L’inganno psichiatrico – Lucia Maria Catena Amato
E’ da ieri che sono molto scossa per quello che mi è successo. Provo una grande sofferenza dentro di me.Ho ricevuto una lettera della quale, in primo luogo, per il sacrosanto rispetto che devo a chi la scrive, a cui non ho chieso il consenso per pubblicarla secondo le leggi vigenti, non posso rivelare il suo contenuto ed il nome del suo autore.
Solo quindi brevi parole ed alcune considerazioni che ritengo essenziali. Sulla busta, nell’ intestazione vi era scritto: “avvocatessa” Maria Lucia Catena Amato e dietro nel mittente: “disabile” ed il nome e cognome.
Ora, senza nulla togliere al mio titolo, che mi sono con il sudore della fronte e senza appoggi alcuno guadagnata, desidero urlare al mondo intero, con tutto il mio cuore e con tutta l’anima, che io e la persona che mi ha scritto questa lettera non abbiamo niente di diverso. E che egli non è: “disabile”. Non ha nessun marchio di infamia. A maggior ragione quando tale marchio di infamia le viene attribuito dall’ industria di morte che si chiama psichiatria.
Ed oggi nel giorno della memoria sacrosanta per le vittime dell’olocausto, un’altra se ne dovrebbe creare altrettanta sacrosanta per le vittime dei crimini psichiatrici, altrettanto atroci come quelli del nazismo.
Siamo uguali io ed caro “disabile” della lettera. Uguali nella sofferenza, anche se non ne conosco il suo volto. Quello che è stato fatto a lui è stato fatto a me. Per le medesime ragioni e con il medesimo sistema: l’inganno psichiatrico.
Con una differenza però. Che io, non sò, se per caso o per volere di un dio se esiste, sono riuscita ad uscire fuori dall’industria di morte, dove ho rischiato la pelle per impregnazione neurolettica, e costruire la mia vita, e diventare “avvocato” e “giudice onorario” presso il Tribunale di Patti, distretto corte d’Appello di Messina” da dieci anni ormai. Riverita, rispettata, ossequiata, e considerata un ottimo magistrato, a cominciare dal mio Presidente, che mi ha affidato incarichi prestigiosi, sia da tutti gli avvocati, con i quali trattengo, pur nel rispetto dei rispettivi ruoli, uno splendido rapporto di stima ed amicizia reciproca, con all’attivo molteplici sentenze. Quindi, ora, sono “sana” di mente. Ho tutto il potere per esserlo. Al contrario del caro “disabile” che mi scrive, che purtroppo ha continuato per quella via di distruzione e non di certo per suo volere o perchè fosse lui “malato” ed io no, od io “guarita” e lui no. E qui mi fermo. E lascio alla sensibilità di chi avrà la pazienza di leggere queste mie parole, di sentire dentro il proprio cuore quello che sento io mentre le sto scrivendo e di trarne le sue personali considerazioni se lo desidera.
Avrei preferito farlo in altra sede ed in un momento diverso. E lo farò certamente. Ma, avverto il bisogno personale ora, di ringraziare Maria Rosaria D’Oronzo, che mi ha permesso di scrivere in questo sito e che da quando ci conosciamo mi ha fatto comprendere parecchie cose sulla mia vicenda personale che mi erano sempre sfuggite. Aspetti fondamentali. E, in primo luogo Giorgio Antonucci, perchè senza il suo prezioso aiuto, non sarei mai ritornata nei miei testi giuridici, ricominciando a progettare un futuro professionale. Non sò se potrò togliere il termine “onorario” dalle mie funzioni. Ed essere Magistrato. Ma una cosa è certa e desidero che si sappia. Giorgio mi ha ridato la possibilità di impegnarmi sui testi di studio.Possibilità che per i miei problemi esistenziali non avevo prima. E questo al di là di ciò che sarà il risultato del mio concorso. Mi ha donato la possibilità del domani.
Grazie Giorgio.
Maria Amato.
Pubblicato il: 30 January, 2011
Categoria: Testi