatri e operatori della Salute Mentale.
Il comitato promotore si chiama STOP OPG.
Un fatto originale, come da Comunicato Stampa del Comitato Promotore, si evince nel grande divario tra Regioni, in pratica in una media nazionale per 100.000 abitanti pari al 2/3%, si va dallo 0,7% del Friuli Venezia Giulia, al 4% per la Liguria, l’Abruzzo e la Puglia.
Evidentemente i parametri che usa  la psichiatria italiana è differente da regione a regione!
Inoltre, in fatto di reinserimento sociale degli internati, vi è un aspetto che si trova ai limiti della legge: la carenza di un riferimento familiare ostacola la liberazione delle persone, come se ciò potesse incidere sulla legalità individuale, ed è per questo che spesso, alcune persone che devono scontare una pena di pochi mesi si ritrovano a sopravvivere in OPG anche per anni.
Il 1 aprile del 2008 c’è stato un Decreto del Presidente del Consiglio che già ne disponeva la chiusura, mentre il 15 aprile di quest’anno è accaduto l’ultimo suicidio nell’OPG di Aversa, in cui vige ancora una normativa del 1930, il Codice Rocco, così come negli altri OPG Italiani.

Così mi girarono e mi legarono come non avevano mai fatto prima, l’uomo di fiducia del Direttore mostrò certamente la sua abilità. Avevo cercato di guadagnare quel poco spazio che potevo. Era proprio poco, visto che già da tempo avevo perso la mia carne e i muscoli erano ridotti a corde.

Jack London – Il vagabondo delle Stelle

Con queste parole si apre il sito della dott.ssa Maria Rosaria D’Oronzo, fondatrice e coordinatrice del Centro Di Relazioni Umane a Bologna insieme al Dott. Giorgio Antonucci.
Maria Rosaria D’Oronzo illustrerà l’argomento in questione approfondendo il concetto della psichiatria e la relazione della psichiatria con gli OPG.

Maria Rosaria D’Oronzo ha lavorato presso l’Ospedale Psichiatrico Lolli di Imola dal 92 al 96, col dott. Giorgio Antonucci, allora primario, medico che non ha mai praticato un Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO).
La stessa dott.ssa D’Oronzo ha per questo subìto varie denunce perché ha sempre impedito l’applicazione e il ricorrere a TSO.
Fino al 2008 è stata presidente del Telefono Viola di Bologna, oggi collabora con persone e Associazioni che si occupano della promozione della libertà per le persone psichiatrizzate.

AL TELEFONO MARIA ROSARIA D’ORONZO

RADIO ONDAROSSA
Si era già parlato degli OPG, oltre e precedentemente la trasmissione mandata in onda in televisione (Presadiretta di Rai3) e, a nostro avviso, crediamo si tratti di una trasmissione che contiene qualcosa di ipocrita.
Abbiamo illustrato la campagna STOP OPG che vede anche Psichiatria Democratica promotrice e vorremmo sapere da Maria Rosaria il suo punto di vista in tal senso, cioè quanto la psichiatria possa essere o meno democratica.

