Reparto 14 – VIDEO-INTERVISTA a Giorgio Antonucci –


Di Valentina Giovanardi, Valentina Neri, Antonietta Dicorato

Video : REPARTO 14

Pubblicato il 28 September, 2012
Categoria: Video

Thomas Szasz in memoriam – Eugen Galasso


“La norma è una ragazza che abita a Brooklyn”: questa la risposta fuliminante data da Tomas Istvan Szasz (poi anglicizzato in Thomas Stephen Szasz), antipsichiatra e filosofo,  a chi gli chiedeva di definire che cosa sia la norma. Credo sia una frase esemplare del suo modo ironico (la tradizione yiddish era ben presente a Tomas, ebreo ungherese, nato a Budapest nel 1920, venuto negli States con la famiglia nel 1938, laureato in fisica e in medicina, docente per anni – fino al 1990 – di psichiatria all’università di  New York), autore di opere formidabili e assolutamente cruciali quali “Il mito della malattia mentale”,  “Schizofrenia. Simbolo sacro della psichiatria”,  “Il mito della psicoterapia”, “Legge, libertà e psichiatria” (per citarne solo alcune delle più famose, la bibliografia di Szasz implicherebbe pagine intere, già da sola, di per sè). Credo si crei, con Szasz, un vero “spartiacque” tra le concezioni dominanti “prima” (anche se, in realtà, incrinate ab ovo, fin dall’inizio) e quelle affermatesi “dopo”:  un comportamento, anzi diremmo meglio modalità di comportamento “disturbanti” (che cioè disturbano il “buon senso” piccolo-borghese e borghese, la morale introiettata etc.) vengono tout court classificate quali “malattie mentali” e quindi “sanzionate” da un “Therapeutic State”, da uno Stato terapeutico, da uno Stato “teocratico” ma “laicizzato” che condanna chi “sgarra”, ossia chi non vuol “portare le catene” del buon senso e della morale correnti, appunto…  Una malattia, in quanto tale, dovrebbe essere, ci dice (e soprattutto dice “loro”, cioè ai “padroni della psichiatria”) Szasz, dev’essere “misurabile” (in termini, evidentemente “quantitativi”) e “verificabile” (ossia, per es., osservabile/ verificabile post mortem), dove, chiaramente, funzionano i criteri epistemologici affermatisi da Bacon e Galilei, più ancora da Newton in poi, che hanno influenzato quelle rotture epistemologiche (un termine che, mutuato dall’epistemologo Thomas Kuhn, che parla di “slittamenti di paradigma”, viene assunto e reso canonico da Louis Althusser nelle sue opere, dedicate però alla filosofia di Marx, riscontrata soprattutto nella grande opera economica, “Lire le Capital”, “Leggere il Capitale”). Se Cesare Lombroso era convinto di ritrovare alterazioni fisiologiche nella conformazioni craniche dei “folli” (artisti, intellettuali, possono solo essere “folli”, cioè superiori di qualche gradino) e dei “pazzi” (di rango inferiore) e se concezioni simili dominavano il meccanicismo dominante nell’Ottocento, tale concezione s’era poi persa, in quanto si era rivelata clamorosamente fallimentare (il che non toglie che, qua e là, risorgano neo-lombrosiani, come risorgono “neo-qualcosa” in ogni luogo e in ogni tempo), oggi anche proprio il “cimento”, ossia l’osservazione e la verifica, meglio la “falsificazione” (Karl Raimund Popper) dimostrano che nulla distingue i cosiddetti “malati psichici” dai “sani”, il che prova a fortiori l’assunto di Szasz. Szasz, libertario, senza essere per nulla favorevole all’uso delle “droghe”, riteneva che il “proibizionismo” dominante a riguardo in quasi tutto il mondo fosse deleterio, inducendo a un consumo immotivato, creando della “droga” un mito come succedeva/succede con la “malattia mentale”.  Né Szasz è mai rimasto nel'”Olimpo” della teoria, divenendo, anzi un combattente per la libertà: costituendo la Citizen Commission on Human Rights (Commissione civica per i diritti civili), emanazione (non diretta, però, non dipendente, insomma, trattandosi di un’associazione laica) della “Scientology Church”, ha fatto in modo che si possano segnalare i casi di “violenza di Stato” sulle persone, quelli che a livello italiano (altrove il termine che designa la cosa è differente, il senso però lo stesso) si osservano nei casi di “TSO” (trattamento sanitario obbligatorio), quando una persona viene costretta a ricoverarsi nel Reparto Psichiatrico di un Ospedale, con conseguente “somministrazione” di “tecniche psichiatriche” quali elettroshock e, nel migliore dei casi, psicofarmaci “a volontà” (ovviamente degli psichiatri, però). La teoria e la prassi di Szasz rimane un punto di partenza (e finora d’arrivo) assolutamente insostituibile e inarrivabile, il che non vuol dire trascurare altri apporti fondamentali.  In Italia, però, il dott.Giorgio Antonucci a livello operativo e teorico (le opere di Antonucci, oserei dire, partendo da un background intellettuale, culturale, esperienziale diverso ma convergente con l’esperienza di Szasz, tanto che in due occasioni, a Milano nel 1997 e nel 2003 a Los Angeles Antonucci ha ottenenuto riconoscimenti dalla citata “Commission”, compreso quello del 2005 per “meriti eccezionali nella lotta contro lo Stato terapeutico”, nel quale o meglio attraverso il quale emerge un’affinità, anzi una vera sintonia nel pensiero e nella sua formulazione tra i due operatori e studiosi, non sono meno importanti anche se numericamente finora minori di quelle szaziane) e in genere il “Centro di relazioni umane”, coordinato dalla dottoressa Maria Rosaria D’Oronzo fanno un lavoro non meno importante, tenendo alto il ricordo (ora recente, essendo scomparso il grande antipsichiatra lo scorso 8 settembre) di Szasz.

