Discorso di PIERO COLACICCHI alla consegna del “Premio Giorgio Antonucci”
Ringrazio il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani che ha voluto conferirmi questo Premio. Sono molto grato a Giorgio, a Giorgio Antonucci, amico fraterno da più di quarant’anni, per aver indicato proprio me a riceverlo per primo. Si tratta di un grande onore che mi emoziona molto.
Si tratta però di un onore che in realtà non spetterebbe a me ma a ben altri. È vero: ho dedicato una parte considerevole del mio tempo sia, da una parte, a denunciare atti di discriminazione, di ingiustizia, a volte di assoluta e inqualificabile violenza nei confronti di gente priva di qualsiasi strumento di difesa sia, dall’altra parte, ad appoggiare persone che, come Giorgio, combattevano in loro difesa, ma ciò che mi ha spinto a farlo è stata l’indignazione che ho sentito per le condizioni di quei perseguitati e l’ammirazione per la dignità con cui subivano e sopportavano ogni sorta di violenze. Ciò che voi premiate quindi è, più che altro, la mia capacità di indignazione e questa non è un merito: è la reazione naturale che noi, tutti noi che siamo qui, sentiamo (e che dovrebbe essere naturale in ogni persona) di fronte a tanta ingiustizia.
Accetto, quindi, il premio, con l’intesa che attraverso l’indignazione che mi ha spinto per tutti questi anni s’intendano premiare le persone che davvero lo meritano: le vittime della psichiatria e dei luoghi di detenzione psichiatrici, le vittime del razzismo (e tra questi i Rom ed i Sinti, colpiti dall’epiteto di zingari e dal pregiudizio che siano nomadi e come tali considerati tutti – uomini, donne, bambini – sporchi, infingardi, pericolosi) e tutti coloro che vengono quotidianamente discriminati da pregiudizi vigliacchi e costretti a subire ingiustizie e soprusi.
Oggi, dopo anni di battaglie di cui sono stato spesso testimone, i Rom ed i Sinti d’Italia si sono organizzati in federazione, fanno sentire la loro voce comune ed ufficiale come gli altri Rom e Sinti d’Europa e, come già accade a quelli, potrebbero aspirare a posti nel Parlamento Europeo. Questo dipende anche dal fatto che, malgrado tutto, nella cultura mondiale una certa sensibilità in tema di razzismo si è fatta strada.
L’emancipazione – o meglio: la liberazione – delle vittime della psichiatria è, invece, ancora lontana e il marchio infamante di “malato mentale”, usato quotidianamente per annientare il peso sociale di migliaia di individui e distruggerne la persona – anche fisicamente – non ha perso nulla del suo potere distruttivo. Quindi il premio che tutti, veramente tutti ormai aspettiamo e che meriteremmo sarebbe che, in un futuro non lontano, l’Italia per prima, l’Italia in cui Giorgio Antonucci ha costruito modelli di vita comune privi di psichiatria sia al 10 dell’Osservanza che al Lolli di Imola, riuscisse a trasformarsi in un paese interamente libero dalla psichiatria. Libero da questa prepotente, soffocante, distruttiva falsità.
Giorgio Antonucci – in memoria di Piero – dialogo con Piero Colacicchi
https://www.youtube.com/watch?time_continue=1&v=e_0n87tFpHk
Psichiatria e razzismo – di Piero Colacicchi