MARIA ROSARIA D”ORONZO
Per quanto riguarda la trasmissione voglio dire innanzitutto che quando qualcuno riesce ad entrare in queste strutture totali e totalizzanti è sempre comunque un auspicio.
Il giornalista ha anche detto che l’operatore cinematografico è stato molto coraggioso, e questo lo riconosco anch’io.
Così abbiamo potuto vedere tutti, cosa sono questi lager, come giustamente sono stati definiti durante la trasmissione, ed è senz’altro positivo.
Per quanto riguarda invece la posizione della Commissione della Sanità del Parlamento, di fronte a questo ho solo delle critiche da fare.
Ignazio Marino e gli altri sono dei medici che conoscono bene l’Accademia, la cultura, la preparazione che viene data nell’Università, quindi essere scandalizzati e definire questi luoghi – luoghi di torture – come dice lo stesso Marino, mi sembra una questione di ipocrisia intellettuale.
Durante la trasmissione è stato ricordato che tutti gli Ospedali Psichiatrici, Civili e Giudiziari, dovevano essere chiusi TUTTI QUANTI nel 1978 con la Legge 180, ma ciò non ha portato nessuna presa in carico, una discussione, non ha aperto nessuna critica alla struttura culturale, teoria e prassi della psichiatria, ma ha semplicemente fatto sì che i luoghi di detenzione Psichiatrica fossero spostati dall’Ospedale Psichiatrico all’Ospedale Civile, o nelle Comunità.
Quindi un trasferimento dei luoghi, delle cose (anche le misure di contenzione) e delle persone, per cui oggi in Italia abbiamo i Manicomi più piccoli.
Ciò non ha portato sicuramente il superamento del Manicomio, come più volte denunciato da Giorgio Antonucci nei suoi libri.

Non abbiamo più le vecchie grandi strutture con 1500 – 3000 internati, abbiamo delle Case Famiglia, delle Comunità Terapeutiche, dove le logiche e le pratiche della psichiatria sono rimaste uguali.
Questo per dire innanzitutto che i Manicomi in Italia esistono!
Invece di avere delle camerate abbiamo degli appartamenti, abbiamo delle comunità più piccole.
In Italia non c’é stata nessuna critica e nessuna posizione di critica scientifica alla psichiatria, tranne il lavoro di Giorgio Antonucci, mentre anche nel resto del mondo, anche nei Paesi più a noi vicini come la Francia, la Germania, Inghilterra, ci sono dei margini più larghi di critica al metodo della psichiatria.
Ciò che si vuole fare, ciò che Ignazio Marino vuole fare, è ciò che già si è fatto con gli Ospedali Civili, cioè svuotare come un semplice trasloco questi OPG, per contenere queste persone in residenze più piccole.
Ora consideriamo che in Opg, come è stato fatto notare anche in trasmissione, ci si ritrova internati anche per cose banali, come una multa, o chiedere una dose di eroina in più, o come sputare un poliziotto, etc. E’ così che si procura l’etichetta del malato di mente e lo stigma, per cui questa persona diventa pericolosa e tutti ne hanno paura. La paura del matto.

Ricordiamo che la vera rivoluzione di Basaglia è stata quella di voler ridare dignità alle persone considerate etichettate malate di mente, dicendo che non esiste nessun presupposto scientifico ritenerle pericolose più di chiunque altro, se non per una metodologia psichiatrica che è un processo alle intenzioni.
La psichiatria, sorta alla fine del 700, è rimasta uguale, mentre tutte le altre scienze sono state rivoluzionate fin dagli inizi del 900.
Voglio ricordare un bellissimo libro ”Psichiatria e Fascismo”, che riguarda il fascismo italiano, in cui è scritto che il fascismo ha dovuto riordinare tutte le discipline in base al suo metodo di cultura fascista, ma non ha intaccato minimamente la psichiatria per il semplice fatto che gli andava bene così com’era, sin dall’inizio.
Perché in questo modo vengono negati tutti i diritti, il primo il più importante il diritto di pensare.
La psichiatria nega questo.
L’unico medico che ha ridato, riconosciuto la libertà delle persone internate in manicomio e negli O.P.G.  e che si è battuto anche nelle aule dei tribunali perché venissero giudicate sui fatti, è Giorgio Antonucci.
Ricordo uno per tutti Carlo Sabattini detenuto in OPG, di cui il dottor Antonucci si è occupato come perito di difesa, come scritto nel libro “Il pregiudizio psichiatrico” del 1989 e anche nel sito Centro di Relazioni Umane.

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Pubblicato il 23 April, 2011
Categoria: Testi

Centro di Relazioni Umane (Bologna) — Maria Rosaria d’Oronzo