Bologna serata antipsichiatrica – Eugen Galasso


Umanità Nova, 23 gennaio 2011

Serata oltremodo vivace, nel circolo culturale “Barberia”,  quella dedicata alla “Questione Psichiatrica, con notevole concorso di persone. Suonavono note travolgenti la “Banda Roncati” e la lettura con Joseph Rudyard Kipling, Alda Merini, Franco Basaglia, Giorgio Antonucci, proposti con efficace comunicazione empatica da Fabrizio Pizzotti ed Elena Gentili, con Giulia Verani alla fisarmonica e Vladimiro Cantaluppi al violino (accompagnamento musicale essenziale, mai inutilmente “solistico”), dove le luci e la fonica sono state create e coordinate da Alessandro Cerioni, tutti del gruppo “Oide” (in greco il verbo significa vedere come anche conoscere). Con alcuni video oltremodo efficaci, in particolare l’intervista a Giorgio Antonnucci, per tanti anni antipsichiatra sul campo (Cividale, Reggio Emilia, Imola) e nella produzione teorica, poeta, con quello appassionato e ironico di Thomas Szasz, nel suo american english ancora simpaticamente “macchiato” di pronuncia ungherese, la serata ha visto anche un dibattito lungo e appassionato, dove la dottoressa Maria D’Oronzo, responsabile del “Centro di relazioni umane” e chi stende questa nota (il prof. Giorgio Antonucci era assente per motivi di salute) hanno mostrato come il TSO (trattamento sanitario obbligatorio, di fatto il ricovero coatto nell’ex-manicomio, ora clinica psichiatrica o reparto di Psichiatria dell’Ospedale), l’uso dell’eletroshok tuttora praticato in varie strutture soprattutto private, anche a Bologna, la contenzione, nel *migliore dei casi* l’impiego degli psicofarmaci, costituiscano una chiara intromissione del potere e dei poteri nella vita dei singoli, violandone vita e pensieri.

Quando non si capisce o meglio non si vuol capire quanto l’altro dice, lo si interna nel reparto di psichiatria, un tempo chiamato manicomio, dove però bisogna dire che, nonostante la “legge Basaglia”, che ormai ha più di trent’anni, in questi reparti si muore ancora, come era successo in Campania, circa un anno e mezzo fa al maestro anarchico Francesco Mastrogiovanni, morto per incuria e maltrattamenti da parte del personale ospedaliero in generale. Il “manicomio”; dunque, come alternativa al carcere, alla punnizione giudiziaria a chi non voglia accettare le regole del gioco, “portando le catene”: strumento formidabile di dominio da parte dei poteri (anche quello religioso, con la creazione di Inquisizione, Sant’Uffizio, caccia alle streghe e poi ad eretici e liberi pensatori, chiaramente, ha responsabilità enormi, anche per aver dato stura a quanto è avvenuto dopo, anche ad opera di “scienziati” atei ed anticlericali), quella pseudoscienza che si è chiamata psichiatria non molla, purtroppo. Dal dibattito è emersa grande interesse e partecipazione da parte del pubblico, con interventi vari, diversi, anche da parte di chi ritiene (o meglio riteneva, prima dell’incontro) una forma di “controllo” comunque necessaria. Certo, come ha detto giustamente un intervenuto, rimane l’istanza forte a cambiare la società tutta, liberandola del “mito” dello stato, ma la volontà di slegare tutti i presunti “matti” (per parafrasare il titolo di uno storico film sul tema) è prioritaria in questa necessità di cambiare l’intero assetto sociale. In una Bologna piena di neve, di bancarelle natalizie, di sonno domenicale, la serata alla “Barberia” hanno dato una scossa oltremodo salutare, a dimostrazione del fatto che, se non interessa più il comizio vecchio tipo, ma neppure la conferenza “classica” di argomento storico-politico, vale l’incontro, pregiudiziale all’ascolto dell’altro, che magari scardina le nostre concezioni acquisite e introiettate, sviluppate in modo spesso dogmatico e semplicemente affermativo.

Eugen Galasso

Pubblicato il: 31 January, 2011
Categoria: Testi

Centro di Relazioni Umane (Bologna) — Maria Rosaria d’Oronzo