Marijuana e malattie mentali – Eugen Galasso

Nella giornata odierna (l’orario: poco prima di mezzogiorno) il pluricelebrato “mezzotasto di regime” (così si esprimeva Sergio Saviane, critico radioTV, a proposito dei detentori del potere mediale) Lorenzo Opice, su Raiuno, parlando dei possibili effetti nocivi (a quanto pare: più nocivi del previsto, con qualche rischio di dipendenza, ventilata, però, periodicamente, dalle istitituzioni scientifico-farmacologiche, anche in accordo, sempre, con la dirigenza USA e del mitico”Occidente”) della marijuana (marihuana, dicono altri), ossia della “canna”(cannabis indica) con il prof. Giuseppe Remetti (altro volto noto, pare, nel panorama  mediatico) dell’Istituto Mario Negri, gli chiedeva delle possibili correlazioni tra “fumo” e “malattia mentale”; ora, in questa sede, il primo termine della cosa ci interessa meno, mentre il secondo sì, chiaramente. Ora, per entrambi, l’esistenza della malattia mentale (mai definita con precisione, come ovvio) è un assunto, un assioma ineliminabile. Lo dicono governi d’ogni sorta, il Vaticano, il Dalai Lama, le “autorità medico-scientifiche” (leggi psichiatri) dunque dev’esser vero, questo il ragionamento assunto come un “a priori” da Opice come da Remetti, che in effetti la correlazione la vedono, naturalmente, tanto che il più prudente Remetti, dopo varie titubanze, si accorge forse d’essersi spinto troppo in là…nel e con il dubbio fa marcia indietro, dandola per “assodata”. Vedasi dunque che, anche nel caso di trasmissioni non specificamente dedicate alla “follia” (“malattia mentale”etc.) essa torni a far capolino, tipo Babausette o fantasma-révenant (il ritornante, il fantasma, appunto, “qui hante”, che ossessiona). Il marchio rosso (o di altro colore, ma in genere si associa a quello della passione, di cui si ha paura) della “Pazzia” torna dunque sempre, come nei racconti e nei romanzi del grande Guy de Maupassant (1850-1893), che da quest’idea era letteralmente “invaso”….
Eugen Galasso

Pubblicato il: 4 September, 2014
Categoria: Testi

Centro di Relazioni Umane (Bologna) — Maria Rosaria d’Oronzo