Eugen Galasso

Pubblicato il 13 September, 2012
Categoria: Testi

Un ventenne morto in un “casa protetta”- Bologna – Eugen Galasso


A fine agosto a Casalecchio di Reno (Bologna) è morto in una casa-famiglia, struttura “protetta”, un ragazzo ventenne che la stampa definisce senz’altro “sofferente di problemi psichici”, dando per assodato che questi esistano, ma qui il discorso sarebbe un  altro e ci porterebbe lontano, come noto, sui fondamenti stessi di una “disciplina”, la psichiatria, che, non essendo scienza, si erge ad essa, divenendo “ideologia” nel senso marxiano, cioè falsa coscienza che però pretende di spiegare tutto, ogni ambito del reale, quindi triste illusione e inganno, nonché, spesso, autoinganno da parte di chi la pratica. Circostanze precise della morte non sono note: si parla di “asfissia meccanica” (espressione tecnica della medicina, in specie legale, ovviamente) per indicare un probabile soffocamento, indotto (così sembra) dagli operatori dell’associazione che gestisce il tutto, per “sedare” un attacco di “rabbia” (quasi la persona fosse un cane idrofobo o “rabbioso”…). La rabbia (quella degli “Angry Young Man”, “giovane arrabbiato”, espressione usata per descrivere la rabbia della gioventù di altri tempi, dopo un dramma di John Osborne di più di mezzo secolo fa) è sacrosanta, come emozione e poi, se rielaborata, come sentimento, ma ha sempre delle cause, cioè non nasce per nulla e dal nulla. Ma le cause non si vogliono identificare né colpire e il morto in più è considerato un “accidentale”, un incidente in una lunga teoria di “benefattori”, che purtroppo incontrano “ostacoli”, tra cui “chi non si piega alle loro amorevoli cure” etc.  Dire di più sarebbe inutile, ma gioverà ricordare che in un’epoca di “sforzi titanici” per il “rigore” (ormai valore indiscusso) che vorrebbero 60 milioni di persone prone al volere del “lìder maximo”, queste “mele marce” e “coscienze infelici”, per molti/e vanno semplicemente “ridotte alla ragione” con ogni mezzo. Questa la logica, assurdamente disumana, che però sta dimostrandosi “vincente” nella logica di un produttivismo ormai solo finanziario ed economicista, dove anche il secondo termine viene soppresso dal primo.
   
