Mass-media e diffusione geometrica della psichiatria – Eugen Galasso






Se nelle ultime settimane l’OMS (Organizzazione Mondiale Sanità) insiste, forse su sollecitazione delle case farmaceutiche (honnit soit qui mal y pense, ma….), sulla diffusione “geometrica” della depressione, gli organi di stampa, italiani e mondiali, parlano di “follia” per i casi di cronaca nera. Ora, se l’OMS notoriamente non è molto attendibile (vedasi la polemica sui danni della carne, mai chiarita e i dati, mai comunicati, su altro, come sui danni del caffè e delle bevande calde in genere), il “battage” sui “matti” da parte dei mass-media rispondono ad altrettante sollecitazioni di avvocati (“penalisti”), ma anche di psichiatri, case farmaceutiche. Ma il tutto è anche un’immensa forma di controllo sociale da parte della borghesia e dell’imperante, anzi sempre più potente neoliberismo.     Eugen Galasso

Pubblicato il 3 July, 2016
Categoria: Notizie

Maldicenza e stereotipo : Autobiografia – Eugen Galasso

 

 

Finora sono sempre partito da definizioni, teorie, linee interpretative etc. , per es.sul concetto di norma e normalità: ora, invece, vorrei parlare della mia esperienza: da sempre timido (introverso, direbbe C.G.Jung) e malaticcio sono stato etichettato come “strano”: grande lettore da sempre, poco aduso a riunioni, feste etc., scarsamente “virile” (le mie esperienze con l’altro sesso sono state timide, riservate, da “imbranato”), non asociale ma poco amante delle “masse”, ascoltatore quasi solipsistico di musica (il sabato pomeriggio lo passavo spesso con un compagno di scuola ad ascoltare Vivaldi, Handel, Bach & Co….quando gli altri sbevazzavano, “rimorchiavano” e ascoltavano rock e havy metal, generi musicali che peraltro frequento anch’io più di quanto molte persone credano…). Non essere macho né virile al 100% induce in sospetto nelle società clerico-machiste, in specie dopo l’annientamento “soft” di ogni speranza di un progetto di società “altra”, che per me è solo il socialismo. Sospetti, pregiudizi, malignità: so di che cosa si parla…dirò così, avendo subito tutto questo (e in parte, un po’ meno, subendolo ancora). Suonavo (da dilettante, beninteso) il piano, leggevo e studiavo: “Ma che animale  strano è-chi sarà?” dicevano (e dicono, ritengo), con scherzi d’ogni genere, ritorsioni, tutto un campionario. Il “fisico” è quello che è, con malattie dalla nascita (“tare genetiche”, recitava il positivismo d’antan, passato in scrittori come Ibsen…), debolezza complessiva, dunque…Ho voluto tracciare un po’ un profilo più che autobiografico (lo è anche, certo) emblematico dello stigma che colpisce chi non è “nei ranghi” dell’efficientismo capitalistico-consumistico, di chi si muove “al di fuori”, che rischia sempre di divenire un “drop-out”, condizione cui molte persone vorrebbero ridurre chi, appunto, non “marcia” nella direzione tracciata…dalle “magnifiche sorti e progressive” come giustamente lamentava, più di due secoli fa, il più grande dei “non marcianti”, Giacomo Leopardi…Epoca solo apparentemente “complessa”, la nostra, in cui invece chi “non marcia al passo” viene schiacciato-eliminato-escluso, dunque più che mai, anche se non con un TSO o lo stigma “altro” si esclude chi non risponde a precisi “parametri”, chi non rientra nella “norma” /nelle “norme” (anche il pluralismo è da sempre un fantasma, come noto), deve subire condanne sommarie, magari anche solo (se va bene, però…) quell’arma subdola che è la maldicenza, più difficile (per ragioni di grandezza e dunque di dispersione) nelle città, più facile nei paesi, ma sostanzialmente diffusa dappertutto…       Eugen Galasso

