LE “RAZZE” CRIMINALI
SABATOSERAONLINE
24 novembre 2008 | 15:38
Cesare Lombroso “l’homme criminel”
Da Lombroso ai giorni nostri. Di Giorgio Antonucci.
“Che uno studente di liceo, che un impiegato qualunque sia preso dal ticchio di leggere tutto il giorno giornali e scombiccherare grossi quaderni dalle elucubrazioni più volgari e spropositate, io non ci troverei nulla a ridire ma che un cuoco, anzi uno sguattero, acuisca l’ingegno maggiore che natura gli diede, non nell’ammannire nuovi intingoli, ma nello scrivere continuamente, nel progettare repubbliche ideali, come non l’oserebbe forse attualmente Mazzini, e nel continuarvi anche quando non trova alcuno che gli badi, tanto da ridursi alla fame, qui troviamo una di quelle specie di eroi che, piuttosto di toccare le soglie del Walhalla, raggiungono o, almeno rasentano quelle del manicomio, tanto più se egli è di quelle regioni dove l’ideale delle basse plebi difficilmente si spinge verso le alte questioni politiche e morali”. (Considerazioni al processo Passanante, in Delitti vecchi e delitti nuovi, Torino 1902, p. 202).
In poche frasi, l’essenza del pensiero di Cesare Lombroso, medico, antropologo e psichiatra, non a caso direttore dell’ospedale psichiatrico di Pesaro. Nelle sue considerazioni è reso evidente il rapporto tra ideologia psichiatrica e razzismo, in lui si incarna la diffidenza tipica dell’Ottocento contro tutte le differenze.
Pubblicato il 25 November, 2008
Categoria: Testi