Eugen Galasso

Pubblicato il 2 September, 2012
Categoria: Testi

Giorgio Antonucci una volta, ora e sempre.”Dossier Carlo Sabattini” – Eugen Galasso

Qualche volta ritrovare vecchi testi, oltre a un interesse filologico e storico, può voler dire avere piacevoli sorprese: ritrovo, per puro caso (non è piaggeria, non è un trucco né una “maniera per dire nascondendosi” ) un vecchio numero di una rivistina (non per il contenuto, bensì per la veste grafica, non eccelsa) che non esiste più, “CRAN” (Cristianesimo anarchico), Anno X°, numero 2, Aprile-Giugno 1985 (la stampa, però, dev’essere un po’ posteriore, perché contiene testi di fine giugno di quell’anno), che è dedicata dal dossier su Carlo Sabattini, contadino del Modenese (di Nonantola, per la precisione), allora candidato verde (e poi eletto) per il suo comune, che aveva denunciato vari fatti legati a dissesti idro-geologici, all’inquinamento ambientale etc., facendo nomi e cognomi di lobbies e loro responsabili. Ebbene, per tutta risposta, in  seguito alle sue accuse, peraltro molto circostanziate, Sabbatini era finito…in manicomio. In quell’occasione, la dottoressa Paola Cecchi aveva intervistato (a pp.25-27 della rivista citata) il nostro amico Dott.Giorgio Antonucci, allora primario dell’Ospedale Psichiatrico “Osservanza” di Imola nonché uno dei quattro psichiatri periti di parte della difesa di Sabbatini. Giorgio attesta come Sabattini fosse stimato (per questo era stato eletto), come godesse di credito presso le banche (era “solvibile”, cioè), poi, per induzione, passando cioè dal particolare all’universale, ricorda che ” Non è una novità che la psichiatria si serva dei suoi strumenti per eliminare i cittadini in dissenso” (p.26 della rivista citata), che ciò avveniva sia in Occidente sia in Unione Sovietica (allora, fino al 1991, esisteva) che “la verità è che ciò avviene anche da noi…La psichiatria è nata storicamente proprio come strumento repressivo contro il dissenso” (ibidem). E spiega ancora come la teoria di Cesare Lombroso, esempio lampante del meccanicismo psichiatrico (indice frontale, conformazione cranica etc.) fosse ad un tempo psichiatrica (non”psicologica”) e sociologica, appunto perché, analizzando i “caratteri” di “delinquenti” e “criminali”, li  condannava, anzi “dannava” forever… Ma tra i “criminali” o meglio molto vicini agli stessi, secondo Lombroso, c’erano i “profeti” (come il “Cristo dell’Amiata” David Lazzaretti, singolare esempio di messianismo sia religioso sia politico), i “ribelli”, cioè, complessivamente, i non-conformisti. Un dissenso politico ed economico, quello di Sabbatini, dunque, per una psichiatria ancora in gran parte lombrosiana (allora ma anche oggi) che dimostra “che in realtà l’intera economia si sviluppa a scapito degli interessi collettivi e a svantaggio del mantenimento dell’equilibrio naturale e della salute dei cittadini” (ibidem).  Arma politico-sociale per il mantenimento dell’ “attuale stato di cose”, dunque, per reprimere ogni critica del dissenso e della critica, alla faccia della sempre strombazzata “democrazia” (p.27;  “Il pozzo di San Patrizio della vostre democrazie”, urlava Léo Ferré).   Ancora, sempre sul versante “generale” Antonucci dice, in quest’intervista: “Quelli che  mi conoscono o che conoscono il mio lavoro sanno che ho sempre sostenuto e sostengo che la psichiatria non è una scienza. Secondo me la psichiatria è stata costruita apposta per eliminare le persone scomode” (ibidem) e ne fa 3 esempi tipici (e direi anche tòpici): “il dissidente, il disoccupato, il mendicante”(ibidem). Infine (come del maiale, e mi scuso per il paragone ma neppure troppo-ne “La morte della famiglia” Cooper parla di avvicinamento a Dio della suinità, a proposito delle note bestemmie… di Antonucci non si deve buttar via nulla) Antonucci smonta la diagnosi, appioppata a Sabattini, di “altruismo morboso”: “Sfiderei chiunque a spiegare il contenuto di questo concetto” (testo cit., p.28). Ci provo, malamente, io: chi rompe “le scatole”, occupandosi della collettività , va escluso-rinchiuso. Ora e sempre Giorgio Antonucci!