Pubblicato il 26 May, 2016
Categoria: Notizie

La mia storia personale – Maria Amato

Desidero incominciare a raccontarvi la mia storia personale, che potete rendere pubblica nei vostri siti del CCDU, e diffonderla ovunque vogliate. Sento il dovere morale di rendere testimonianza per tutte le vittime di questo crimine contro l’umanità di stato che si chiama psichiatria e che non hanno voce. Vittime indifesi che non avranno mai giustizia da parte di nessuno per la distruzione della loro vita. Venti anni fa non volevano farmi uscire dalla psichiatria perché, come mi è stato detto in faccia da un operatore, ero “pericolosa per il sistema” quindi, da eliminare. Come? Con diagnosi psichiatriche. Inserendomi in un sistema di distruzione della mia esistenza. Non dovevo essere più credibile. Dovevo essere malata mentale grave. Avevo capito chi erano, cosa facevano ed i miei studi ed i miei titoli acquisiti, mi avrebbero portata a posizioni di potere e di credibilità, quindi ero pericolosa per il loro sistema. Dovevo essere “curata”. La mia gravissima patologia psichiatrica, di cui non avevo ovviamente per loro: “coscienza di malattia”, oltre ai danni esistenziali che tutte le vittime di violenza familiare come me abbiamo addosso per tutta la vita e che non sono malattie, era ed è la : patologia del dissenso dalla psichiatra. Ossia, quando ho detto che non condividevo i loro metodi e le loro spiegazione e volevo salutare civilmente ed andarmene, consapevole, ormai laureata e praticante procuratore legale (il dramma per gli operatori inizia quando porto la bomboniera di laurea in giurisprudenza) degli effetti dannosi del mio vissuto di violenza ed intendendo risolvere le mie problematiche fuori da qualsiasi ambito medico, non dovevo usciere dal loro sistema di distruzione. Me ne sono accorta ed ho esercitato il diritto di accesso con denuncia penale, poi archiviata. La Magistratura dell’epoca mi ha risposto che non c’era la prova che io ero vittima di violenza, quindi, come si poteva provare il reato di falso ideologico in atto pubblico? Questi assassini criminali di stato sono stati protetti dal sistema per anni. Ed altre argomentazioni, che non ho potuto contrastare perché non avevo soldi, e neppure esperienza per fare opposizione in Cassazione all’Ordinanza di Archiviazione, come tutti i soggetti deboli senza mezzi economici di cui si abusano. Però, mi sono liberata per sempre di questo crimine contro umanità di stato, che crea malati sui soldi pubblici, come con le vittime di violenza, quale sono io, creando degli invalidi a vita e legalizzando la truffa all’I.N.P.S. Togliendo la libertà ed i diritti civili a degli innocenti indifesi, (finché la Magistratura Inquirente non cambia orientamento e persegue gli psichiatri per i reati di falso in atto pubblico. Quando li commettono. Sarebbe una svolta storica. Epocale.) medicalizzando le questioni esistenziali e deresponsabilizzando la società civile. Nei tempi giusti desidero pubblicare quello che mi hanno fatto. A testimonianza di cosa è la psichiatria, un sistema di potere senza fondatezza ne scientifica ne reale ne razionale nell’attuale formulazione, fuori controllo della legalità. Per questo crimine contro l’umanità di stato io avevo “non coscienza di malattia” perché ho rifiutato la psicoterapia, ossia le corbellerie che mi venivano propinate, e dopo il mio “dissenso”, mi hanno dato dei farmaci che mi stavano portando alla morte. Sono viva per miracolo. Venti anni fa esatti. Ho tutto documentato. Mi volevano fare entrare in un circuito dove avrei perso il futuro dei miei studi, credibilità e diritti civili. La mia “non coscienza di malattia” si chiama dissenso dalla psichiatria. Perché come chiaramente scrissi all’epoca e riconfermo “consapevole del mio profondo disagio interiore di vittima di violenza familiare, ho scelto un’altra strada per risolvere le mie problematiche esistenziali.” Ora vengo giudicata persona onesta che manda gli atti alla Procura, un Giudice che ha fatto la rivoluzione, ossia il proprio dovere che tutti i Magistrati dovrebbero fare, ossia quello di segnalare i possibili reati penali da accertare per fare perseguire questi criminali assassini di stato quando li commettono. Ovviamente, la mia nomina a Magistrato Onorario del Consiglio Superiore della Magistratura, e le successive nomine a giudice titolare del ruolo dei miei Presidenti e le mie Sentenze di civile emesse e confermate dalla Corte D’Appello di Messina, hanno “sanato” la mia gravissima patologia mentale quella del dissenso dalla psichiatria, che è diventata espressione della mia libertà di pensiero, tutelata dalla Costituzione della Repubblica Italiana e dovere giuridico di un giudice del lavoro titolare del ruolo, di segnalazioni alla Magistratura Inquirente delle “anomalie” psichiatriche. Ho fatto il mio dovere, sia da privato cittadino che da Giudice. Mi auguro di essere ascoltata e che la Magistratura Italiana muti i suoi orientamenti giurisprudenziali. Sarebbe un segno di grande civiltà giuridica. Una svolta epocale. Ricondurre nella legalità un crimine di stato. Applicando finalmente a questi, fino ad ora, criminali legalizzati, il codice penale ed i reati di falso in atto pubblico. Cosa dovrei dire? “Titolo sanate CSM” patologia mentale quella del dissenso dalla psichiatria. Che genera all’erario un danno di notevoli dimensioni.
Maria Amato, Avvocato, Magistrato Onorario, in funzione di giudice del lavoro titolare del ruolo dall’ottobre 2010.

