Risultato della Ricerca

Associazione Penelope – Giuseppe Bucalo


carissimi

Come saprete siamo impegnati in una lotta senza quartiere contro ogni forma di emarginazione e di esclusione, giorno per giorno, sui territori delle province di Messina e di Catania. Abbiamo costruito centri aperti ogni giorno dell’anno e dato una mano concreta a quanti si trovano senza fissa dimora o privi di supporto socio-familiare. Mensa, doccia, lavanderia, accoglienza notturna di emergenza, mediazione lavorativa, ricerca casa, trasporto, supporto domiciliare … una rete di servizi e di volontari che gratuitamente portano la loro solidarietà e stanno dalla parte di chi è messo da parte.
Per fare questo lottiamo ogni giorno non solo con i pregiudizi sociali, ma anche con una realtà ipocrita che ci vorrebbe legati a quello o quell’altro carrozzone politico-amministra tivo e portatori di consenso. Noi ci siamo sempre ribellati a queste logiche e spesso ci siamo trovati a lottare contro le amministrazioni così tanto interessate all’apparire e, quasi mai, al fare.
L’autofinanziamento per noi non è solo un modo per responsabilizzare le comunità sociali circa la necessità e l’eticità di quanto andiamo a fare, ma anche e soprattutto un modo per rimanere liberi e non subire i ricatti di quanti vorrebbero vederci “schierati” dalla parte dei più forti.
Per questo chiediamo la vostra firma, chiediamo di sottoscrivere questo nostro impegno a cambiare il mondo a partire da noi stessi e dalle nostre azioni. “No per cercare un posto in questa società, ma per creare una società in cui valga la pena trovare un posto”.

Giuseppe Bucalo
presidente associazione penelope


anche quest’anno l’associazione Penelope (www.associazionepenelope.it) è impegnata nella campagna per la donazione del 5 x mille. Read the rest of this entry »

Pubblicato il: 9 April, 2009
Categoria: Notizie

LA CONTA – RADIO ONDAROSSA – O.P.G. – 20 aprile 2011 sull’intervista alla dott.ssa Maria D’Oronzo

In carcere non si muore solo di suicidio, ma anche per disservizi medici, soccorsi giunti troppo tardi, stati organici mal curati.
Questa puntata è dedicata agli OPG, i Manicomi criminali, dove vengono rinchiuse persone diagnosticate dalla pseudo scienza psichiatrica. Ad oggi gli internati nei 6 OPG italiani sono oltre 1500, in notevole aumento rispetto agli anni scorsi.
In alcuni grandi carceri inoltre sono state attrezzate delle infermerie psichiatriche, perché il controllo psichiatrico della gente in generale sta diventando sempre più pervasivo e sempre più persone vengono dichiarate inferme di mente.
Gli Opg sono luoghi di sofferenza atroce, dovevano essere aboliti già ai tempi della 180, ma per via dell’aspetto giudiziario, vennero mantenuti.
Anche Ignazio Marino ha fatto sentire la sua denuncia anche nel programma televisivo di Iacona su Rai3 e ciò ha prodotto una campagna nazionale sull’abolizione degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (OPG) organizzata da diverse associazioni, composte anche da psichiatri e operatori della Salute Mentale.
Il comitato promotore si chiama STOP OPG.
Un fatto originale, come da Comunicato Stampa del Comitato Promotore, si evince nel grande divario tra Regioni, in pratica in una media nazionale per 100.000 abitanti pari al 2/3%, si va dallo 0,7% del Friuli Venezia Giulia, al 4% per la Liguria, l’Abruzzo e la Puglia.
Evidentemente i parametri che usa  la psichiatria italiana è differente da regione a regione!
Inoltre, in fatto di reinserimento sociale degli internati, vi è un aspetto che si trova ai limiti della legge: la carenza di un riferimento familiare ostacola la liberazione delle persone, come se ciò potesse incidere sulla legalità individuale, ed è per questo che spesso, alcune persone che devono scontare una pena di pochi mesi si ritrovano a sopravvivere in OPG anche per anni.
Il 1 aprile del 2008 c’è stato un Decreto del Presidente del Consiglio che già ne disponeva la chiusura, mentre il 15 aprile di quest’anno è accaduto l’ultimo suicidio nell’OPG di Aversa, in cui vige ancora una normativa del 1930, il Codice Rocco, così come negli altri OPG Italiani.

