“Sanity” di F. Leiber – Eugen Galasso
Tra gli scrittori (e non occorre definirli con un riferimento determinato al genere, ma si parlerebbe, comunque, di “anticipazione”, futurologia, SF, come si voglia) che si sono maggiormente occupati, nel 1900, di “pazzia”, oltre ai casi più noti ed espliciti, c’è certamente Fritz Leiber, di Chicago, vissuto dal 1910 al 1992: ne parla in varie sue opere (racconti e romanzi), ma è nel racconto”Sanity” (1944, “Sanità mentale”nella traduzione italiana) che la trattazione si condensa ed esplicita maggiormente: “Sono certo che capirai. Il problema centrale è quello della sanità mentale. Cos’è la sanità mentale…oggi, o nel Ventesimo secolo, o in qualunque altro periodo storico? L’aderenza a una norma. La conformità alle norme basilari della condotta umana. Nella nostra epoca l’allontanamento dalla norma è diventato la norma. L’incapacità di adattarsi è diventata lo standard. E’chiaro, no?… Per un lungo periodo di anni tu hai voluto a ogni costo aderire a una norma, conformarti a certe convenzioni di base. Non sei mai riuscito a adattarti alla società che avevi attorno. Potevi solo fingere…” (trad.it., in F.Leiber, “Il libro dello spazio”, p.32, Milano, Mondadori, 2015). Come si vede, il discrimine tra “sanità” e “malattia” mentale è solamente nell’adattamento o meno ai canoni di una certa società e cultura, dunque discrezionale dal punto di vista dei poteri dominanti; può essere dato dai “padroni del potere”, anche “mentale” e dunque, fatalmente “dannare” chi non raccoglie certe indicazioni, chi, già precedentemente era/ è inviso/a ai poteri di cui sopra. Considerazioni del tutto in sintonia con le tesi esposte da famosi a-psichiatri e anti-psichiatri come Thomas Szasz e Giorgio Antonucci, tra gli altri.
Eugen Galasso
Pubblicato il 6 July, 2015
Categoria: Testi