“Solitudini” di Paolo di Giosia – Eugen Galasso
In questo bel volume “Solitudini” di Paolo di Giosia, troviamo, con i testi importanti del compianto filosofo dell’educazione Antonio Valleriani e di altri, una documentazione ricca su come ci sia emarginazione, anzi meglio, di come l’emarginazione venga creata. Concezione dicotomica del mondo, nata con e da (almeno, personalmente credo anche da prima) Parmenide e Platone, con il mito cui tutti/e (compreso chi scrive, ma oggi con riserve) indugiamo di “Hellàs”, della filosofia greca dove “il pensiero vede finalmente terra” (G.W.F.Hegel), dove c’è la “ragione” e la “sragione”, la verità e la sua negazione e…tertium non datur. Concezione poi confermata da Descartes, Kant, da Hegel, che pure ci pone di fronte alla complessità, da una concezione miope ed escludente del marxismo (di cui Marx ed Engels non furono in alcun modo né colpevoli né correi), dalla grande parte del pensiero dell’Occidente, magari “cristiano” (definizione coniata da Novalis, poeta romantica che ingenuamente rincorreva il Medioevo, poi statuito in ogni fascismo, in quello spagnolo “In nome dell’Occidente cristiano fucilateli”, in quello greco dei colonnelli e di Pattakòs, in quello cileno di Pinochet o salvadoregno di D’Aubisson, in quello in salsa argentina di Viola e Videla, nella superiorità del WASP (White Anglo- Saxon Protestant) à la Ku-Kux-Clan, nel razzismo di Piek Botha in Sudafrica etc.. Ma anche nel razionalismo “democratico”, “tollerante” (aggettivo che già dovrebbe far riflettere, infuriare chi lo legge!) le sacche di “emarginazione” vanno represse, se c’è bisogno, anche “a ferro e fuoco”… Idem con tanti altri, tante altre manifestazioni orribili, dove il “matto”, l’ “extracomunitario”, il “deviante”, chi parla altre lingue o ha altre culture (in accezione antropologica, cioè usi, costumi, abitudini, modi di pensare) viene ripreso/represso/disperso, “emarginato” e…scegliete voi quale termine sia più adatto, a seconda delle situazioni e dei contesti. “Follia”, dunque, miseria, diversità, da vedere in queste foto e da leggere in questi testi, dove, con riferimenti a Ricoeur, a Lévinas, a Maria Zambrano, a Galimberti (filosofo e psicoanalista, sia detto inter cetera), a Cambi etc., si documenta e si riflette sul “Monde comment ça va”, come diceva Franòois Marie Arouet, id est Voltaire e cioè, per dirla solo con un avverbio: “male”, finché il rispetto non la vincerà sulla pelosa “tolleranza”, la giustizia sociale non avrà la meglio sulla pelosa “carità”etc.
Eugen Galasso