Pubblicato il 23 April, 2016
Categoria: Notizie

Premio 2015 GIORGIO ANTONUCCI

In onore dei Difensori dei Diritti Umani nel campo della salute mentale

Pubblicato il 19 March, 2016
Categoria: Notizie

Dibattito Giorgio Antonucci e Riccardo D’Este – Giugno 1993

 

VIDEO

https://www.youtube.com/watch?v=0-B9OPD7mdM&feature=share
https://youtu.be/0-B9OPD7mdM

 

 

Pubblicato il 7 March, 2016
Categoria: Video

Psichiatri critici sull’uso dei farmaci e perseveranti nelle diagnosi – Eugen Galasso



Su “Ideas”, supplemento domenicale di “EL Paìs”, giornale di prestigio della sinistra “radical chic” (è meglio dire le cose come stanno; idem vale per “Le Monde” e “Repubblica”, che chi scrive sappia, magari anche – con qualche distingue per la “Frenkfurter Allgemeine”, da tempo si è sviluppato un dibattito sulla psichiatria: se domenica 7 febbraio il giornalista USA Robert Whitaker aveva parlato di “crisi della psichiatria” stessa, negando l’origine biologica delle “crisi” che vengono definite come “malattie psichiatriche” e quindi l’efficacia degli psicofarmaci: ma Wihitaker, lungi comunque dal negare tout court la psichiatria, si riferisce alla situazione “gringa”, che separa, anzi dicotomizza il normale dall’anormale, attribuendo i “disturbi minori” agli psicoanalisti, i “gravi” (leggi “pazzi”) all’assistenza pubblica, dunque con bombardamenti di psicofarmaci; la domenica successiva interviene Miguel Gutiérrez Fraile, già Presidente della Società Spagnola e Psichiatria e docente di psichiatria nell’Università dei Paesi Baschi, ribadendo il valore comunque positivo della psichiatria (“Psiquiatrìa sì, naturalmente”, il titolo, affermando il valore positivo anche dell’esperienza USA, con la “psichiatria comunitaria” introdotta da Kennedy, ma poi, venendo in Europa (Spagna), afferma anche che “Finalmente il malato psichiatrico iniziò ad essere trattato come il resto dei pazienti” et similia. Non solo: ribadisce che “Abbiamo l’onore dubbio di essere l’unica specialità medica ad aver un movimento “anti” “. Due assunti-postulati indimostrabili qui: A)che la psichiatria sia effettivamente una scienza; B)che essa sia parte della medicina. Per Giorgio Antonucci, per es. (ma non solo, penso a Thomas Szasz) ciò non è vero. Più critico, poi, MIkel Munzarriz Ferrandis, presidente dell’Associazione Spagnola di Neuropsichiatria, che saluta l’apertura del dibattito e afferma che gli psicofarmaci sono utili come “coadiuvanti”, ma non sono la soluzione. Manuel Desviat, psichiatra ed ex-presidente della citata Associazione Spagnola di Neuropsichiatria, è ancora più critico verso gli psicofarmaci. Un dibattito certamente salutare, importante, ma i termini della questione non si spostano di molto (o per nulla?) se non si mettono in discussione i due postulati citati sopra. Ma forse non si vuole né può fare, vista la rilevanza e potenza degli interessi in campo…    Eugen Galasso 

