La follia nell’arte – Eugen Galasso
La “follia” (ossia l’essere, il pensare, il comportarsi diversamente dalla maggioranza delle persone, qualcuno dice dalla loro “mediocrita” )trova espressione nell’arte “figurativa” (esempi massimi: Caravaggio, Van Gogh), nella musica (Schumann, Le’o Ferre’, ma gli esempi sono tanti), nel teatro (Pirandello, Beckett, le innumerevoli versioni teatrali del romanzo “Qualcuno volò sul nido del cuculo” di Ken Kesey) per non dire nella letteratura (almeno “L’elogio della follia” di Erasmo da Rotterdam va citato, ma è inutile far troppi elenchi) e nel cinema (torna il titolo citato prima, “Qualcuno volo’…” ma anche qui molti altri esempi). Tutto dipende da come si vede la cosa, dall’angolo visuale scelto, ossia se si intende il comportamento o anche il testo “strano” in modo giocoso e creativo e comunque “accogliente” (la prospettiva di Thomas Szasz e di Giorgio Antonucci, ma anche dei situazionisti, come del Sessantotto che gridava “L’imagination au pouvoir”) o invece come qualcosa di anomalo e da controllare, in modo, insomma, “poliziesco, quella è l’angolo visuale di tutta la psichiatria, compreso Ronald Laing, che come rilevava anche Michel Foucault, nelle conversazioni americane con gli studenti e con il prof. Simeon Wade degli anni 1970 (in “Foucault in California”,trad.it., recentissima, Milasno , Blackie edizioni, 2023), dopo essere stato con Cooper l’alfiere dell’antipsichiatria, sarebbe tornato a posizioni quasi “reazionarie”, comunque da psichiatria “classica”, normalizzante. Per acquisire il punto di vista giusto, quello appunto delineato come creativo e accogliente, “giocoso”, basta rovesciare la prospettiva tradizionale, spesso “cieca” o almeno “monoculare”. Per fare ciò, via paraocchi conclamati, pregiudizi, sedimenti culturali nocivi… Eugen Galasso
Pubblicato il: 10 May, 2023
Categoria: Testi