Reparto 14 (video intervista a Giorgio Antonucci) – Radio 3 – recensione, Eugen Galasso


Bellissima, questa trasmissione radiofonica, trasmessa su Radio 3, nell’ambito di “Il cantiere”,  “Reparto 14“, di Valentina Giovanardi e Valentina Neri, dove protagonista assoluto è il nostro(possiamo ben dirlo) Giorgio Antonucci, che , all’epoca del suo soggiorno quale “psichiatra” a Imola chiese di coordinare il famoso “Reparto 14”, quello degli “agitati”,   dove Giorgio racconta la sua attività di “smantellamento dell’istituzione manicomiale”, dalle persone slegate(persone, racconta, che per vent’anni erano state legate, con le conseguenze note, ad iniziare dall’atrofia muscolare, dall’intorpidimento del pensiero) peraltro proprio materialmente e direttamente con le sue mani, con l’assistenza di un’infermiera fino a farle uscire dapprima nel parco, poi addirittura al Parlamento europeo per rivendicare i loro (sacrosanti quanto conculcati)diritti.  Ancora per dire dell’esperienza diretta ad Imola, Giorgio spiega come una donna, che da ragazza era stata stuprata,  fosse stata rinchiusa per “rimuovere lo scandalo”.  Ma poi, induttivamente (certo non solo), il dottor Antonucci ci dice che il “manicomio non è una struttura, ma è un criterio”, un criterio per cui “un cervello è da riparare”,   per cui qualcuno viene escluso e condannato alle terapie (elettroshock, psicofarmaci, un tempo anche lobotomia, ma giustamente Giorgio altrove ricorda come per molti operatori o almeno per una parte degli stessi la stessa operazione chirurgica sarebbe ancora concepibile). “Società ingiusta, assurda e tragica”, la nostra, sottolinea giustamente Antonucci, che mostra come la psichiatria sia assolutamente il contrario della libertà, contraddittoria perché obbliga la persona a sottoporsi a una reclusione che poi pesa sempre su di lei, senza tollerarne mai la parola, la libera espressione, anche perché, appunto, così salterebbe la rigida dicotomia: dove c’è psichiatria non c’è libertà, dove c’è libertà non ha senso la psichiatria. Un racconto pieno di riflessione e riflessioni, come s’è visto, ma anche un racconto pieno di umanità, in quanto dalle parole di Giorgio traspare sempre, chiaramente, il dolore per la condizione umana ferita dei “degenti” (in realtà ricoverati a forza) e la speranza -per ora non realizzata, viste le circostanze, e qui sarebbe inutile entrare in dettaglio- di una società diversa che non faccia passare una pseudoscienza quale psichiatria per verità.  Testimonianza umana, etica, sociale, culturale, quella di Antonucci, per cambiare una situazione che, per dirla con i profeti dell’Antico Testamento “grida vendetta al cielo”. 

Eugen Galasso

Pubblicato il 19 November, 2012
Categoria: Testi, Video

Centro di Relazioni Umane (Bologna) — Maria Rosaria d’Oronzo