Eugen Galasso

Pubblicato il 29 August, 2012
Categoria: Testi

Regole sociali e buon senso – Eugen Galasso

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“Colpevoli di non aver accettato il buon senso e le sue regole infami” (lo dice il serio, anzi serioso ingegnere al nipote, mostrandogli l’isola del manicomio a Venezia, in cui non vuol vedere rinchiuso in alcun modo il fratello, prof. di scienze naturali “Impazzito”).   Traggo questa citazione dal film”Anima persa”di Dino Risi (1977), con Vittorio Gassman, ispirato, a quanto pare molto liberamente, dal romanzo di Giovanni Arpino, che purtroppo non conosco. Limitandomi al film, ma senza entrare nei dettagli di un film difficile, per non rivelare il finale di questo “thriller dell’anima” (se si crede all’anima, ovviamente). Un film il cui video è da recuperare da parte di tutti/e i fruitori/le fruitrici, ma non voglio discettare di cinema. Il fatto è che, oltre la schizofrenia e contro il suo concetto (tutt’altro che in un’improbabile rivalutazione della stessa, data per certa,  per a priori esistente come “categoria”, come in Deleuze e Guattari, nelle tante opere scritte a quattro mani, non solo “L’Anti-Edipo” ) qui si fa implodere il concetto, affermando che “siamo tutti un po’ in luce e un po’ in ombra”, senza, ovviamente, che si dia una valutazione morale o peggio moralistica ai lemmi “luce” e “ombra”. Sembra che Arpino (ma do l’informazione con juicio, con prudenza, perché non ne sono certo) si ispirasse a Stevenson, al suo “The strange case of Dr. Jekyll and Mr. Hyde” (lo strano caso del dott. Jekyll e di mister Hyde), capolavoro assoluto della storia della letteratura ma non solo. “Buon senso e sue regole infami”, certo: non possiamo dire la verità (la nostra, almeno), dobbiamo sempre indorare la pillola, non possiamo smascherare gli ipocriti, non possiamo esprimerci come vorremmo, non si può…e via una sequenza quasi infinita, piena di divieti, proibizioni, tabù e quant’altro…   Eppure sulle “regole infami” è costruito non il “contratto sociale” rousseauiano, ma quello fondato su paure ataviche e indotte, interiorizzate e imposte…Se dicessimo tout court ciò che che pensiamo, magari non i plotoni d’esecuzione, ma altre e più sottili punizioni (quelle “kafkiane”, anche, volendo) ci minaccerebbero. E allora “si fugge” o ci si adegua oppure…”si è pazzi/e” . 
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Eugen Galasso

