La pedagogia clinica e A.D.H.D. – Eugen Galasso


La pedagogia clinica: disciplina e prassi nata almeno 37 anni fa, con Guido Pesci e Sergio Gaiffi. E’ormai una realtà vivo e importante, tanto che sia il congresso nazionale di fine ottobre 2010, sia il recente, importante, convegno di Orvieto (16 aprile 2011) su “Multidisciplinarietà come trama educativa. Professioni, Scuola, Famiglia, Istituzioni”, organizzato ad opera dei pedagogisti clinici dell’Umbria, con un’importante lectio magistralis del presidente-fondatore Guido Pesci, hanno segnato una partecipazione importante, appunto pluridisciplinare, con tanti apporti di sociologi, psicologi, psicoanalisti e psicoterapeuti, logopedisti, operatori vari, educatori etc.. Rimane però  una questione insoluta: quella del rapporto psichiatria/antipsichiatria, mai esplicitamente tematizzata ufficialmente. Peccato, perché grava sulla categoria un’affaire insoluto che pesa come un macigno: certo, si può dire che la pedagogia clinica non è quella speciale, che questioni come quella della psichiatria non afferiscono all’ambito specifico (“noi facciamo opera educativa”), eppure la questione rimane. Al convegno di Orvieto, dove non sono intervenuto direttamente, con relazioni o altro, ho sentito parole alte e importanti, probabilmente le più importanti degli ultimi dieci anni o poco più, ma la querelle rimane: resta quando si parla di ADHD (una “sindrome” inventata di recente, che categorizza bambini/e ragazzi/e “iperattivi”e”disattenti”…ovviamente trattandoli farmacologicamente).


Dal convegno (ma non voglio dilungarmi, pena la volontà dei lettori di seguirmi, giustamente), sono scaturite proposte importanti, sempre scaturite da esperienze dirette e non formulate astrattamente, “a tavolino”,  relative alla multidisciplinarietà, appunto, sia ambito asilo-nido, sia adolescenziale, sia di persone con cerebro-lesioni, sulla comunicazione corporea per “disabili”(o comunque li si chiami, il pedagogista clinico li chiamerà sempre per nome, non in relazione alla sua malattia o a una fredda tassonomia),  ma modestamente ritengo che le colleghe (e i colleghi, ma come maschietti siamo decisamente meno, ammesso che io possa afferire al genere maschile) debbano anche occuparsi, non solo a livello di informazione, di proposte (anzi meglio, per dirla tecnicamente “disegni” di legge gravi come quella “Ciccioli”, con il progetto Ulisse che sostanzialmente porterebbe  al TSOP, ossia a un  Trattamento sanitario Obbligatorio Permanente). Evitare quanto avanza o rischia comunque di avanzare, anzi meglio di affermarsi come legge è un dovere assolutamente imprescindibile per chi, neppure  troppo in forma “lata”, è del settore; certo che il problema potenzialmente riguarda chiunque, ma riguarda a fortiori chi è coinvolto direttamente .

Eugen Galasso

Pubblicato il: 3 May, 2011
Categoria: Testi

Centro di Relazioni Umane (Bologna) — Maria Rosaria d’Oronzo