Eugen Galasso – Strategie di una repressione combinata – articolo
Che vi sia un forte tasso di reazione – e di “reazionarietà” forte, sul piano politico, economico, sociale, credo sia arcinoto a tutti; del resto, quasi tutte le pagine di “Cenerentola” sono dedicate a ciò. Dal punto di vista della psichiatria, la legge 180 è ormai nel mirino delle polemiche: addirittura si tratta, in molti casi, di salvare dalla ri-messa in opera dell’elettroshock (ora lo chiamano “terapia elettroconvulsivante”, quasi questa terapia non avesse ancora gli stessi effetti, in specie per la perdita di memoria, a lungo e breve termine, ma non solo). Eppure baterebbe sentire i ricordi di Alda Merini, pur se i soliti “noti” ci dicono che oggi è tutto diverso. Si mobilitano i soliti “soloni” della psichiatria (Cassano, Coukopulos etc.) per i quali Basaglia era un pericoloso sovversivo, un infangatore della memoria della “gloriosa” psichiatria di origine meccanicistica e meramente neurofisiologica (le neuro-scienze, si sa, sono un’altra cosa). Anche gli psicofarmaci (quasi tutti) vengono riabilitati in misura massiccia; talora viene da pensare che, se potessero, ritirerebbero fuori anche la lobotomia. Prescindo qui da proposte quali la castrazione chimica che attengono all’ambito criminologico (violenza carnale, tentata violenza ripetuta e…), che però vanno nella stessa direzione, coinvolgendo sia Calderoli (Lega Nord, quello delle vignette, del maiale, ora tornato ministro) sia… Veltroni/Geppetto.
Sembra che vi sia un’emergenza “pazzi”, quasi che invece il problema non fosse la carenza di strutture “aperte”, mentre ormai anche psicoanalisi e altre tecniche (biodinamica, psicologia di gruppo, pedagogia clinica, reflecting etc.) vengono guardate con un certo sospetto, mentre l’accorpamento del ministero della Salute a quelli più “lavorativi” (Welfare, Lavoro) lascerà tracce in questo senso. Ciò risponde a esigenze di “razionalizzazione”, di “economia dei tempi”, di riduzione del danno (così si crede) in relazione alla possibilità di ri-gettare nel mondo della produzione (e del consumo, chiaro) chi non “se la sente”, chi “tentenna”. Chissà che anche la promessa “caccia ai fannulloni” non si leghi a ciò, neppure troppo velatamente. C’è invero una risposta forte da parte di chi ha lavorato con Franco Basaglia e/o sulle sue orme (Antonucci, Bucalo), anche arrivando a negare totalmente l’esistenza della “malattia mentale”. Una società più repressiva e violenta sicuramente c’è, accanto agli apparati statali (pensiamo a Verona, Roma, Napoli, altrove, con le risposte razziste e neonaziste ad atti inammissibili di extra-comunitari e anche “comunitari” rom, rumeni, albanesi); questa società non guarda certo né con favore né(neppure, anzi) con tolleranza a chi, manifestando un disagio psichico (o altro) “rompe le uova nel paniere” al “quiet man” di turno- quieto e tranquillo sì, ma se lo si disturba un po, può essere ricorra ad armi da fuoco o da taglio, manifestando disagi non minori di quelli invece “diagnosticati” come”devianti”, “folli” etc. Tuttora, lo sappiamo, le diagnosi psichiatriche (peraltro spesso tutto fuorché “scientifiche”, “attendibili”, oggettive) possono condurre, seppure dopo qualche passaggio, ma quasi automaticamente, a un TSO (Trattamento sanitario obbligatorio) che, in anni passati, ha colpito anche moltissimi “dissidenti”, non solo nella società sovietica…Per qualcuno, poi, è una cocente delusione, se per es.la responsabile dell’ “Associazione familiari di pazienti psichiatrici”, Gisella Clincas, difende a spada tratta la 180. Per l’ “uomo qualunque”, comunque si voglia camuffare, il familiare di chi manifesta disagio vuole solo esser lasciato in pace, non vuole “rotture di scatole”, anzi possibilmente userebbe o meglio farebbe usare il bastone, anche senza alcuna carota di copertura… Eugen Galasso
Pubblicato il: 20 April, 2010
Categoria: Testi