Così mi girarono e mi legarono come non avevano mai fatto prima, l’uomo di fiducia del Direttore mostrò certamente la sua abilità. Avevo cercato di guadagnare quel poco spazio che potevo. Era proprio poco, visto che già da tempo avevo perso la mia carne e i muscoli erano ridotti a corde.

Jack London – Il vagabondo delle Stelle

Con queste parole si apre il sito della dott.ssa Maria Rosaria D’Oronzo, fondatrice e coordinatrice del Centro Di Relazioni Umane a Bologna insieme al Dott. Giorgio Antonucci.
Maria Rosaria D’Oronzo illustrerà l’argomento in questione approfondendo il concetto della psichiatria e la relazione della psichiatria con gli OPG.

Maria Rosaria D’Oronzo ha lavorato presso l’Ospedale Psichiatrico Lolli di Imola dal 92 al 96, col dott. Giorgio Antonucci, allora primario, medico che non ha mai praticato un Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO).
La stessa dott.ssa D’Oronzo ha per questo subìto varie denunce perché ha sempre impedito l’applicazione e il ricorrere a TSO.
Fino al 2008 è stata presidente del Telefono Viola di Bologna, oggi collabora con persone e Associazioni che si occupano della promozione della libertà per le persone psichiatrizzate.

AL TELEFONO MARIA ROSARIA D’ORONZO

RADIO ONDAROSSA
Si era già parlato degli OPG, oltre e precedentemente la trasmissione mandata in onda in televisione (Presadiretta di Rai3) e, a nostro avviso, crediamo si tratti di una trasmissione che contiene qualcosa di ipocrita.
Abbiamo illustrato la campagna STOP OPG che vede anche Psichiatria Democratica promotrice e vorremmo sapere da Maria Rosaria il suo punto di vista in tal senso, cioè quanto la psichiatria possa essere o meno democratica.

MARIA ROSARIA D”ORONZO
Per quanto riguarda la trasmissione voglio dire innanzitutto che quando qualcuno riesce ad entrare in queste strutture totali e totalizzanti è sempre comunque un auspicio.
Il giornalista ha anche detto che l’operatore cinematografico è stato molto coraggioso, e questo lo riconosco anch’io.
Così abbiamo potuto vedere tutti, cosa sono questi lager, come giustamente sono stati definiti durante la trasmissione, ed è senz’altro positivo.
Per quanto riguarda invece la posizione della Commissione della Sanità del Parlamento, di fronte a questo ho solo delle critiche da fare.
Ignazio Marino e gli altri sono dei medici che conoscono bene l’Accademia, la cultura, la preparazione che viene data nell’Università, quindi essere scandalizzati e definire questi luoghi – luoghi di torture – come dice lo stesso Marino, mi sembra una questione di ipocrisia intellettuale.
Durante la trasmissione è stato ricordato che tutti gli Ospedali Psichiatrici, Civili e Giudiziari, dovevano essere chiusi TUTTI QUANTI nel 1978 con la Legge 180, ma ciò non ha portato nessuna presa in carico, una discussione, non ha aperto nessuna critica alla struttura culturale, teoria e prassi della psichiatria, ma ha semplicemente fatto sì che i luoghi di detenzione Psichiatrica fossero spostati dall’Ospedale Psichiatrico all’Ospedale Civile, o nelle Comunità.
Quindi un trasferimento dei luoghi, delle cose (anche le misure di contenzione) e delle persone, per cui oggi in Italia abbiamo i Manicomi più piccoli.
Ciò non ha portato sicuramente il superamento del Manicomio, come più volte denunciato da Giorgio Antonucci nei suoi libri.

Non abbiamo più le vecchie grandi strutture con 1500 – 3000 internati, abbiamo delle Case Famiglia, delle Comunità Terapeutiche, dove le logiche e le pratiche della psichiatria sono rimaste uguali.
Questo per dire innanzitutto che i Manicomi in Italia esistono!
Invece di avere delle camerate abbiamo degli appartamenti, abbiamo delle comunità più piccole.
In Italia non c’é stata nessuna critica e nessuna posizione di critica scientifica alla psichiatria, tranne il lavoro di Giorgio Antonucci, mentre anche nel resto del mondo, anche nei Paesi più a noi vicini come la Francia, la Germania, Inghilterra, ci sono dei margini più larghi di critica al metodo della psichiatria.
Ciò che si vuole fare, ciò che Ignazio Marino vuole fare, è ciò che già si è fatto con gli Ospedali Civili, cioè svuotare come un semplice trasloco questi OPG, per contenere queste persone in residenze più piccole.
Ora consideriamo che in Opg, come è stato fatto notare anche in trasmissione, ci si ritrova internati anche per cose banali, come una multa, o chiedere una dose di eroina in più, o come sputare un poliziotto, etc. E’ così che si procura l’etichetta del malato di mente e lo stigma, per cui questa persona diventa pericolosa e tutti ne hanno paura. La paura del matto.

