Osservazioni su la proposta dei compagni “Radicali italiani” – Vito Totire









Ricordare la luttuosa vicenda di Mastrogiovanni è una azione importantissima ed una denuncia civile contro la violenza delle istituzioni totali; ogni azione che contrasta la pratica dei trattamenti sanitari obbligatori è fondamentale per tutelare i diritti civili delle persone; che gli internati con i tso debbano essere considerati a tutti gli effetti “persone private della libertà” è ovvio ma le istituzioni politiche cosiddette “elettive” non lo vogliono capire; dal 2004 come , avendo iniziato in quella data a commentare e criticare pubblicamente il rapporto semestrale sulle carceri che la Ausl devono redigere, chiediamo con insistenza per quale motivo da questo rapporto sono state sempre escluse realtà come i CIE, i reparti psichiatrici che gestiscono interventi coatti e, infine, le REMS; le istituzioni locali e nazionali non hanno mai risposto, né hanno mai risposto i garanti delle persone detenute; non si vuole generalizzare, anzi, prendiamo atto di come il garante nazionale abbia , di recente, sostenuto la tesi che non affermiamo esplicitamente e reiteratamente , dal 2004, quella appunto di prendere in esame la condizione di tutte le paesone “private della libertà” e non soltanto delle persone detenute nelle carceri tradizionali; ora: i tso sono evitabili, tutti; questa prassi autoritaria e violenta va superata; ed è possibile farlo; lo dimostra la esperienza materiale e storica di Giorgio Antonucci; lo dimostra quello che sta avanzando in Europa sull’onda del metodo definito “dialogo aperto” proposto da Jaakko Seikkula (Finandia) che ha dato impulso addirittura in Italia ad un progetto ministeriale CCM del quale però non si vedono ancora risultati concreti a livello territoriale; anche la prassi del superamento della contenzione fisica si è affermata solo in una piccola minoranza delle decine di centri psichiatrici esistenti in Italia; ovviamente la contenzione fisica non deve essere sostituita dalla “contenzione chimica” cioè farmacologica; deve essere semplicemente superata perché questo è in sostanza eticamente giusto e materialmente possibile; come perseguire gli obiettivi che riteniamo giusti?
Purtroppo, in generale, l’idea dei “garanti” è stata presa, svilita e lottizzata dai partiti fino a fare di questa figura non più il garante dei detenuti ma il garante della falsa coscienza delle istituzioni e dei partiti; sarebbe erroneo generalizzare e negare le “buone intenzioni” soggettive di alcuni o di molti garanti; vedremo come andranno avanti le cose: i garanti riusciranno ad interferire? Come? Quanto? Una ultima drammatica vicenda cime quella del “suicidio” (se questo è stato davvero) di Marco Prato nel carcere di Velletri mostra i limiti del ruolo del garante che, in questa circostanza, aveva segnalato ampiamente e chiaramente la condizione di rischio: risultato, in termini di
prevenzione, zero; dunque se deve esprimere perplessità e dubbi sullo strumento tecnico e sul percorso indicato da Radicali italiani devo tuttavia ringraziare Radicali italiani di questa iniziativa perché solo nuotando controcorrente-anche se già intravediamo limiti e rischi del percorso-potremo fare passi avanti; gli obiettivi sono peraltro tutti assolutamente condivisibili: contrasto alla violenza delle istituzioni totali, superamento assoluto dei metodi coatti e delle contenzioni sia fisica che farmacologica, libertà assoluta di relazione e di contatti con l’esterno per le persone accolte nelle strutture dove si possano gestire condizioni psicologiche critiche, realizzazione di relazioni solo di tipo consensuale e solidale.
Esistono ancora molte pratiche coatte dichiarate ma anche-dunque ancora più subdole-non dichiarate ma di fatto manicomiali; si pensi che a Bologna esistono ben due strutture ospedaliere private che si autodefiniscono , senza remore, “ospedale psichiatrico privato accreditato”, e questo a tanti decenni dalla legge 180 de 1978; così esiste una diffusa realtà che alcuni operatori definiscono “ricovero volontario col cuccio” e che, fuori dal gergo psichiatrico-istituzionale, significa “formalmente volontario” ma di fatto coatto (sulla base di una adesione forzata e non veritiera alla proposta di ricovero da parte della persona); sui ricoveri “volontari col cuccio” le istituzioni fanno affidamento per ridurre la incidenza dei tso ufficiali avendo oramai capito che il tasso di tso è indice di migliore o peggiore funzionamento dei servizi psichiatrici; il tso non è un “evento naturale” connesso alla presunta “malattia” ; è un evento socialmente determinato esattamente come altri eventi dell’universo coattivo come il carcere; una recente riflessione e pubblicazione di M. Marmot (La salute disuguale) commenta le differenze, e le motivazioni delle differenze, nei tassi di carcerazione tra Islanda, GB e USA; Marmot evidenzia come la carcerazione cresce col crescere della forbice delle disuguaglianze sociali e di reddito e decresce invece in virtù dei livelli di coesione sociale; è ovvio che la devianza penale e la devianza psichiatrica siano eventi differenti ma la chiave di lettura di Marmot è universalmente utile come chiave di lettura delle dinamiche delle istituzioni totali; tornando ai ricoveri “volontari col cuccio” : in queste circostanze, in effetti, un garante può interferire per facilitare la emersione della effettiva volontà della persona internata ; non potrà svolgere tuttavia questa azione un garante nominato dai consigli comunali e regionali e nominato esattamente con le stesse logiche partitiche di spartizione e lottizzazione delle poltrone; allora forse è più congruo e realistico, anche se molto oneroso, agire dall’esterno senza mediazioni con le istituzioni.
Buon lavoro a tutti e grazie a Radicali italiani;
come dire: senza un miraggio la carovana non si metterebbe neppure in movimento…e rimanere fermi significherebbe essere corresponsabili della violenza liberticida e fisica delle istituzioni totali.


Vito Totire

Pubblicato il: 26 July, 2017
Categoria: Notizie

Centro di Relazioni Umane (Bologna) — Maria Rosaria d’Oronzo