Pubblicato il 15 August, 2012
Categoria: Notizie

Segreto di Stato – Eugen Galasso


Chi scrive, il giorno 30 luglio scorso, ha assistito al film (documentario, meglio) “Un solo errore. Bologna 2 agosto 1980” di Matteo Pasi (regia) e Massimo Carreri (soggetto e sceneggiatura). Eccelso documentario su una strage irrisolta, come quella del 69, quella di Brescia (1974), quella dell’Italicus (sempre del 1974), quella di Ustica (1980, di poco più di un mese precedente a quella di Bologna), quella di Firenze in via dei Georgofili a Firenze (1993), di matrice mafiosa, ma anche con connessioni politiche, come quelle che uccisero Falcone e Borsellino nel 1992. Non è un caso da “CSI” (telefilm che mi fa orrore, difatti non ne ho mai visto uno), certo, neppure da Sherlock Holmes (che invece adoro, ma questo al lettore non interessa, giustamente). Stragi “assurde” o meglio indagini irrisolte “assurde” (una “teoria”, ossia una serie di indiziati, forse “colpevoli”, certo testimoni, ovviamente di fatti e accadimenti,  che si succedono senza soluzione di continuità, senza che  si possa individuare un rapporto logico di implicazione a-b-c), anche “stragi grottesche”o meglio (ancora una volta) situazioni d’indagine relative, che contengono flagranti contraddizioni, testimonianze tragicamente comiche (mi si scusi per l’ossimoro, che però s’impone), dichiarazioni rimangiate. Ma anche qui, come in ogni altro campo, non c’è spazio per “follia”. “Folli”o “pazzi” non sono né i presunti colpevoli, non lo sono i testimoni che si contraddicono volutamente o meno, non lo è nessuno.  Persone tragicamente determinate o invece, in altri casi, semplici pedine condizionate. Ancora una volta “assurda” una logica giudiziaria e ancora una volta storica e politica che si perde in arzigogoli, in lungaggini, che accampa un “comodo” “segreto di Stato”…

Eugen Galasso

Pubblicato il 8 August, 2012
Categoria: Testi

Ospedale psichiatrico giudiziario di Reggio Emilia – Eugen Galasso


Contrariamente a vari documentari recenti sulla questione OPG (Ospedali Psichiatrici Giudiziari) di taglio giornalistico o anche quasi-storico, di indubbio rilievo, ne gira uno (non ben identificabile quanto ad autori e committenti), che cerca di dimostrare che, tutto sommato, c’è di peggio, anzi di molto peggio. Una musica “carezzevole” quanto insignificante,  decisamente non “problematica” (anche il sound-track, il commento sonoro può esserlo), che, certo, non riesce a nascondere l’esistenza delle sbarre, ma per il resto dà l’impressione di “normalità”, ammesso che quest’espressione voglia dire qualcosa. Non c’è commento parlato, ma per il resto si vede l’ambulatorio, la biblioteca, l’adiacente pollaio (sporchetto, invero; qualunque cosa si voglia dimostrare, qualche volta le immagini tradiscono obiettivi e finalità o almeno li ri-mettono in discussione), poco altro, salvo il rito domenicale (cattolico, ovviamente, non altro) e poco altro. Non proprio un’esplicita apologia (sarebbe anche impossibile, trattandosi di un “documento” non rivendicato con tanto di firma etc.), ma sicuramente un’operazione giustificazionistica.   Da valutare quando queste operazioni “girano”e vengono inviato via mail (è il caso in questione) sono spacciate per documentario che riproduce la “realtà”. “Realtà” è un lemma comunque difficile da definire, ma senz’altro, se ne accettiamo la definizione corrente, la rappresentazione qui riscontrabile è altro, rispetto alla realtà, appunto.

Eugen Galasso

Video in questione nel testo:
http://www.youtube.com/watch?v=T8qB8EFq2dE

Pubblicato il 16 July, 2012
Categoria: Testi

“Sottovuoto” di e con Alice Banfi: VIDEO


Dibattito con Alice Banfi, autrice di “Sottovuoto: romanzo psichiatrico”, e Piero Colacicchi, Maria D’Oronzo, Eugen Galasso.

VIDEO

Alice Banfi



Alice Banfi con Maria D’oronzo



Alice Banfi con Piero Colacicchi



Alice Banfi con Eugen Galasso



Pubblicato il 11 July, 2012
Categoria: Video

Manicomi e località protette per religiosi/e in crisi vocazionali. – Egen Galasso

