Trattamento Sanitario Obbligatorio (T.S.O.) e Taser versus libertà – Maria D’Oronzo
Rare volte, rarissime, la Corte di Cassazione si è pronunciata contro gli psichiatri e il loro operato. La sentenza più significativa è arrivata il 20 giugno 2018, sentenza n° 50497, che riguarda la morte di Francesco Mastrogiovanni, anarchico, insegnante, morto in Trattamento Sanitario Obbligatorio (T.S.O.) il 4 agosto 2009.
La Cassazione afferma che: “la contenzione dev’essere redatta chiaramente con puntualità e diligenza, nel rispetto della buona pratica clinica, oltre ogni dato obiettivo relativo al decorso della patologia, tutte le attività diagnostico terapeutico ed assistenziali praticate”.
Chi non si attiene a queste regole commette reato di sequestro di persona.
Sono stati condannati 6 medici e 11 infermieri, quest’ultimi hanno l’obbligo di “proteggere” il paziente e di “attivarsi per far cessare la coercizione” e di segnalare all’autorità competente i maltrattamenti o privazione della libertà personale.
Sono stata informata da Sabatino Catapano, la stessa mattina del 29 luglio 2009 della cattura di Francesco Mastrogiovanni. Dopo poche ore ero in contatto telefonico con gli amici di famiglia Mastrogiovanni, Peppe Tarallo e Giuseppe Galzerano.
Sono partita da Bologna per raggiungere il Cilento, durante gli anni della durata del processo, varie volte.
Diverse sono state le associazioni che si sono attivate insieme a Sabatino e alla ospitale famiglia di Mastrogiovanni in questa triste storia.
Una storia triste, non solo perché un uomo è morto in un luogo deputato alla cura come appunto dovrebbe essere inteso un reparto d’ospedale, ma anche perché il nostro ordinamento riconosce il sequestro di persona, in una pratica di T.S.O, solo nel caso la contenzione non sia annotata in cartella clinica, mentre, invece, non viene riconosciuta la necessità di introdurre nell’ordinamento penale italiano, il reato di tortura come conseguenza logica del T.S.O.
La convergenza fra l’atto sanitario e l’obbligatorietà dello stesso ha permesso, contemporaneamente, il pronunciamento della Cassazione che stabilisce la contenzione sotto stretti parametri e l’uso della pistola elettrica Taser nei reparti psichiatrici “sulla base dei fatti oggettivamente riscontrati”.
Giorgio Antonucci, che anche a Gorizia, nel gruppo scelto da Basaglia, ha dimostrato che i problemi psicologici non devono essere trattati dalla medicina, ha sostenuto, concretamente, che i ricoveri coatti non sono trattamenti sanitari e che l’elettrochoc è puro esercizio di violenza, e ancora la relazione deve essere paritaria e il rispetto reciproco, nella sua 40ennale pratica in ambito psichiatrico ha liberato centinaia di pazienti psichiatrici considerati, dagli altri, irrecuperabili, restituendoli alla pienezza della vita psico-sociale.
Pubblicato il 15 June, 2019
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