“Paranoia” in testi d’Antan – di Eugen Galasso

Nella lunga serie/teoria di personaggi che “spingono” la loro immaginazione e il loro pensiero fino a creare nuove teorie religiose o politiche quasi sempre si tende ad individuare il “folle”, il “malato”, l'”abnorme”: vale per Jeanne d’Arc, in italiano Giovanna d’Arco, liberatrice della Francia dagli Inglesi (con tutte le derive nazionaliste, certo, ma questo è poi anche il prodotto di altri, di ideologie successive), come vale per Khomeini, per santi, predicatori anche “interessanti” (Valdo, Savonarola, Muenzer, Lazzaretti), per gli utopisti (da Campanella a Fourier, per fare solo due nomi), come vale, certo, per Adolf Hitler, che non ci si limita a definire come un criminale ma si “deve” definire come “pazzo”, “paranoico” etc. Vale anche per una specie di “esoterista” (il lemma sarebbe da chiarire, ma qui non è possibile né molto interessante farlo) come Pierre-Eugène-Michel Vintras (1807-1875), fondatore di una “setta” (“Opera della Misericordia”) certo non apparentabile alla Chiesa cattolica apostolica romana, pur se ne nasce (nasce nel suo ambito), pericolosa perché preconizza l’avvento di un’era dello Spirito Santo, caratterizzata da pace e giustizia, ciò che è inviso a quasi tutti i poteri esistenti (utopie simili in molte “eresie” religiose, ma anche nell”Età dell’Aquario” sognata da hippies e teorici della “New Age”). Nel 1927, il Dottor Pasquier-Desvignes, in “Délire d’un paranoi” aque mystique. Vintras e l’oeuvre de Miséricorde” (Paris, Presses Universitaires, 1927, cit. da “Maurice Garçon, Heresiarque et prophéte”, Paris, Librairie Critique E’mile Nourry, 1928, pp.166-167 ) ne parla come di; 1) un paranoico, affetto da delirio mistico sistematico. E’ un delirante intelligente e spesso attivo, ben servito da una memoria rimarchevole e dalla sua assimilazione perfetta della Scrittura (si noti che Vintras era di umili origini e non aveva avuto un’istruzione regolare, e.g.). La storia del suo delirio, gli avvenimenti che lo provocarono e lo fecero evolvere mostrano l’influenza considerevole  delle tendenze politiche e religiose di un’epoca di cui essi sono spesso il riflesso. Vintras non è un grande riformatore (in parte vero, e.g.), ma la sua energia messa al servizio del suo delirio gli è valsa un mezzo successo. Egli si piazza ben al di sopra delle piccole sette di cui il secolo XIX° vide una grande fioritura; 2) Paranoico, Vintras fu anche un perverso, come testimoniano i furti e le truffe che gli sono valsi due arresti, le manifestazioni di erotismo che ebbero luogo a Tilly(luogo dove nasce la “setta”, e.g.) e la sua omosessualità (di furti e truffe non era responsabile lo stesso Vintras ma suoi seguaci e successori; l’omosessualità non risulta da studi più accurati, ma poi si noti l’identificazione tout court omosessualità=perversione, peraltro riscontrabile parimenti in Krafft-Ebing e in Freud. e.g.); 3) Vintras fu vittima allo stesso modo di delirio di persecuzione. Questo delirio, conseguenza del suo orgoglio morboso, occupa un posto di secondo piano , ma corrobora (aumenta) il suo delirio mistico, giustificando in qualche misura la missione di Vintras. Ma forse ancora più interessante è la definizione di monomania, ossia mania unica e determinante che si trova in autori vari, ma qui in particolare in un medico che aveva condotto un’indagine scientifica su Vitras: “Tra le cause che producono la monomania la principale è l’ereditarietà (tipico concetto positivista: Lombroso e Gall non pensano altro, e.g.). Poi vengono, in ordine decrescente i dolori domestici, i rovesci della sorte, l’amore contrariato, la soppressione di qualche ulcerazione artificiale o di eruzioni croniche, l’abuso di liquori. Hallé(pischiatra dell’epoca) indica ancora come cause di segno di predisposizione una corporatura elevata, gli occhi incavati, pieni di fuoco, i capelli neri, la fisionomia triste, passioni forti, la direzione unica del penisero “del pensiero o dei sentimenti” (ancora in Garçon, cit., p.168, il testo è nella Bibliotèque Nationale, 11051, fol. 291 e seguenti). Qui ci sarebbe solo da aggiungere: sic!, essendo la reductio ad corpus, l’individuazione a segni corporei esclusiva, dove la “psiche” non trova posto extra la dimensione spaziale-corporea. Vedo già i sorrisi dei lettori/delle lettrici, il ghigno (giustamente, ma fatico a immaginarmelo ghignate) o meglio il viso tra il riso e l’indignazione (ancora più giusto) di Giorgio Antonucci. Ma ciò che stupisce è quanto segue: “Ora, nessuna di queste predisposizioni né uno dei segnali che indicano la monomania è applicabile a Pierre-Michel (Vintras, cfr. sopra).  Il monomaniaco, dice Esquirol, impiega tutto il suo raziocinio per penetrare più a fondo nell’idea che lo preoccupa: attinge a tutte le risorse della dialettica per persuaderci che ciò che crede è reale…Nulla di simile si riscontra in Pierre-Michel. In genere parla poco volentieri dei suoi oggetti di comunicazione, specialmente se non siete della sua cerchia amicale”. Ecco allora però che, prima ricorrendo al “fisicismo” di tanti psichiatri, poi a una teoria più incentrata sulla “psiche”, il nostro (ignoto)autore fa cilecca, non riuscendo ad attribuire a Vintras nulla di tutto questo: un “tilt” pesante, che stende già allora un velo pietoso su tutte le “teorie” psichiatriche, per non dire delle terapie non si sa come “dedotte” dalle teorie.  E ciò non vale, chiaramente per il solo Vintras, ma mette in discussione la”scientificità” della psichiatria di ieri e di oggi (non molto diversa, come noto, da quella di ieri)…       Eugen Galasso

