Riflessioni sulla manifestazione degli “Indignati”, Roma 15-10-2011



Ascanio Celestini sulla manifestazione e sui Black Bloc?

http://www.youtube.com/watch?v=1cjrnuz4FAE&feature=player_embedded

************************************************************************************

http://www.go-bari.it/notizie/cronaca/4481-ecco-come-e-andata-a-piazza-san-giovanni.html

domenica, 16 ottobre 2011 ore 13:44

Ecco come è andata a Piazza San Giovanni

La testimonianza di Leo Palmisano, sociologo e scrittore barese

Per me e per tanti come me, Piazza San Giovanni rappresenterà molto di più di Genova. Noi non eravamo lì per incendiare Suv e Bmw, né per lanciare bottiglie e petardi contro le forze dell’ordine, ma per dire chiaro e tondo che non ce la facciamo più. Per questo la nostra indignazione è salita quando la Polizia e la Guardia di Finanza, con tre camionette e due idranti, hanno cominciato a bersagliarci e ad aizzarci con stupidi caroselli e pericolose serpentine, accelerando la corsa tra la gente costringendoci ad arretrare e ad avanzare, ma soprattutto a difenderci da quell’umiliante gioco da piccoli criminali di borgata che loro, e non noi, hanno inscenato all’ingresso della piazza.
Cinque cariche iniziate in via Cavour hanno spezzato un corteo di almeno duecentomila Indignati lasciando fuori della piazza i tre quarti del pacifico serpentone. Evidentemente si era pianificato in alto lo sgombero di un luogo che avremmo riempito più di qualunque altra manifestazione recente della sinistra italiana. Noi eravamo davvero tanti a screditare il moribondo Berlusconi e questo il mondo non doveva saperlo. Allora ecco che arrivano alla carica le camionette, con ridicoli girotondi e gli idranti che bersagliano chiunque, perfino la spianata, il prato della basilica, noncuranti di chi – come un uomo in carrozzella – era lì per aderire all’indignazione che coinvolge l’intero mondo occidentale.
Siamo stati costretti a bendarci, a coprirci come guerriglieri perché i loro lacrimogeni, lanciati a grappolo o ad altezza d’uomo – chi scrive porta i segni di un colpo all’addome ricevuto per aver schermato un diversamente abile – ci hanno impedito di respirare, di parlarci, di dirci quanto fosse folle e diabolico quello che loro ci stavano facendo. Per cinque volte nel fango, per cinque volte poi abbiamo ripreso la piazza. Abbiamo applaudito a noi stessi, e non a loro, perché nessuna organizzazione sindacale e nessun partito è venuto in nostro soccorso.
Abbiamo applaudito perché era evidente l’intenzione delle forze dell’ordine di cercare il ferito, se non il morto, per screditare centinaia di migliaia di brave persone che erano lì indignate dalla destra e dalla sinistra, da tutte quelle organizzazioni di parolai e buffoncelli. Ci si guardava stupiti, ieri pomeriggio, la basilica alle spalle, perché stretti in un imbuto dal quale non saremmo usciti se non salvati in extremis dall’apertura della cancellata della pontificia università lateranense. I giornali non riportano la solidarietà di preti, monache, frati che ci hanno versato acqua sugli occhi, ci hanno dato limoni per aspergerci i bulbi arrossati dai lacrimogeni e dalle lacrime della rabbia. Ricorderò per sempre la voce rassicurante di una monaca che mi ha detto con accento straniero ‘è tutto finito’. E invece non era finito niente, perché Maroni è riuscito a svuotare la piazza dove erano ancora asserragliati molti, troppi indignati.

Come giustificare un assalto a ventimila giovani manifestanti senza bandiera di partito o di sindacato? Tutti black blok? A differenza di Genova, ieri in piazza c’eravamo soltanto noi che non abbiamo più certezze: giovani giornalisti, ricercatori, laureati, diplomati, insegnanti, operai, studenti, disoccupati, pacifisti. Intellettuali e braccia forti. Cervelli e cuori che non cercano mai la morte ma sempre la vita. Il futuro del paese, il bel paese era lì sotto la grandine dei lacrimogeni di Berlusconi, rispondendo con una gragnola di sassi e bottiglie perché almeno la vita, quella, non ce la siamo fatta sgomberare.

************************************************************************************

Preciso che, quanto alla questione di Roma (15.10.2011), con l’irruzione dei black bloc, sono comunque contrario all’uso della violenza, che, sic stantibus rebus, è sempre un regalo ai poteri costituiti, che se ne servono per ritorcere contro i governati quanto questi avrebbero fatto.   Il terrorismo di stato, ci insegna Laurent Dispot, è forte e attivo sempre, non aspetta altro che queste “provocazioni”. Sono tuttavia, ancora una volta,  d’accordo con Giorgio Antonucci, quando dice: “I conformisti chiamano violenza ogni protesta e non dicono nulla contro i bombardamenti”. Scontri di piazza, anche violenti, rivolte etc., nascono comunque da indignazione (al di là della sigla “indignados” o altro), mentre dei black-bloc, dei quali  non sappiamo neppure chi siano: “sia persone di estrema sinistra, sia di estrema destra, sia provocatori da curva sud degli stadi”, spiegava un esperto giorni fa, poco dopo gli scontri-ora, anche a destra ci sono teste pensanti, dei provocatori da stadio è lecito diffidare, ma forse anche in loro c’è qualche scontento, però, che magari si focalizza, a mio parere scioccamente (ma è un parere, non un giudizio a priori) sul calcio, quando invece potrebbe concentrarsi su altro, su cose più importanti o considerate tali, anche da chi scrive.  Più realisticamente, c’è una situazione di povertà, di esclusione sociale, di miseria, che crea disagio o sofferenza, che talora portano (e qui ribadisco un giudizio negativo) ad atti violenti, che però sono molto meno “violenti” di quanto non lo siano le guerre, come ancora una volta rileva Giorgio Antonucci. In definitiva, una vetrina (pur se ribadisco che sono favorevole alla punizione di chi compie atti simili) si ripara, magari (anzi no, quasi sempre) il negoziante è assicurato, in caso  di sua distruzione, di danno, di effrazione e quant’altro, la vita umana, in specie se sacrificata scioccamente per obbedire a Nazione, Patria, Stato o come accidenti si chiami.  Il simbolo religioso, poi: una madonnina molto “kitsch”, senza neppure raggiungere il livello paradossale del kitsch conclamato, quello teorizzato da Gillo Dorfles, per es., per non dire del fatto che è tale solo per qualcuno (ci sono cattolici oltremodo scettici rispetto alla mariologia, per es.).

Eugen Galasso

Pubblicato il: 25 October, 2011
Categoria: Testi

Centro di Relazioni Umane (Bologna) — Maria Rosaria d’Oronzo