Follia come chiave inglese, come passe-partout? – Eugen Galasso



Quando non si sa spiegare un fatto, un avvenimento o non lo si vuole spiegare (motivazioni politiche, religiose, altre), quando non si vogliono toccare interessi, poteri forti o anche – forse – meno forti, si suole parlare di “follia”, termine più nobile di “pazzia”, più asettico, aristocratico, che ha a che vedere con il “fou” (fou du roi, il buffone di corte e del re), il “fool”, che è la stessa cosa, il “folle di Dio” (San Francesco, anzi meglio Francesco d’Assisi era così denominato, ma il termine riappare per altri personaggi). Ma allora perché non dire, allora, se proprio si vuole, “inspiegabile” (ma perché non riusciamo a spiegare le cose o perché non vogliamo spiegarle?), “irrazionale” (ma certo, anche in quel caso, “irrazionale” vuol dire fuori da uno schema di razionalità occidentale; ciò che è “irrazionale” in gran parte d’Europa non lo è in Asia, almeno nell’Asia non ancora totalmente “occidentalizzata”, in Africa, magari – vale quanto sopra – in America Latina – idem -etc.). Lasciamo perdere questioni riguardanti la pura “cronaca nera”, vorrei invece riferirmi ai fatti di Tucson, quando una deputata del Democratic Party è stata quasi uccisa da un uomo, “white”, cioè bianco, giovane di 22 anni, dalle lettura disordinate (non uno sciocco, potremmo dire…) ma altre persone in questa contingenza la vita l’hanno persa.
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Pubblicato il 14 January, 2011
Categoria: Testi

Centro di Relazioni Umane (Bologna) — Maria Rosaria d’Oronzo