Ricordiamo che la vera rivoluzione di Basaglia è stata quella di voler ridare dignità alle persone considerate etichettate malate di mente, dicendo che non esiste nessun presupposto scientifico ritenerle pericolose più di chiunque altro, se non per una metodologia psichiatrica che è un processo alle intenzioni.
La psichiatria, sorta alla fine del 700, è rimasta uguale, mentre tutte le altre scienze sono state rivoluzionate fin dagli inizi del 900.
Voglio ricordare un bellissimo libro ”Psichiatria e Fascismo”, che riguarda il fascismo italiano, in cui è scritto che il fascismo ha dovuto riordinare tutte le discipline in base al suo metodo di cultura fascista, ma non ha intaccato minimamente la psichiatria per il semplice fatto che gli andava bene così com’era, sin dall’inizio.
Perché in questo modo vengono negati tutti i diritti, il primo il più importante il diritto di pensare.
La psichiatria nega questo.
L’unico medico che ha ridato, riconosciuto la libertà delle persone internate in manicomio e negli O.P.G.  e che si è battuto anche nelle aule dei tribunali perché venissero giudicate sui fatti, è Giorgio Antonucci.
Ricordo uno per tutti Carlo Sabattini detenuto in OPG, di cui il dottor Antonucci si è occupato come perito di difesa, come scritto nel libro “Il pregiudizio psichiatrico” del 1989 e anche nel sito Centro di Relazioni Umane.

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Pubblicato il: 23 April, 2011
Categoria: Testi

L’IMPOSSIBILE COME PROGETTO. Antipsichiatria: teoria e pratica


Giovedì 23 settembre 2010

Dalle ore 18.30

H.U.B. via Serra 2h Bologna

incontro pubblico con


Giuseppe Bucalo

Fondatore del “Comitato d’Iniziativa Antipsichiatrica”, l’esperienza antipsichiatrica più longeva in Italia, da oltre 25 anni. Presidente dell’ “Associazione Penelope, Coordinamento Solidarietà Sociale” che promuove gruppi di autogestione di esperienze allucinatorie e che realizza strutture di appoggio e accoglienza indiscriminata dove annullare lo specifico psichiatrico.

http://www.associazionepenelope.it/

Autore dei testi “Dietro ogni scemo c’é un villaggio”; “Malati di Niente”; “Dizionario antipsichiatrico”; “La malattia mentale non esiste”; “Sentire le Voci”.

L’IMPOSSIBILE COME PROGETTO.
Antipsichiatria: teoria e pratica



organizza

Centro di Relazioni Umane di Bologna


interverrà la fondatrice Maria D’Oronzo

psicologa, autrice, collabora con diverse associazioni di difesa dei diritti umani