Pubblicato il 7 March, 2016
Categoria: Testi

Psichiatria e politica. Una notizia da Imola – Piero Colacicchi

Estratto dal <IL PONTE>
N. 11 – Novembre 1973





Ho cercato la mia libertà
nella libertà di tutti
( Bartolomeo Vanzetti)


Il primo maggio il prof. Edelweiss Cotti diviene direttore incaricato dell’Istituto psichiatrico di Imola dove vengono ricoverati cittadini delle province di Ravenna e Forlì. I ricoverati sono più di 1200. L’istituzione ha tutti i caratteri tipici della violenza psichiatrica e manicomiale.
Cotti uno dei protagonisti della lotta di Cividale del Friuli (1) inizia una decisa ed efficace politica di dimissioni. In agosto viene assunto Giorgio Antonucci, un altro dei medici di Cividale e l’organizzatore delle visite popolari al Manicomio S. Lazzaro di Reggio Emilia (2).
Antonucci, d’accordo con Cotti, decide di iniziare il suo lavoro nel reparto 14 donne  “delle agitate”: è ritenuto dai medici dell’istituto il reparto più difficile e più pericoloso, con persone “irrecuperabili”. Il reparto si può definire senza esitazione un modello di ferocia psichiatrica. Le 41 detenute sono paralizzate da quantità grandissime di psicofarmaci di ogni tipo. Sono in gran numero legate ai letti con cinture di contenzione. Le porte sono tutte chiuse. Il personale passa il suo tempo esclusivamente in opera di sorveglianza. Comunque si vogliano considerare queste persone, ci sembra di poter dire che neanche i leoni sono mai stati trattati in questo modo.
Dopo venti giorni dall’arrivo di Antonucci gli psicofarmaci sono stati eliminati quasi del tutto, le donne legate ai letti sono state liberate e i mezzi di contenzione tolti dal reparto. Aperte finalmente le porte, oggi le pazienti sono libere di muoversi nel parco dell’ospedale che non ha mura di recinzione. Il medico e gli infermieri del corrispondente reparto uomini detto “degli agitati” decidono di seguire l’esempio di Antonucci.
L’Istituto psichiatrico , dal momento che sono stati aperti i reparti ritenuti finora i peggiori, sotto la nuova direzione di Cotti è in piena trasformazione.

Piero Colacicchi

1) Cfr. Roberto Vigevani, Assalto a Cividale, <Il Ponte>  n.9 , settembre 1968.
2) Cfr. G. Antonucci e P. Colacicchi, in <Il Ponte>, n.11, novembre 1970; Comitato popolare di Ramiseto, ib., n. 5-6, 1971: P. Colacicchi e A. Rosselli, ib., n.10, ottobre 1971

