TRATTAMENTI PSICHIATRICI E LIBERTA’- SECONDA PARTE

Intervista a Giorgio Antonucci

xx mila LEGHE SOTTO – Catalogo NAUTILUS – n.9 – 2008

Alla domanda se sei contrario all’uso delle sostanze mi pare che tu abbia già risposto precedentemente….

Ripeto una cosa: chiunque accetti un’ipotesi anche se non ha un riferimento oggettivo, se sceglie – uno può scegliere di andare dal mago, può scegliere di andare dall’esorcista, come può scegliere di essere musulmano o cristiano – la scelta è sua, ma obbligare le persone a prendere delle sostanze, gli psicofarmaci, come fanno gli psichiatri che prendono le persone con la forza e poi danno loro queste sostanze è inaccettabile. Per esempio, se io ho un tumore alla prostata, naturalmente posso scegliere se essere operato o no. E’ successo. Ricordo ci fu uno studioso svizzero che siccome gli avevano detto che operandosi il tumore alla prostata – era giovane – sarebbe diventato impotente disse: “Preferisco vivere la mia vita con le mie capacità sessuali: non mi opero.” Ci furono delle polemiche, ma nessuno lo potè obbligare. Ora se non si può, giustamente, da parte dei medici obbligare uno che ha una malattia grave a curarsi se non vuole, non vedo perchè si debba prendere con la forza e portare in clinica psichiatrica uno che ha la melanconia.

Anche se è pur vero che ai testimoni di Geova viene imposto un certo tipo di trattamento…

Il fatto è che i testimoni di Geova rifiutano certi trattamenti ed è un loro diritto rifiutarli.

Certo, però molto spesso il medico si prende il diritto di fare le trasfusioni.

Questa è una violazione della libertà delle persone come quella degli psichiatri. A questo proposito – hai fatto bene a dirlo – la medicina, ha una struttura autoritaria, in generale, ha una struttura autoritaria perchè il medico, come il sacerdote egiziano che aveva in mano il rapporto della medicina con la salute, non si limita a curare le persone dietro loro richiesta, ma pensa di interferire con la vita della persona, di fare un controllo sociale: questo è il medico in generale.  Ad esempio, quando mio padre era gravemente ammalato, sono dovuto andare a litigare con dei medici che volevano imporgli delle terapie; io dissi che mio padre faceva le terapie che lui riteneva giuste: il corpo era suo.

I medici hanno una tendenza autoritaria che si vede sempre e di cui si potrebbe parlare a lungo. Proprio perchè hanno questa tendenza autoritaria e hanno in mano un certo influsso possibile sulla salute, il potere costituito se ne serve per il controllo sociale. E’ quello che Thomas Szasz chiama lo Stato terapeutico, che vuol dire lo Stato che si serve della medicina per controllare i cittadini. In certi momenti lo fa con degli eccessi, però la usa con continuità. Poi – questo è importante a dirsi – se una persona ha un potere sociale, se è ricca, colta, naturalmente si difende bene, ma se è uno che non ha potere sociale quando va negli ospedali ci fanno gli esperimenti sopra, contro la sua volontà.

Qual’è il ruolo della psichiatria nelle istituzioni?

Il ruolo della psichiatria è molto semplice a dirsi: è il controllo sociale; quel controllo sociale che si è  visto in modo particolarmente esaltato sotto Hitler o sotto Stalin: tra i due modelli sociali non c’è niente di qualitativamente diverso. Lo psichiatra ha dalla sua parte la legge ( la legge 180 non è diversa, da questo punto di vista, da tutte le altre) per cui può intervenire, prendere il paziente con la forza, portarlo in clinica e fargli quello che vuole lui. Questo è il manicomio. Leggi l’articolo completo »

Pubblicato il 3 April, 2009
Categoria: Testi

Centro di Relazioni Umane (Bologna) — Maria Rosaria d’Oronzo