a seguire aperitivo antiproibizionista

Pubblicato il: 17 September, 2010
Categoria: Eventi, Notizie

“L’impossibile come progetto”- Eugen Galasso



Lo scorso 23.09.2010, in via Serra 2/h, sede di varie associazioni, H.U.B. ospita il Centro di Relazioni Umane, in un incontro “L’ impossibile come progetto” con Giuseppe Bucalo, uno degli esponenti di punta dell’antipsichiatria in Sicilia, Italia e, vista anche la complessa situazione antipsichiatrica a livello europeo, in Europa. La dottoressa Maria Rosaria D’Oronzo, psicologa,  coordinatrice, appunto, del Centro di Relazioni Umane e già presidente del Telefono Viola di Bologna, ha spiegato come si svolgano le modalità di azione del Centro stesso, a partire da esigenze concrete, ossia da segnalazioni e dati concreti, come la diffusione del Ritalin (chimicamente=Metilfenidato), per cui questo “farmaco” psicotropo, prescritto e  somministrato a ragazzi/e affetti dalla sindrome ADHD ( sindrome da deficit d’attenzione, impulsività  e iperattività), o meglio diagnosticati/e per tali, crea sostanzialmente una condizione definibile di “para-catatonia”, di passività, per cui ora il dott.D’Oronzo sarà presente in tribunale per una denuncia di alcuni solerti medici che battevano sulla necessità di prescrivere e sostanzialmente “imporre” la sostanza ai bambini, senza preoccuparsi che divengano quasi “zombies”;  idem per la più recente denuncia, essendo il Centro di Relazioni Umane insorte per difendere un uomo inglese visibilmente ubriaco, coattivamente sottoposto a un TSO. Una modalità d’azione, che però si serve del dialogo e della comprensione dei problemi dell’altro, come  d’altronde, con modalità diverse (qualche differenza metodologica significativa è emersa durante la discussione, senza che ciò equivalga a divergenze sostanziali, anzi) rispetto a quelle usate da Bucalo, che in alcune realtà siciliane ha costituito un’enclave autogestita, né “psichiatrica né antipsichiatrica” in cui operano persone della formazioni più diverse, in genere non psichiatriche, venendo “pagate pochissimo”. Per Bucalo, che valuta molto criticamente l’evoluzione dei percorsi compiuti, in ormai più di 30 anni dalla legge che avrebbe dovuto “chiudere i manicomi”, l'”antipsichiatria” o quella che si spaccia per tale, che ritiene spesso che la “presunta” evoluzione dalla lobotomia (che effettivamente è in disuso, non è mai stata abolita e/proibita) e leucotomia  all’elettroshock (purtroppo ancora in uso in varie realtà, anche pubbliche, della sanità italiana) agli psicofarmaci, possa essere comunque “castrante” rispetto a un percorso di vita della persona, che vuole e intravvede altro, rispetto alla  medicalizzazione e all’essere comunque guidati verso una “normalizzazione” totalmente asservita a un modello socio-culturale imposto e storicamente in continua evoluzione (un esempio semplice per il lettore, per nulla citato dal relatore ma, probabilmente emblematico: il rutto post-prandiale era considerato segno di buona salute presso gli antichi Romani, segnatamente presso gli imperatori e lo rimase per molto tempo, divenne poi elemento di profonda maleducazione, dal Rinascimento in poi, finché nell’Ottocento venne  duramente sanzionato – tuttora, pur in un climea di maggiore “tolleranza” può essere un sintomo capace di confermare, certo non da solo, una diagnosi che conduca eventualmente anche a un TSO).
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Pubblicato il: 26 September, 2010
Categoria: Notizie

INCONTRO PUBBLICO con Giorgio ANTONUCCI e Giuseppe BUCALO

CRITICA AL GIUDIZIO PSICHIATRICO

“L’antipsichiatria non è una teoria ma una pratica. Non spiega cosa accade dentro o fra le persone o perché accada. Permette solo che accada”
G. Bucalo
GIORGIO ANTONUCCI, medico e psicanalista, ha dedicato la sua vita ad evitare i ricoveri e gli internamenti, per evitare che storie di uomini e donne si trasformino in vicende psichiatriche. E’ stato per ventitré anni responsabile del “Reparto autogestito” negli istituti di Imola, contribuendo allo smantellamento delle strutture manicomiali. Ha scritto numerosi testi di critica alla psichiatria.
GIUSEPPE BUCALO, inizia il suo impegno a Furci Siculo, che diventa il laboratorio vivente dell’esperienza del Comitato d’Iniziativa Antipsichiatrica. Nel ’94 fonda e coordina le sedi di Telefono Viola attive in Sicilia. Nel ’96 fonda l’associazione Penelope, che gestisce esperienze di accoglienza e percorsi di fuoriuscita dagli Ospedali Psichiatrici giudiziari e da altre istituzioni psichiatriche.
La psichiatria è a tutti gli effetti una pseudo scienza, dato che non è stata finora in grado di dimostrare
scientificamente il valore delle sue tesi. Ciò nonostante essa ha un ruolo fondante per questa società.
Come il carcere, la scuola e la fabbrica, la psichiatria, oltre ad essere un ottimo strumento di controllo e
repressione, è necessaria alla costruzione di uomini, sottomessi e flessibili, strumenti malleabili e docili, utili alla riproposizione costante e silenziosa di questa società. Non è un caso che i metodi psichiatrici si fondino sull’utilizzo sistematico della violenza psicologica e fisica (non solo il TSO, ma tutti i mezzi da lei utilizzati si basano sull’uso della forza), finalizzata alla cancellazione di ogni “anomalia”, di ogni comportamento o pensiero socialmente non accettabile.

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Pubblicato il: 31 May, 2009
Categoria: Notizie

Centro di Relazioni Umane (Bologna) — Maria Rosaria d’Oronzo