Foto: Massimo Golfieri

Pubblicato il 30 January, 2016
Categoria: Testi

Theodor Reik: sono i poeti l’avanguardia della psicologia – Eugen Galasso



Secondo Theodor Reik (1888-1969), psicoanalista austriaco-americano di ovvie origini ebraiche, di formazione freudiana, ma “dissidente” rispetto a Freud o meglio rispetto a varie sue tesi,  in “Of love and Lust” (1957), sostiene che “Sono i poeti, non gli psichiatri né i medici l’avanguardia della psicologia del profondo. I poeti possiedono bacchette da rabdomante che mostrano loro dove son nascosti i più preziosi segreti dell’umana natura” (dalla trad. italiana, con il titolo scioccamente moralistico, “Amore e lussuria”, Milano, Longanesi, 1968, p. 177) Cita il “Faust” goethiano, Shakespeare, Delaleddin Rumi, grande poeta persiano, molti altri poeti (e idem nelle sue opere sul rito e la ritualità), lui, non di formazione medica, ma filosofico-letteraria (intervenne Freud per difenderlo da accuse “corporative” in merito) oltre naturalmente all’esperienza analitica. Credo sia, al di là delle tesi reikiane spesso criticabili (come lo è ogni teoria; a proposito di Reik mi permetto un’aggiunta: nulla a che vedere con Wilhelm Reich, le cui tesi riguardo a amore e sessualità sono,  diremmo, antitetiche rispetto a quelle di Reich ), un’affermazione di indubbio coraggio e di modestia non da poco: contro chi crede di avere la verità in tasca, estendendola a ogni ambito dello scibile e soprattutto della vita, Reik parte dall’esperienza, che però è quella detta “clinica” ma anche quella di chi, genialmente e spesso con il linguaggio in genere contratto, sintetico, paratattico, della poesia, ci dice sui sentimenti e sul “sentire” umano più di quanto non ci dicano (spesso) magari lunghissimi trattati di psicologia, per non dire di quell’ambito che si presume e anzi pretende “scientifico” che è la psichiatria, che pretende di giudicare e sanzionare, ossia punire, ogni comportamento umano giudicato non conforme a una presunta “norma”: i poeti, da Omero a Saffo, da Virgilio (sì, persino, il “pacato” Virgilio ci parla senza problema della naturale bisessualità umana) a Baudelaire, da Ariosto a Rimbaud a Campana, da Rumi ad Artaud come a Bigongiari, da Villon a Ginsberg a Pasolini, da Hoelderlin a Brecht, da Calderon de la Barca a Arrabal ci parlano di ogni esperienza umana, senza mai permettersi di “sanzionarla”.  Come non fanno per nulla neppure, come noto, Szasz e Antonucci, per fare solo due nomi cruciali…         Eugen Galasso

Pubblicato il 23 January, 2016
Categoria: Testi

PREMIO GIORGIO ANTONUCCI – Ringraziamenti di Jan Eastgate – FOTO

 

 

Messaggio originale:
I am delighted to hear of an award being presented in the name of my good friend, Dr Giorgio Antonucci. Mankind owes him a tremendous gratitude because he truly is a great doctor, humanitarian and libertarian. CCHR’s co-founder, the late and equally wonderful Prof. Thomas Szasz, described Dr. Antonucci as “courageous and effective” in “liberating psichiatric slaves in Italy”. What Dr. Antonucci has achieved to show the workability of legitimate medicine given in a calm and caring way to troubled souls, is in stark contrast with the punitive, unworkable, damaging and illegittimate “medicine” that psychiatry pratices. I had heard of Dr Antonucci’s astounding accomplishments as far back as the 1980s while working with CCHR in Australia and to actually meet him two decades later in Los Angeles was an honor and privilege. It remains so today. He has my greatest thanks and my eternal love. Anyone who carries on the tradition of his Dr. Antonucci’s work should give all of us hope for the future and for mankind. Thank you Giorgio!

With love and respect,
Jan Eastgate
President CCHR International

 

 

Sono molto contenta nell’apprendere di un premio dato in nome del mio grande amico Giorgio Antonucci. L’umanità gli deve enorme gratitudine, perchè lui è un grande dottore, umanitario e fautore della libertà.
Il fondatore del CCHR, il compianto ma egualmente grande Thomas Sasz descrisse Antonucci come persona “coraggiosa ed efficace nel liberare schiavi psichiatrici in Italia”. Il lavoro di Giorgio Antonucci ha dimostrato come funzioni bene la vera medicina, quando viene applicata con calma e amore per il prossimo alle anime turbate, in netto contrasto con quell’ottusa pratica “medica” – punitiva, inefficace, dannosa, e illegittima che passa sotto il nome di psichiatria.
Sentii parlare per la prima volta dei risultati ottenuti da Antonucci già negli anni 80, quando ancora lavoravo per il CCHR in Australia, ed è stato per me un grande onore e piacere conoscerlo personalmente vent’anni dopo a Los Angeles – onore e piacere che vivono oggi.
A lui va il mio eterno affetto e gratitudine: chiunque s’impegni per continuare la sua tradiziione ci dà speranza per il futuro e per l’umanità.
Grazie Giorgio!
Con affetto e rispetto.
Jan Eastgate
Presidente CCHR International


