Intervista a Giorgio Antonucci su Michel Foucault- di Clarissa Brigidi
La Storia della follia e il potere psichiatrico in Michel Foucault.
Con due interviste a Giorgio Antonucci sull’antipsichiatria e su Michel Foucault.
Tesi di laurea di Clarissa Brigidi in Filosofia della storia
Fare di un sentimento che cambia o di un atto di collera un sintomo di schizofrenia vuol dire farne al tempo stesso un marchio di follia. Significa stabilire un rapporto di potere che permette di isolare, di rinchiudere, di sospendere i diritti e di interrompere la vita. […] Nell’ordine della malattia mentale, per il sintomo non è tanto questione di manifestarsi bensì di «marcare a fuoco».
M. FOUCAULT, Dalle torture alle celle
C. B. Comincio col porle una domanda sul razzismo, dal momento che ho riscontrato che sia Lei che Foucault affermate come la psichiatria sia implicata in pratiche razziste.
Foucault nel corso dedicato a Gli anormali, dopo aver descritto come la teoria della degenerazione abbia consentito un forte rilancio della psichiatria riferendo qualsiasi devianza ad uno stato di degenerazione, prosegue la sua analisi affermando che:
[…] la psichiatria ha potuto- a partire dalla nozione di degenerazione e dalle sue analisi dell’ereditarietà- dare luogo a “un” razzismo. […] Il razzismo che nasce dalla psichiatria di quest’epoca è il razzismo contro l’anormale, il razzismo contro gli individui che, in quanto portatori di uno stato, di uno stigma, di un difetto qualsiasi, possono trasmettere alla loro discendenza, nel modo più incerto, le conseguenze imprevedibili del male, o piuttosto del non-normale che recano in sé. Si tratta […] di un razzismo interno, un razzismo che permette di filtrare tutti gli individui dentro una determinata società1.
Lei, nel suo libro I pregiudizi e la conoscenza critica alla psichiatria sostiene che psichiatria e razzismo hanno una base comune. Mi può parlare di questo concetto alla luce anche di quanto ha detto Foucault?
G.A. Concordo con quanto dice Foucault. Alla base di questo, però, c’è il giudizio sul diverso, sugli altri. Con l’ideologia razzista si vorrebbe stabilire che alcuni popoli sono inferiori e altri superiori: per esempio, si è detto dei popoli africani che erano inferiori perché si rivolgevano allo sciamano come guida spirituale. Alcuni sostenevano che una razza fosse inferiore biologicamente, altri come Heinrich Himmler pensavano che lo fosse spiritualmente. Tuttavia la questione nasce dal giudicare l’altro, il diverso come un essere inferiore: dall’insofferenza per il pensiero diverso nasce sia il razzismo che la psichiatria. Storicamente la psichiatria e il razzismo hanno anche dei pensatori in comune: Lombroso oltre che psichiatra fu ideologo razzista: infatti fu direttore del manicomio di Pesaro e teorico dell’inferiorità etnica delle popolazioni non bianche.