“Chiunque si adiri con il proprio fratello sarà sottoposto a giudizio. Chi poi dice al suo fratello stupido, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna”(Matteo 5,22). Breve commento di chi è “credente in altro”, ma ha una formazione anche teologico-esegetica: il “fuoco della Geenna” non è l’inferno (scrivo il lemma minuscolo, non a caso) della tradizione mitologica, genialmente ampliata anche in Dante, ma quella, appunto, è…Mitologia.  Né il “giudizio” è quello universale, ma quello della comunità dei “fratelli”. L’offesa e la violenza erano grave colpa (più che “peccato”…), per il cristianesimo delle prime comunità, quelle il cui pensiero e comportamento è ancora espresso in Matteo o meglio nell’Evangelista cui convenzionalmente si dà il nome di Matteo. Ma dopo…Condanne anche a morte di eretici e pagani (La vergine Ipazia, ma anche gnostici, manichei, monofisiti etc.), “streghe” e “maghi” bruciate/e sul rogo, Crociate, Guerre di Religione. I cattolici forse un po’ peggio degli altri, ma anche gli altri…Lutero, traduttore in lingua moderna dei testi ebraici, era poi anti-semita, sostanzialmente…  Ma guardiamo al lemma “pazzo”. Che cosa hanno fatto le chiese, hanno bandito chi dava del “pazzo” al fratello? No, hanno benedetto (salvo alcune persone, “illuminate”,  che però costituiscono un’eccezione, non certo la regola) manicomi et similia.  Preti o religiosi(e) che entrino “in crisi” vocazionale, che manifestino “passioni del tutto naturali” (ma la chiesa cattolica non le ammetterà mai come “naturali”) vengono, dicitur, ma sembra proprio sia così, “inviate per un periodo di riposo” in “località protetta”, che il lettore può facilmente immaginare quale sia…  “Lugar escondido”, luogo nascosto, celato, in qualche modo a “insane curiosità”. A parte la (invero scarsa) letteratura disponibile sul tema (capiamo anche perché…), si noleggi o veda su qualche canale TV quello strano (e di scarsissimo successo, credo) film di Damiano Damiani che si chiama “Il sorriso del grande tentatore”…  Se ne ricaverà qualche informazione non da poco, anche se il linguaggio è metaforico e un po’ cripitico…
Eugen Galasso

Pubblicato il 8 July, 2012
Categoria: Testi

“L’empatia uno/a non se la dà” – Eugen Galasso


“L’empatia uno/a non se la dà”: potrebbe essere questo, parafrasando una famosa frase di Alessandro Manzoni, attribuita a Don Abbondio, la descrizione di un fatto. Non è facile ascoltare in modo partecipe, non passivo, anzi attivo. Non è facile non continuare a porre domande, interrompendo il ductus verbale o meta-interpretare le dichiarazioni della persona (o del “cliente”, ma mi sembra una brutta definizione made in USA…). Terrificanti, in questo senso, alcune frasi di “terapeuti” (sic!) rogersiani, dove, spesso in modo arbitrario, formulistico, manualistico all’approccio “non direttivo” rogersiano si attribuisce ogni possibile merito…
“Scusi se la disturbo. Volevo solo dirle che nei suoi occhi ho visto empatia vera e vera condivisione dei miei stati  d’animo.
Spero che non sia troppo tardi per me. Avrei forse dovuto pensarci prima. Io credo comunque che lei possa aiutarmi a essere sereno.
Ho sempre diffidato da psicologi e psichiatri ma oggi mi sono confrontato con una persona che mi ha messo a disposizione la propria umanità al di la delle competenze. lei è una persona libera per questo la stimo e quindi la seguirò.
Grazie per non avermi trattato da malato.”
L’umanità, rilevata nell’sms, è il lemma-chiave. Spesso lo psicologo, l’analista, il reflector, chiunque svolta professione/i d’aiuto rimane impassibile, freddo, calcolante (nel senso migliore: attento a formulare un’anamnesi, poi una diagnosi; nel caso peggiore: attento solo al…proprio personale arricchimento), mentre l’uso di tonematica, parole, frasi (chi scrive, come reflector, non può fare domande, ma  solo intervenire “rilanciando” parole o sintagmi-chiave), del non-verbale, quindi della “tonematica corporea”, della prossemica etc. fa la differenza. Ma il tutto “non serve” se non c’è reale interesse (il che non implica identificazione o “simpatia”, parola spesso fraintesa) per la persona e i suoi problemi, le sue istanze, i suoi dubbi etc. ”

Eugen Galasso

Pubblicato il 1 July, 2012
Categoria: Notizie

Centro di Relazioni Umane (Bologna) — Maria Rosaria d’Oronzo