Pubblicato il 13 March, 2015
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E’ dannoso studiare o leggere? – Richard Matheson – Eugen Galasso


In “Lui è leggenda”,  recente antologia mondadoriana (a cura di Christopher Conlan, Millemondi, n.57, novembre 2001), volume di omaggio a Richard Matheson, tra i tanti testi proposti, variazioni sul tema dei classici (sia racconti, sia romanzi) di Matheson, maestro del fantastico, si trova anche un racconto di John Shirley, meno che sessantenne autore di Houston, Texas, noto per vari romanzi, racconti, sceneggiature per film e telefilm. Il racconto, in italiano, si chiama “Due spari dalla galleria Fly’s” e parte dal romanzo mathesoniano” Appuntamenti nel tempo”: ma il bel racconto sul “viaggio nel tempo”, che intelligentemente evita di spiegare in dettaglio “macchina del tempo” e simili ovvietà (da H.G.Wells in poi sappiamo tutto, di quella storia…), concentrandosi invece sul punto di partenza della cosa: il protagonista, storico dell’epopea western, si innamora della bisnipote di un eroe (anzi “pistolero”) di quell’epoca e per  salvarne i rapporti familiari, con un padre assente etc., si proietta nel tempo passato per evitare la morte del famoso “bandido”,  iniziatore della catena di tanti padri assenti. Psichiatria all’americana, come descritta da Woody Alllen? Sì, purtroppo sì e Shirley, perché la cosa non è importante nell’economia del racconto, sorvola, pur narrando la diagnosi: il fantomatico dott. Hale Vennetty, che pare un seguace (andato a male, però) della teoria psicanalitica del “grido primario”, per cui ci si libererebbe dal peso  delle proprie nevrosi gridando come all’inizio della  vita, rimanda tutto alla sindrome abbandonica, per cui Becky, l’amata di Bill Walshoe, l’eroe della storia, sarebbe stata “resa depressa” dalla catena di abbandoni in famiglia… Nessuna possibilità terapeutica, stando a mister doctor  Vennetty, salvo “forse tentare l’elettroshock” (op.cit., p.89). E la vicenda è ambientata negli anni 1970, 1975 o ’76, stando a indicazioni dell’autore. Epoca di grandi rivolgimenti anche medici e “psichiatrici”, ma… Shirley bypassa la cosa, senza approfondirla, nell’economia del racconto, senz’altro…e c’è di peggio: Becky è un’accanita lettrice di Sylvia Plath, della sua “Campana di vetro” ed ecco l’osservazione di Bill (speriamo che qui l’autore non si identifichi con il personaggio…) : “Leggere “La Campana di vetro” più di una volta dovrebbe essere considerato un segnale d’allarme, nei libri di psicologia clinica” (p.88, op.cit.). Eh! no, qui proprio non ci siamo: chi “non va a  donne” è frocio oppure depresso, chi preferisce la lettura e lo studio agli sballi è “depressa/o”? I pregiudizi inveterati, che, a quanto pare, flower power e punk (anni fa l’autore era leader di una band “punk”) non hanno cambiato molto oppure… semplicemente la “pazzia” o il suo surrogato, la “depressione”, sono un buon vettore narrativo, senza che ci si interroghi sul perché, il per come etc. Un po’di superficialità, quantomeno, dove il principio del “primum non nocere”, che sarebbe un obbligo per il medico, ma diremmo per tutti gli operatori in professioni d’aiuto (e anche lo scrittore può esserlo), non viene per nulla rispettato, dando per scontato ciò che non lo è: “pazzia”, “depressione” e tutta la catena infame di pregiudizi che la cultura (in accezione antropologica, è chiaro) si tira  dietro per non approfondire le cose.

