L’inganno del “senso comune” – Eugen Galasso
Forse qualcuno ricorda “The Wall”, film-musical dei “Pink-Floyd”, dove il ragazzino sensibile sorpreso a scuola a scrivere poesie, viene bacchettato dal prof. (frustrato in casa) che gli rimprovera appunto (“Poems, Poems!) di dedicarsi a un’attività così “inutile”. Non a caso i “romantici” erano presi per “pazzi”, Byron e Shelley (cito solo due nomi) erano dei “reprobi”, tanto che “A Defense of Poetry” (Difesa della poesia), da parte del’ “ateo” Shelley diviene un’opera “scandalosa”. Ma, oltre alla poesia, altre “speculazioni folli” invadono la modernità e post-modernità: il non concepire la realtà spaziale in termini consueti (le geometrie non euclidee di Lobacevsky e Riemann), più ancora la messa in discussione della scissione tra le categorie dello spazio e del tempo ad opera di Einstein e degli sviluppi della teoria della relatività, con l’ipotesi di realtà parallele, la critica al concetto stessa di realtà, le teorie del caos (Thom, Prigogyie, Stengers e altri) corrodono quello che chiamiamo “common sense”, senso appunto(mi si scusi il gioco di parole) il senso troppo comune… Roba da “disperati”, muoversi al di là delle convenzioni, per cui sia l’ “escapista” giramondo, post-hippie o post-qualunque cosa, sia il poeta della “beat generation”, ma più in genere il poeta, sia il pensatore non comprimibile in schemi, attentano al “buon vivere civile”, alla conservazione di standard di vista e modi di pensare e di comportamento (patterns). Ecco perché, in primis, l’antipsichiatria o comunque la si chiama “contropsichiatria”, “apsichiatria” etc., sconcerta chi ne ha paura; ecco perché , oggi invece di Viriginia Woolf (famoso dramma di E. Albeee) possiamo (potremmo) dire “chi ha paura di Giorgio Antonucci?… Molte persone, per certo.
Eugen Galasso
Pubblicato il: 9 March, 2012
Categoria: Notizie