FOTO GALLERIA

 

Pubblicato il 22 December, 2015
Categoria: Immagini, Presentazione

Il business della (falsa) malattia mentale – Eugen Galasso

Purtroppo non c’è più da stupirsi di nulla: uno dei migliori quotidiani europei, pur se schierato su posizioni quasi sempre neo-liberiste e “centiste”, “El Paìs” dell’edizione speciale domenicale del 15 novembre scorso, a p.18 (in “Negocios”, ossia nella sezione economica) ospita l’intervento di un notevole (per la considerazione di cui gode, beninteso) economista spagnolo, docente a Londra, Luis Garicano, dal titolo inequivocabile: “La salud mental, una inversiòn prioritaria”(La salute mentale, investimento prioritario). Anche rifacendosi agli studi di Lord Richard Layard, economista della “Lord School of Economics” (sorta di “Bocconi” inglese, più quotata ma altrettanto orientata in senso neo-liberista e conservatore), Garicano afferma, richiamandosi a uno studio del 2002 dell’OMS (Organizzazione mondiale della Salute, quella dell’ “apocalisse” sulle carni) che la “malattia mentale” (assunta a priori come tale, si noti!) comporterebbe da sola il 50% delle disabilità (diversabilità sarebbe meglio, come espressione) esistenti. Naturalmente qui si parla, da buoni economisti conservatori (Galicano, sia detto non sottovoce, si candida alle prossime elezioni parlamentari spagnole, con “Ciudadanos” (Cittadini), il pendant conservatore del progressista Podemos), di costi elevati, sempre assumendo come datità assoluta e indiscutibile che la malattia mentale esista. Poi, Garicano, che non riteniamo troppo competente in materia, reclamizza, assumendola come altro valore indiscusso, che la terapia cognitiva (cognitivista-behaviorista, volendo) sia superiore a quella psicoanalitica e ciò perché essa sarebbe più breve (costi ridotti per lo Stato, ma non minori per i”pazienti”, sia invece detto come critica a questo orientamento) ed è certamente molto più “direttiva”: la terapia cognitivista orienta, senza lasciare troppo spazio (anzi quasi nessuno) al dialogo, al dubbio, alla critica. E ciò sia detto tutt’altro che come apologia della psicoanalisi, ma come constatazione. Seguono dati iperbolici sulla depressione, cavallo di battaglia ancora attuale, assieme al disturbo bipolare, degli strenui assertori della psichiatria, depressione che sarebbe aumentata anche a causa della crisi economica mondiale, mentre naturalmente non si fa parola della miseria e povertà indotte…Chiaro che gli interessi economici forti e cruciali di case farmaceutiche, psichiatri e strutture collegate vadano sostenuti, da parte di chi è conservatore politicamente-economicamente e convinto assertore della psichiatria, dove l’endiadi (due concetti in uno, cioè) non è certo peregrina, come possiamo verificare sempre empiricamente: quasi sempre chi è conservatore in politica e in economia, dunque ama Milton Friedman e Von Mises (per citare solo due nomi “à la une”del liberismo), vi dirà che “I matti vanno messi in manicomio” o, se è più prudente, che “comunque le malattie mentali vanno curate”. Con diverse gradazioni, date dalla cultura e dall’atteggiamento della persona, potete starne quasi sempre sicuri… Eugen Galasso

Pubblicato il 14 December, 2015
Categoria: Testi

Centro di Relazioni Umane (Bologna) — Maria Rosaria d’Oronzo