Eugen Galasso

Pubblicato il 3 December, 2011
Categoria: Notizie

Prospettive diverse per il superamento della questione psichiatrica


Negli ultimi tempi, quando la psichiatrizzazione sembra essere un toccasana secondo molti, si riaffaccia il problema degli approcci non-anti-a- psichiatrici (sono contro inutili nominalismo, nella linea antonucciana), che tendono a distinguersi e a separarsi, anche a seconda di orientamenti politici, ideologici, ma anche personali. Qui l’esempio di due proposte diverse, ma convergenti  verso un unico obiettivo, cioè il superamento delle inutili conflittualità. Diversità, si può dire, ma senza contrapposizioni, appunto.
Del resto, un po’ di storia non fa mai male: nell’anno topico 1968 proprio il compianto dott. Edelweiss Cotti, bolognese e il dott. Giorgio Antonucci, fiorentino, costituivano a Cividale del Friuli il “Centro di relazioni umane”(http://centro-relazioni-umane.antipsichiatria-bologna.net/2008/12/21/giuseppe-gozzini-esercizi-di-memoria-il-68-visto-dal-basso-sussidio-didattico-per-chi-non-cera-ed-asterios/), quale luogo simbolico-emblematico del superamento del pregiudizio psichiatrico. Un’esperienza, in gran parte, pre-basagliana, comunque più radicale di quella dell’assolutamente importante medico e teorico veneziano. Con una foto (http://centro-relazioni-umane.antipsichiatria-bologna.net/2011/11/16/edelweiss-cotti-e-giorgio-antonucci-a-cividale-del-friuli-foto/) fortemente esplicativa, come sempre le immagini, che vivificano le parole.


(seguono i testi)

Giuseppe Bucalo:
Oggi 17 novembre 2011 viene presentata pubblicamente un’esperienza antipsichiatrica unica che ci vede attivi da 10 anni in Sicilia e che abbiamo deciso di chiamare “Soccorso Viola”.
Esperienza ultima in ordine di tempo di una serie di speriment/azioni che fa del Comitato Iniziativa Antipsichiatrica non solo l’organizzazione antipsichiatrica più longeva del panorama italiano (la data di nascita si perde nel lontano 1986), ma anche quella che ha saputo coniugare la lotta ad ogni forma di abuso psichiatrico con la ricerca di opportunità concrete per fare a meno della psichiatria.
Dall’autogestione collettiva delle esperienze di crisi sociale a Furci Siculo, con l’azzeramento dei TSO, alla Sindrome Associativa esperienza di autogestione delle esperienze allucinatorie; dalla scoperta dell’ “accettazione delle cure” come strategia legale maestra per sottrarsi ai TSO alla costruzione di una rete di accoglienza antipsichiatrica capace di ospitare, rifocillare e sostenere quanti, nella loro ricerca di autonomia e libertà, tentano di sfuggire dalla psichiatria; dalle battaglie per l’abolizione della non punibilità per vizio di mente e il superamento dell’OPG alla creazione di luogo intermedio per sostenere la fuoriuscita delle persone dal circuito psichiatrico-carcerario.
Il “Soccorso Viola” prende atto di questa realtà antipsichiatrica viva e concreta che si confronta con il quotidiano, tenendo insieme nel “viola” le partiche legali che da sempre hanno contraddistinto l’azione di tutela dei diritti e della libertà degli im-pazienti psichiatrici e nel “soccorso” l’urgenza di dare una mano concreta a quanti per fare a meno della psichiatria rischiano di rimanere privi di qualsiasi rete o appoggio sociale e familiare.
Il grande valore di questa esperienza è che mostra che si può fare a meno della psichiatria. Il grande limite che essa si è limitata a sud, in Sicilia. Non ha trovato negli anni nessuno che accettasse la sfida di andare oltre la mera rivendicazione del diritto alla follia e ne replicasse, magari innovandola e in maniera originale, l’esperienza in altre realtà d’Italia.

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Chi scrive è convinto da sempre della bontà e sincerità dell’attività, importante, di Giuseppe Bucalo, che opera nel settore anti-psichiatrico, non-psichiatrico, a-psichiatrico (niente nominalismi, please!). Idem ritiene che chi opera, a vario titolo, in quest’ambito, debba collaborare con le altre realtà – dividersi non ha senso e porta acqua al mulino della reazione, id est della psichiatria, diffranta in realtà diverse ma (queste sì, sempre e appassionatamente) convergenti…  Ciò che forse vorremmo da parte dell’amico e “compagno”(nell’accezione letterale del lemma, cioè chi mangia il pane insieme, senza bisogno di riferimenti cristici, che a me andrebbero anche bene…) Bucalo sarebbe un minimo di ritrosia in più: rivendicare primogeniture va bene, ma, acconsentendo a riconoscere che il dott.Giorgio Antonucci, in anni pericolosi, affrontava processi e reprimende, negando dall’interno l’istituzione manicomiale, per es… Se c’erano Laing, Cooper, Basaglia (già scomparso, però, nell’86 citato), c’era chi, in loco, non lesinava critiche all’istituzione… 

Eugen Galasso

Pubblicato il 26 November, 2011
Categoria: Notizie

Centro di Relazioni Umane (Bologna) — Maria Rosaria d’Oronzo