Hallucinations: Oliver Sacks -Recensione Eugen Galasso
Ormai diffuso nelle librerie di lingua inglese dallo scorso novembre, il nuovo libro di Oliver Sacks, “Hallucinations” (Picador), che attende ancora una traduzione italiana, come altre opere del famoso neurologo, “neuroscienziato”e scrittore inglese operante negli States, che a luglio compie 80 anni, crea un fecondo scompiglio. Pur se Sacks non esclude l’allucinazione psicotica, ma la relativizza al minimo, quasi escludendola nella prassi, in questo testo e nel dibattito intorno ad esso, l’autore non trascura di raccontare le sue personali esperienze con l’acido , ossia l’LSD, certo non facendone un’apologia, tutt’altro. Esperienze comuni, peraltro, a un Timothy Leary, psichiatra e antropologo che dell’LSD è stato definito, abbastanza impropriamente “il guru”, a Albert Hofmann, il chimico che l’acido in questione ha isolato, venendone considerato “il padre”, allo scrittore Aldous Huxley, a Ernst Juenger, scrittore e teorico anche “della destra”, anzi molto amato in quei settori, ma ormai anche a sinistra (Masini e Cacciari hanno fatto scuola…), a tutta la beat generation (William Burroughs, Jack Kerouac, Allen Ginsberg, Peter Orlowsky, Lawrence Ferlinghetti, Gregory Corso, il cineasta Dennis Hopper); ma, al di là della (pericolosa, inutile ripeterlo) sperimentazione con gli “allucinogeni”, le allucinazioni, come Sacks racconta, sono anche fattrici e almeno fautrici di “conoscenza altra”. Anticamente, Aristide ne parlava nei “Discorsi sacri”, più tardi ne parlano i mistici e i “santi” (chi scrive non accetta in absoluto il lemma), la creatività artistica ne nasce, come nasce da sogni, incubi, “sogni ad occhi aperti”, dall’ambito che si può definire “second sight” (seconda vista) e che gli Orientali (e quegli occidentali che seguono l’Oriente)chiamano “terzo occhio”. Sacks, ateo convinto, è molto scettico sulla possibilità di”epifanie relative all’Assoluto” (chi scrive ha una posizione diversa, ma non importa). Importante è invece soprattutto che Sacks ci dica con estrema chiarezza che “in altre culture sono state considerate come doni degl dèi o delle Muse, ma nei tempi moderni sembra che esse portino con sé un ominoso peso nell’opinione della gente, quasi fossero presagi di gravi disordini mentali o neurologici” (pur in un’ottica”moderata”, dunque, Sacks smentisce ciò: chi è in preda a stati “allucinatori”, vede cose “altre”o “sente voci”- ma di questo Sacks parla altrove, in altri testi-non è un “pazzo”, ha “esperienze e conoscenze altre”, è importante dirlo, contro chi per es. sostiene il diritto al TSO facile). “Nella maggior parte dei casi esse (allucinazioni, sott.) sono benigne e, invero, in molte circostanze, del tutto normali, dove non ci piace il riferimento a una presunta “normalità”, ma, provando a sostituire a “normali”, “consuete”, le cose andrebbero già molto meglio. Stanchezza, difetti della vista, altre cause, starebbero alla base di queste famose “allucinazioni”, dove la parola deriva da “ad lucem” o “ad luces”, cioè “presso la luce” o “presso le luci”, per indicare la liminalità delle esperienze di cui si parla. Da considerare, questa piccola “rivoluzione copernicana”, che Sacks opera, di fatto smentendo quanto invece la psichiatria ha canonizzato, ponendosi al servizio della repressione, comunque sia. Sarà che un serio neurologo è “altro dallo psichiatra”, come Giorgio Antonucci sottolinea sempre… Eugen Galasso
Pubblicato il: 2 April, 2013
Categoria: Testi